domenica 17 dicembre 2017

mi sono illuso

Confesso che non lo dicevo esplicitamente, forse o forse no, ma ci credevo, in qualche punto indefinibile dei miei pensieri. Pensavo, ieri, di aver finalmente conquistato tracce di allegria e di una certa spensieratezza.
Mi sentivo effettivamente sopra le righe, sembrava che tu ridessi in qualche modo con me, che condividessi momenti, emozioni…

Tu sei un animale da social, lo sapevo da tempo, ma sei pure fragile più di quanto pensi, e se ci rifletti ne convieni. Ricordi quando ti chiedevo cosa scrivevi per tanto tempo? La risposta la conoscevo, in fondo, ma io sarei arrivata sui social solo più tardi, se avessi avuto il tempo per farlo. Con lo smartphone già ero migliore di te, prima di dovermi fermare per sempre.

Ieri ho interagito un po’ sui social, senza dir molto, ma l’ho fatto. Pura distrazione senza impegno vero. Mi sembrava di essere sul sentiero della risalita dall’abisso, con te che mi stavi davanti, di fianco, dietro, ovunque anche se non visibile. 
Però mi sono illuso.
Ora, ma già ieri sera, è ed era diverso. Ho avvertito il buio del vuoto, il freddo dell’assenza e di altro di indicibile ma stampato indelebilmente nella mia memoria da quel 17 dicembre di un anno fa, da quel 21 dicembre, dal 2 gennaio di quest’anno, e da vari momenti sparsi mai o quasi mai casualmente.

Mi fai ripetere cose che sai. Tu non sei Rocco ed io non sono Marina. Io sono andata via per sempre e le parole che ti dico me le fai dire tu.

Mi sono illuso di essere sulla via della guarigione accompagnato da te, condotto per mano, aiutato a camminare non da solo. E mi ritrovo solo come non vorrei. Non solo di altri, ma solo di te. La solitudine con gli altri conta, ma ora mi interessa che tu non te ne vada, mentre invece questo non è possibile, non come vorrei, non come mi sono illuso.

Certo che ti sei illuso, l’elaborazione è lenta, per ognuno è diversa, io non so come mi sarei comportata nella tua situazione di adesso, e mi spiace da morire che tu ora ti ci trovi ma nessuno dei due ha scelto questa soluzione finale. Ci è caduta addosso, inevitabile, forse solo rimandabile ma a costi insostenibili. Doveva andare così.

Eppure mi avevano anticipato che sarebbe stato un momento di crisi, di ricadute, di rinnovamento del lutto mai superato completamente. Pensavo di essere più forte, ma non è così.

Nessuno può essere forte come credi, può solo nascondere un po’ di più o reagire in modo diverso ma il peso tutti lo sentono quando arriva un momento come quello che vivi.
Ora davanti a te hai la possibilità di non dimenticarmi, perché so che non vuoi o puoi farlo, ma allo stesso tempo di iniziare a rivivere. Puoi concludere i progetti che hai in dirittura di arrivo e pensare anche a cose nuove. Ad esempio vorresti imparare ad usare la macchina da cucire ed avevi persino pensato a corsi per questo scopo. Sei anche un perfetto autodidatta però, e lo hai dimostrato varie volte nel corso degli anni, quindi nulla ti vieta di provare e riprovare, cercare istruzioni e riprovare ancora. Avevamo comprato la stoffa per una tovaglia tantissimo tempo fa. Basterebbe fare l’orlo e la tovaglia sarebbe pronta. Volevo farlo io, ti confesso. Ora tocca a te. Ti basta come prima idea?

Si, mi sono illuso, ma le idee in fondo non mi mancano. Tu non te ne vai però, te lo proibisco. Ed io mi impegno ad essere meno ossessivo con questo dialogo tra te e me. Non intendo riproporlo più in modo esplicito agli altri.
Chi vorrà ci arriverà per scelta personale, ma questo diventerà evidente col passare dei giorni. Ciao, Viz.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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