domenica 8 gennaio 2017

Equilibrio perfetto

Ci potrebbero usare molte metafore per sintetizzare il tema che mi interessa qui, a partire dal celebre titolo di una canzone di Battiato di molti anni fa. Io uso quella dell’equilibrio, anche se so che non è la più adatta. 

Tendiamo a raggiungere una posizione di equilibrio dinamico, ed una volta raggiunto, sarebbe nostra intenzione prolungare la situazione. Tuttavia questo quasi mai è possibile per sempre, e quando ne cadono alcuni presupposti, il mondo in parte crolla con loro.

Se ci si è adattati, con gli anni, al modo di vedere il mondo in maniera condivisa con un’altra persona e questa, per qualche motivo, ci lascia, la Weltanschauung alla quale ci si era adattati deve essere ripensata, rivista, e non è un compito facile né indolore. 
La perfezione incompleta ora si è rotta, nel mio caso. Ne conservo tutta la struttura, non mi manca quasi nulla del castello logico che la regge, ma so che non sarà più alimentata nel modo al quale mi ero abituato. Col tempo si apriranno falle, che intendo riparare, ma le crepe ci saranno. Non mi illudo. Spero di sbagliarmi, ma non mi creo certezze destinate a sparire. Sono pronto, spero, a difendermi, per difendere anche lei.

Le visioni di altri che mi danno la loro soluzione, che mi dicono cosa succederà, cosa dovrò fare, su cosa puntare, che in perfetta buona fede intendono aiutarmi, sono solo briciole, e non mi sfamano. Inoltre in qualche caso non sono neppure di mio gusto.
L’equilibrio perfetto è solo il mio. Ora quello che possiedo mi basta. Non ne cerco altri. Non intendo accodarmi agli equilibri di altri più fortunati, né cadere nel pessimismo di chi lo cerca e non lo trova, oppure lo ha perso da tempo.

Io inizio ad oscillare, con attenzione, senza allontanarmi, pronto a ritornare indietro. Se qualcuno mi vuole attirare dove non voglio andare, non devo dargli modo di aver successo. Voglio capire, mantenere viva tutta la mia esperienza, tutto il suo ricordo, tutta la mia vita, e andare avanti, senza sentirmi solo, perché solo, immagino, non lo sarò mai più.

Un metro per giudicare e misurare lo possiedo. Un modello da seguire non mi manca. Molti interessi ora li sento meno vivi, ma poco alla volta riaffiorano. Qualche cosa dal passato ritornerà, e qualche altra novità mi verrà dal futuro che ancora non conosco. Nulla sarà più come prima, ma sono stato fortunato ad aver vissuto prima.

E se tu bambino ora vuoi piangere, puoi farlo, non te ne devi vergognare.
Sai quante volte ho pianto io, e quanto piango ancora?
Credi che chi piange sia un debole? Non crederlo.
Piangere è solo un diverso modo di parlare, un po’ più intimo, forse, ma piangere un po’ ogni tanto non fa male.


                                                                                                                Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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