La prima casa antisismica venne concepita a Ferrara, colpita
da uno sciame sismico tra il 1570 ed il 1574, dall’architetto Pirro Ligorio, già
successore di Michelangelo come responsabile della fabbrica di San Pietro, a
Roma.
In seguito ad alcune vicende che gli crearono vari problemi si
trasferì a Ferrara, alla corte di Alfonso II d’Este, nel 1568. Visse quindi
in prima persona gli anni di quel sisma che sembrava non voler mai finire, ed
ebbe occasione di pensare a soluzioni architettoniche atte a ridurre, se non
annullare, gli effetti dei terremoti sulle abitazioni.
Fu un periodo, quello, nel quale i movimenti della terra,
anche nelle loro tragiche conseguenze sulle opere e sulla stessa vita umana vennero considerati come fatali, a volte vere
e proprie punizioni divine, ed il suo approccio pragmatico dal punto di vista
costruttivo, pur cercando di rimanere lontano da altre considerazioni più
legate alla cultura ed alla dottrina, fu sicuramente innovativo.
Il suo testo fondamentale in materia è:
PIRRO LIGORIO - LIBRO DI DIVERSI TERREMOTI
Recentemente
Il lavoro è stato pubblicato in un volume dell’Edizione
Nazionale delle Opere di Pirro Ligorio (coordinata da M.L. Madonna) a cura di
E. Guidoboni, De Luca editori d’arte a Roma, nel 2005.
Nella PRESENTAZIONE Enzo
Boschi, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia, scrive:
“...È un
testo singolare e complesso, scritto da un grande architetto e storico
antiquario mentre era in corso il terremoto di Ferrara iniziato nel novembre
1570 (oggi si direbbe un instant book). Il trattato sviluppa una riflessione
sui terremoti riguardante il piano teorico, etico, storico e applicativo, entro
i canoni per noi oggi lontanissimi della cultura del suo tempo. Benché questo
trattato non esca dalla teoria dominante, quella aristotelica, la delinea come
inadeguata, sebbene priva di alternative.
………
Cercare di
capire è per Ligorio la ragione di ogni ricerca, in particolare
quando le
certezze sono poche...”
Nell’INTRODUZIONE
Emanuela Guidoboni aggiunge, tra la altre, queste considerazioni:
“...La meta di
Ligorio non era però di formulare una nuova teoria, ma piuttosto di capire a
fondo i terremoti ferraresi e di definire soluzioni costruttive che oggi
sarebbero definite antisismiche. Pur intensamente credente, si allontana così da
quello spirito di rassegnata accettazione che la Chiesa aveva per secoli
indicato come corollario della devozione. Con notevole modernità, e nel vuoto
teorico di quel periodo, Ligorio sostiene che gli effetti sismici sugli edifici
devono essere esaminati all’interno di un’analisi, che oggi potremmo
definire di ingegneria osservazionale, comprensiva della risposta di tutto
l’edifico alle sollecitazioni sismiche; e con notevole acume propone i criteri
di un consolidamento edilizio resistente ai terremoti.
……….
Le sue
osservazioni erano riferite alla parte medievale della città e non alla parte
nuova, costituita dall’addizione urbana del 1494, voluta da Ercole III (così
nel testo originale, ma in realtà si tratta di Ercole I d’Este) e progettata da
Biagio Rossetti. Al tempo di Ligorio in questa parte della
città, chiamata anche “Terranova”, vi erano i recenti insediamenti
dell’aristocrazia ferrarese, costituiti da solidi e nuovi palazzi. Alcuni di
questi edifici rilevano oggi numerose chiavi di ferro, forse conseguenti ai
dissesti causati dal terremoto del 1570. Tuttavia, complessivamente, in questa
zona non sono segnalati danni consistenti nelle relazioni dei testimoni.
Ligorio, da esperto costruttore, critica infatti la parte medievale di Ferrara,
dove vi era concentrato, a suo parere, un eccessivo numero di edifici troppo vecchi,
con muri sottili, senza rinforzi e tenuti assieme
da malte
scadenti: “questa città non habbi nulla fabrica fatta con prudentia per che
tutte sono malamente fabricate et sono molte vecchie et sottili, senza nessuno
difesa d’artificio e senza sostanza, et sono veramente pariete caduche”.
Fu infatti
questa parte della città a subire i maggiori danni, in particolare la zona sud
(area compresa fra il Corso della Giovecca e la via Carlo Mayr) dove, secondo le
numerosissime e precise testimonianze del tempo, i danni furono ingenti...”
Il 20 maggio 2013, in occasione del primo anniversario del sisma che ha colpito Ferrara nel 2012, si tenne a Ferrara una cerimonia commemorativa alla presenza della Presidente della Camera, Laura Bodrini, della Presidente della Provincia, Marcella Zappaterra e del Sindaco della citta, Tiziano Tagliani.
Fonti (tra le altre) del mio
testo e delle immagini usate:
Silvano C.©
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