Chi sa raccontare troverà sempre qualcuno
pronto ad ascoltare.
(Leandro
Ponsello Aragos)
Credo che quasi tutti, dopo
qualche anno di vita sociale, abbiano nella loro esperienza una cena, un
pomeriggio o una serata, una notte trascorsa con un gruppo nel quale un
affabulatore ha saputo tenere l’attenzione su quanto stava dicendo. Non conta
il tema trattato, comunque non banale, conta la forza in quel momento
invincibile delle parole e del fascino delle immagini evocate.
Saper raccontare è un dono,
legato al momento e provvisorio come ogni cosa umana, come lo è una prestazione
sportiva che non è mai ripetibile all’infinito.
Forse per pigrizia spesso ho
vissuto questi momenti. Ho dovuto poi, col passare degli anni, effetturare una
selezione tra le persone che ho ascoltato. Molte di queste mancavano, e
mancano, delle doti necessarie ma appartengono all'inesauribile legione dei surrogati, degli imitatori logorroici. È ben diverso parlare e
non prestare quasi attenzione a chi vorrebbe intervenire nel discorso, magari
concedere solo un po' di spazio per riprendere fiato e dopo continuare come
prima dal raccontare e generare l’attesa, inibire prima della nascita ogni
desiderio di far domande perché si sa che arriveranno risposte o altre domande
ancora più interessanti. Alcuni quando raccontano non devono essere interrotti,
esattamente come era necessario comportarsi ad un concerto di Segovia.
Ma solo pochi hanno questo
dono e noi comuni mortali dobbiamo accettare di appartenere all’inesauribile legione…
Sarebbe però sicuramente preferibile neppure
provarci e lasciare spazio alle parole altrui senza pretendere di imporre le
proprie. Dialogare, insomma, è la via maestra, lasciando solo ai pochi maestri
l’onore di raccontare.
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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