Quando si ha uno scopo da raggiungere e sono presenti una o più persone da curare o seguire la domanda raramente si affaccia, e se succede rimane per poco tempo senza risposta.
Il modo migliore per rispondere, in altri
momenti, è estremamente soggettivo. Qualcuno riesce a farlo in modo ironico,
destrutturando ampollose immagini sociali e abitudini apparentemente condivise.
Il modo peggiore per cercare una risposta
invece è chiederla ripetutamente ad altri. Nessuno la può dare e si finisce per
diventare importuni, lamentosi, troppo concentrati su sé stessi sino a far
stancare ed allontanare quasi tutti. È una legge che mi sembra di aver ben
appreso tanti anni fa e che comporta una buona dose di attitudine alla
solitudine, da preferire alla compagnia riempitiva.
Il senso della vita è talmente personale, pur
rimanendo entro confini spesso comuni, che si presta a interpretazioni talvolta
contrarie. E allora dalle prime battute di un dialogo, entrando in tema, si
capisce subito se vale la pena continuare o conviene tentare una veloce
retromarcia su temi come la pioggia, la crisi, il lavoro…
E poi saranno alchimie imprevedibili a
risolvere la questione, quando sarà maturato il tempo per far arrivare la
ricerca alla sua conclusione. Provarci prima è illusorio.
Sino a quando non si è pronti, il senso della
vita sfugge e ci prende in giro.

Allora ci chiederemo chi si nasconde in quel
costume, se è una persona che conosciamo già o non ancora, se ci prende in giro
solo per giocare o se invece ci attira dove vuol farci arrivare.
E sarà quella la risposta che cerchiamo?
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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