Procedo a piccoli passi e non mi è chiaro dove sono diretto. Per molti (non sono solo in questo) la meta finale è oscura, legata al nostro destino di esseri umani.
Procedo
però, felice di poter essere ancora utile a qualcuno, di poter dare qualche
cosa mantenendo un equilibrio col bilancio mai perfetto ed operando scelte
molto selettive. Raramente generoso ma cercando di essere attento ai diritti e
ai doveri che intervengono in ogni tipo di rapporto. Qualcuno altruista lo è
per scelta, predisposizione, maturità e umanità, ma non io. Qualcuno lo è
perché ritiene giusto esserlo, io quasi mai. Io scelgo la via più breve del
piacere nel fare e nell’essere. Non è facile neppure questa strada perché mi
porta a conflitti non sempre sanabili anche con me stesso e non solo con altri.
Non è raro poi che mi ritrovi in un vicolo cieco che impone scelte non piacevoli
ed emotivamente onerose.
Sono
stato fortunato per aver potuto svolgere un lavoro non scelto come prima opzione
ma che mi ha lasciato una libertà immensa malgrado le enormi responsabilità.
Non è una missione far l’insegnante. È un regalo che si riceve, se le
condizioni sono quelle giuste. Si può seguire la propria predisposizione alla
sperimentazione, al gioco, al creare e plasmare, al farsi alunni dei propri
stessi alunni, al tessere rapporti con chi è nato molto dopo ed appartiene ad
un’altra generazione ma con un coinvolgimento molto diverso rispetto a quello
che intercorre tra genitori e figli. Riscoprire ciò che già si conosce nei
volti di chi ci segue, riprovare antichi entusiasmi e provare una soddisfazione
indescrivibile quando si riesce a trasmetterli. Sono stato quindi fortunato, lo
ammetto, e malgrado per alcuni amici non abbia mai avuto una retribuzione adeguata
rispetto alla loro ho ricevuto il giusto. La mia fortuna è stata legata alla
libertà di azione ed al poter seguire i miei entusiasmi, in modo da svolgere un
lavoro vivendolo per moltissimi anni quasi come un hobby. Il mio ideale di vita
insomma, lo stesso che vorrei realizzare nei rapporti con le persone.
La
parentesi sul lavoro era necessaria per chiarire che non posso lamentarmi di
molto di quanto mi è successo anche se recentemente ho perso punti di
riferimento e tento di risalire da una situazione che ancora non riesco ad
accettare e quindi ad interiorizzare per poi superare nel modo adatto a me.
A
volte penso alle nebbie come aree spaziali di confusione che nascondono
potenziali soluzioni, altre ritorno al passato per non farlo fuggire o ancora
mi aggrappo ad ogni occasione che possa riportarti. E non so mettere
mano alle tue cose se non superficialmente o per necessità impellenti. Vivo in
un deposito che si camuffa da abitazione e provo fastidio per le intrusioni che
non ho programmato e prima, in qualche modo, concordato con te.
Tento
alcune azioni con indolenza e mi rendo conto che il tempo fa il suo sporco ma
necessario lavoro, cioè mi fa cambiare poco a poco, mi fa accettare e non
scordare. Io non voglio scordare.
Non
so dove vado ma sto andando, a piccoli passi.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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