La guardo, mi rivedo più
giovane ma non con meno difetti.
La riguardo un’altra volta e
ritorno in un momento alle occasioni perdute ed a quelle raccolte, mescolate le
une alle altre, e a quei visi inconsapevoli del loro futuro. È facile, ora,
dire cosa avvenne alla loro vita nel volgere breve di alcuni anni, molto più
difficile sapere di come vivono adesso tutte le persone che allora sorridevano.
Perdute nel tempo, perse di vista, incontrate solo per un breve tratto di
cammino.
Una di loro, in particolare,
ora mi fa pensare a quanto la vita possa essere inutilmente stronza. Morire giovanissimi
è inconcepibile, ed è inaccettabile per chi resta.
Per Borges noi non sappiamo
quasi nulla sulle leggi che reggono il caso, e non escludo quindi che possa
essere il Caso a dominare gli eventi. Potrebbe anche essere la Signora a
decidere in modo autonomo quando sia il momento per venire a trovarci, senza
attendere disposizioni altrui. E pure la Coincidenza potrebbe metterci del suo,
ma su questa nutro forti dubbi, anche sulla sua stessa esistenza. Mi devo però
fermare, perché vedo che il dolore esiste, non me ne so spiegare il motivo ma
esiste, ed anche l’essere più mite del mondo, per poter vivere, deve uccidere. Che
almeno la morte sia data in modo lieve, chiedo, e che la vita sia vissuta pienamente
sin quando è concessa.
Quella foto tento anche di
scordarla, senza escuderla da ciò che sono stato, solo scordarla un poco.
Io vorrei mantenerti, anche se
tu in quella foto non ci sei, esattamente nel momento nel quale sei felice. Questo
posso farlo, non costa nulla, cioè che è stato è stato. Quella foto e migliaia
di altre che hanno fissato tutte le nostre vite sono passato, sono ricordo, e
nulla mi vieta di tentare di rimuovere il dolore e conservare il resto, anche
chi ha dovuto andarsene.
Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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