Il
modellino di nave, il libro di Camilleri, l’agenda, il Lego, il culo, il
sorriso, la focaccia, il legno levigato, l’angolo, l’ingresso dell’ospedale, la
casa, la penna a scatto, le persone che ridono, il vecchio seduto, le gambe
della ragazza in bicicletta, i cappellacci di zucca, l’insegna del solito
negozio, la lapide in certosa, la tua foto, la Seicento, la mostarda, la valigetta
metallica del trapano, la cicca per terra, il pacchetto di MS, quella strada…
mille e altre mille immagini, confuse tra loro, sovrapposte, senza ordine di
tempo o di importanza. E poi il fiore, il torrone, la gioielleria, la libreria,
i ciccioli, l’asciugamano…
Guarda
pure dove vuoi, mi dicono. Ma non serve dirlo, già guardo esattamente dove
desidero guardare e vedo esclusivamente ciò che mi interessa vedere o che mi
attira. Il resto è rumore di fondo, semplice distrazione che spesso scordo
appena giro lo sguardo altrove. Posso essere distratto quando non sarebbe
educato esserlo, e distaccato davanti a chi meriterebbe interesse. Posso comportarmi così,
ma la mia attenzione non è controllata dalla volontà o dalla ragione. È la necessità
a indirizzare il mio sguardo, ed una parte fondamentale del controllo dipende
dall’istinto sotterraneo che non ha mai imparato a mentire o a fingere ma solo
a mutare col tempo, a pentirsi talvolta di avere dato indicazioni sbagliate poi
superate.
Non
capisco come mai tu non mi risponda come allora, come mai tu ci sia senza
esserci, come mai io ti cerchi dove so che non puoi stare e ovunque mi capiti. Non
ti cerco sempre, mentirei, e neppure ti vedo sempre, purtroppo. Ma succede
spesso. Se prima ti davo per scontata anche se non ti vedevo ma sapevo che c’eri,
che eri in qualche modo raggiungibile, ora non so come poterti ritrovare e non
conosco alcuna via sicura o sperimentata, e non posso darti per scontata in
alcun modo. Quindi la tua assenza fa crescere il bisogno, e solo cercandoti
questa necessità un po’ allenta il morso. Solo parlandoti così trovo
parzialmente il riposo, e accetto la situazione, che rimane assurda, comunque
la si voglia considerare.
So
che altri seguono altre vie, e sono certo che pochi mi approvano sino in fondo.
Solitamente c’è ben poco da consigliare in casi simili. O meglio. Consigli ne
ricevo moltissimi appena offro a qualcuno l’opportunità di farlo, e quasi tutti
indicano vie pratiche, logiche e di buonsenso. E quasi mai io li accetto.
Alla
fine io guardo esattamente dove voglio guardare e alcune cose, persone e
situazioni che mi passano sotto gli occhi probabilmente per me sono trasparenti
e non le noto neppure, o le scordo subito.
Silvano C.©
(La riproduzione
è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
qui si entra sempre piano, in punta di piedi...
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