venerdì 29 dicembre 2017

vuoto

Le scarpe da ginnastica di scarsa qualità sono vecchie e logore.  I piedi appoggiano sull’esterno della pianta e le suole di entrambe le scarpe sono consumate in modo irregolare. Il corpo è grosso, incurvato in avanti. L’uomo procede in modo poco sicuro sulla direzione da prendere e la cosa è evidente quando arriva ad un incrocio o ad un attraversamento pedonale. Sembra non avere una meta precisa ma solo bisogni che non sa bene come soddisfare.
Che cosa pensa? Dove va? Che bisogni ha che nessuno è disposto a soddisfare e neppure ad ascoltare quando vorrebbe esprimerli? Si muove ma è trasparente, simile all’aria che si riappropria dello spazio che ha appena lasciato.
Ha un viso che non ispira pietà, con tratti duri e da lottatore. Possiede forza fisica, è evidente, non ha bisogno di aiuti. Si può arrangiare da solo, ed è quello che tenta di fare.

Nella vita capitano a volte momenti nei quali difficoltà non annunciate ed improvvise piombano addosso. E succede anche che si attraversi una fase di mutamento fisiologico (cioè comune a tanti, non necessariamente bello o positivo) e che sia indispensabile superarlo per procedere avanti, sempre avanti, visto che tornare indietro non è possibile.
Nella vita capita di sfiorare il vuoto sino ad aver paura di potervi precipitare, ed allora serve darsi regole, abitudini e convenzioni da rispettare, adatte a sostituire una vicinanza che è sparita e non si può recuperare.
Nella vita succede che occorrano nuove regole, nuove abitudini e nuove convenzioni da rispettare, adatte al momento.  Se prima non sono mai state sperimentate personalmente, occorre dirlo, non significa che siano novità assolute. Altrove e ad altri tutto questo è già capitato miliardi di volte.


L’asfalto nero rende la strada adatta per gli pneumatici delle auto, viene steso sul terreno preparato e spianato, e soffoca la vita che vorrebbe prenderne il posto. Nuovo asfalto nero deve essere steso ancora, dopo pochi anni, se si vuole che la vita soffocata sotto non si riappropri del suo spazio rubato. Non può resistere a lungo un vuoto non occupato da qualcosa o qualcuno. Occorre una trasformazione che non è mai definibile prima che venga accettata. Occorre tempo, lo stesso che consuma e crea il bisogno in un ciclo senza fine.
    
                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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