La giusta reazione a un insulto o a una provocazione è
ignorarli. Fingere di non aver sentito è sbagliato perché potrebbe spingere chi
ha iniziato a continuare anche solo per il dubbio di non essere stato udito.
Bisogna invece ignorarli ma dar segni di aver perfettamente capito il senso
delle parole. Ognuno poi deciderà se affidarsi a uno sguardo, a un
atteggiamento, a un’alzata di spalle o semplicemente girarsi dall’altra parte.
Cadere nella trappola della risposta mette a rischio la propria credibilità e
la propria autostima, che vanno difese con altri mezzi. Solo in un caso è
ammessa la risposta verbale, cioè quando si possiede l’argomento definitivo,
quello in grado di zittire ogni possibile reazione. Possono venire in aiuto la
propria cultura, le abitudini personali, la capacità innata di rispondere
prontamente mentre giocano sempre a sfavore la poca lucidità indotta dal
sentirsi attaccati più o meno ingiustamente, la stanchezza fisica o un
particolare periodo di insicurezza e crisi dovuta a fattori diversi. Non si
tratta di gioco d’azzardo nel quale alcuni sanno solo alzare la posta sino a
scoprire che era meglio perdere poco invece di perdere tutto. E neanche di
movimenti preparatori ad un altro tipo di aggressione, stavolta fisica. Secondo
un noto generale statunitense, in caso di attacco bellico la prassi vuole che
chi attacca abbia almeno forze in quantità tripla rispetto a chi viene attaccato,
ma non sempre chi scatena una guerra poi figura tra i vincitori. Un insulto o
una provocazione tuttavia non sono l’inizio di una guerra, un momento di una
partita a poker, è semplicemente l’azione sbagliata di chi così dimostra la
propria debolezza. Perché stare a questo gioco assurdo allora? Ciao Viz. Questo
me lo hai spiegato in mille modi diversi. E quando si giocava sul serio sapevi
dove stare.
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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