mercoledì 24 giugno 2020

un'altra porta del cielo



                                Ha ragione Onetti: bisogna rinunciare ai territori fisici
                                   e abitare il territorio dell’immaginazione.
                                    (Luis Sepúlveda)


Quando tutto sembrava perduto, gli era sufficiente spostarsi nel mondo laterale dove quel tutto era arrivato. Tra le tante cose che solo con gli anni aveva capito, e non per merito o particolare acume, quella era tra le più importanti. Decenni prima si sarebbe messo a deridere chi gli avesse  prospettato tali soluzioni decisamente ai limiti e fuori dalla realtà.

Il tempo che era trascorso però aveva fatto maturare i suoi frutti e lo aveva costretto a ripensare a chi, uno dopo l’altro, aveva perduto per sempre. Alcuni per semplice inerzia e disinteresse sociale, i casi meno gravi, quelli che ognuno deve mettere in conto e che fanno parte dei rapporti umani. Altri per sue scelte colpevoli, quelle che aveva operato seguendo il suo giudizio con una selezione anche cattiva e feroce, ignorando o non approfondendo ciò che invece avrebbe dovuto conoscere meglio. E intanto stavano aumentando anche coloro per i quali non esisteva rimedio, che la Signora non permetteva di poter rivedere in questa vita.

Fatto sta che la situazione ormai si era quasi capovolta. L’apparenza restava quella, la solita. Si vestiva allo stesso modo, si alzava rispettando alcuni riti, percorreva le strade conosciute, ma quella era solo l’apparenza esteriore. Il suo viso teso o rilassato a volte lo tradiva, ma non sempre. La realtà è che parlava sempre più spesso con chi gli camminava solo di fianco, invisibile agli occhi. La sua vita la conduceva seguendo percorsi paralleli ma non nel senso euclideo del termine. Se il suo riferimento non lo poteva vedere, questo non gli impediva di mantenerlo vivo e presente, e questo faceva, semplicemente e naturalmente.

Chi si discostava troppo, o gli impediva di concentrarsi o lo distoglieva o lo criticava non gli faceva certo piacere, ma neppure si sentiva in dovere di prestargli attenzione. Vuol dire, pensava, che pure tu te ne vuoi uscire dalla mia vita prima del tempo. Non sarai certo il primo, e neppure l’ultimo. Malgrado tutto però, e questo deve essere sottolineato, temeva sempre di sbagliare, di essere sul punto di commettere errori irreparabili. Ed allora staccava dai pensieri inutili e usciva, e sai benissimo dova andava, vero Viz?


                                                                                               Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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