Dobbiamo tornare a Trento. Andarci così non è la stessa cosa, è evidente.
L’ultima volta assieme fu per vedere il mercatino di Natale, ma era il 2016, quel 2016. Feci un acquisto poco prima di quell’uscita, senza non avremmo potuto andare, e mi fu detto che non avrei dovuto farlo. E perché non avrei dovuto? Chi me lo disse pensava di essere ragionevole, che fosse un’osservazione di buonsenso. Ma che finalità hanno le cose che viviamo, a ben vedere, solo seguire la razionalità? Il motivo è la vita stessa, e se un’azione o un’oggetto hanno come fine la vita, tutto ha senso, e la loro negazione implica rinunce a cascata sino ad annullare ogni cosa. So ciò che dico, so le motivazioni, e le sai tu. Tu le condividi, le accetti. Se le neghi allora neghi te stessa. Che situazione assurda. Ritorno a quasi quattro anni fa e rivorrei egoisticamente indietro il tuo dolore.
Da allora sono sempre andato a Trento in modo diverso, ogni volta ripercorrendo volutamente o inconsciamente certe vie. Per cercarti. Da quando questa pandemia mi ha impedito di entrare liberamente in alcuni luoghi, in quelli non posso più cercarti, e mi mancano. Ma sono luoghi di dolore. Tu mi diresti che mi voglio far male, lo so. La cosa che non potrai mai dirmi è che dovrei scordarti, quindi dovrai rassegnarti e, prima o poi, venire a Trento con me. Magari io scenderò prima per scaldare il motore. Magari ti farò fretta. Magari terrò il muso o invece sarà una cosa diversa e rilassante. Non so immaginare come potrà andare per quelle poche ore, ma andremo a Trento. Del resto nessuno può essere certo di come andrà il prossimo viaggio che farà, quindi non sono accettate le obiezioni, neppure quelle ragionevoli.
Oggi andiamo, non restiamo qui. Preparati Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è
nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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