martedì 19 dicembre 2017

Emigrazione e filo spinato

Nel secolo scorso gli italiani emigravano poveri, cercavano fortuna all’estero per sfuggire dalla fame che era loro riservata in Patria. Esportavano non solo la volontà di riscatto ed i nostri valori positivi ma anche la nostra cultura malavitosa, come la mafia. Tra chi emigrava la maggioranza erano persone oneste, ma i delinquenti, o chi accettava anche quel modo di vivere erano presenti e non passavano inosservati. 
Molti lavoratori trasferiti in Paesi stranieri poi aiutavano l’Italia sia abbassando il livello di disoccupazione in Patria sia spesso mandando soldi alle loro famiglie d’origine ed aiutando così la nostra economia. Spesso era il nostro Governo a regolare o ad aiutare questa situazione.

In tempi recenti assistiamo ad una emigrazione sempre volta a migliorare la proprie personali condizioni di vita ma quasi mai dettata dalla fame di qualche decennio prima. Ora si emigra per cambiare la propria situazione o per un lavoro migliore e meglio pagato e qualificato, come è giusto poter fare, ma quasi mai si mandano in Patria parte dei nostri guadagni per aiutare l’Italia che ci ha permesso di studiare investendo sulla nostra formazione o spendendo altrove una pensione senza un ritorno fiscale a nostro favore. 
L’emigrazione di questi ultimi anni è di carattere più egoistico, pur se lecita e perfettamente legale. 
E ad aggravare la nostra situazione assistiamo inoltre ad un ingresso di immigrati extracomunitari con bassa istruzione, disposti ai lavori meno pagati o a cercare lavoro senza trovarlo, innescando una guerra tra poveri della quale non abbiamo alcun bisogno.
Tutto questo è colpa dei nostri governi che si sono succeduti da almeno 30 anni a questa parte? Certamente. Ma anche di un’idea di solidarietà e di Unione d’Europa che ormai sembra finita, facendo riemergere nazionalismi come ai tempi che precedettero la Prima Guerra Mondiale. 
Alle nostre frontiere ormai ci sono fili spinati.
                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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