Me lo chiedo, ora, e non trovo ancora risposte.
Tu non mi puoi aiutare, in questo, e non è colpa tua. Io metto in atto le
strategie collaudate in anni ed anni, e funzionano solo parzialmente, solo in
alcuni momenti. In realtà sono tutte inadatte.
La mia teoria secondo la quale agire
fisicamente, quindi occupare la mente con attività pratiche la distrae e la
cura, fa acqua da tutte le parti.
Mi basta un solo minuto nel quale io mi metta a
riflettere per capire che mi ritrovo esattamente al punto di prima; è passato un
po’ di tempo ma la situazione non è mutata.
Tu non torni. Andare in luoghi dove sono stato
con te ancora mi spaventa, anche se poco a poco lo farò. Le persone che ti
venivano a trovare ora non vengono più. Non ne hanno più motivo, è ovvio. Se mi
metto a sistemare in casa ho l’impressione di aver fretta, ma se non lo faccio penso,
all’opposto, di non voler reagire nel modo giusto, sano, e di volermi fissare
in modo patologico ad una situazione destinata a mutare.
Ho più tempo libero che non so decidermi
ad impiegare come facevo prima, e mi sembra anzi una sorta di spazio rubato
e nel quale gli interessi precedenti hanno un peso diverso. La vita sta mutando
mentre la vivo, questo lo capisco benissimo, ma se dovessi dirti, ora, a che
punto è il nuovo giorno che è spuntato da poco non lo saprei fare. Non sono
ancora pronto.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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