C’era un uomo, di non più
giovane età, che tendeva a ripetere azioni giorno dopo giorno, sempre uguali e sempre
diverse perché mutavano le stagioni, mutavano le sue condizioni di salute,
mutava lo stesso suo umore e, di conseguenza, lo spirito col quale ripeteva
quelle azioni.
Cambiava l’ora, ad esempio, ma
ad un certo momento scattava una specie di cronometro interno adattato ed
adattabile, e lui eseguiva, allo stesso modo del giorno precedente, ripercorrendo
quasi gli stessi passi.
Di tanto in tanto introduceva
una variabile, e da quel momento diventava essa stessa abitudine, mentre altri
particolari lentamente perdevano priorità, e diventavano solo un ricordo
abbandonato.
Qualcuno dietro i vetri quasi
certamente lo aveva notato, e nel suo tragitto aveva vari ed occasionali
incontri. Nulla di ripetitivo in tali occasioni estemporanee però,
assolutamente nulla, in tanti anni.
Le migliaia di volte che aveva
compiuto quel tragitto, alla fine, erano diventate una ragione, un motivo, ma
non ne aveva assolutamente mai segnato il numero preciso. Non era un’ossessione
maniacale, la sua, piuttosto un bisogno.
Non si sentiva schiavo di un’obbligo
a ripetere e credeva in qualsiasi momento di poter sospendere quella
particolare azione, cioè di poter smettere di recarsi sempre nello stesso
luogo.
Del resto, come in molti altri
casi della vita, quando si trattava di scelte era consapevole che queste comportano
vantaggi e svantaggi, e che ogni moneta ha due diverse facce.
In ogni modo, Viz, questa è
una libera scelta. A quell’uomo nessuno la impone. E se per caso quello fossi
io, la mia scelta non dipenderebbe da te ma solo da me. Anzi, ora devo andare.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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