Due solitudini non sono amore, non sono una
coppia, non sono altro che due solitudini, ma sono qualche cosa, forse meglio
di nulla, o, talvolta, molto peggio.
Credo vi si possa aggrappare, in alcuni momenti
della vita, e penso possibile che unioni basate solo sulle rispettive
solitudini esistano, poiché la vita è varia, cattiva con alcuni, generosa con
altri, e possiede un concetto molto discutibile di giustizia.
Per non finire in definizioni un tempo alberoniane
tento di allontanarmi subito dall’ovvio, o almeno ci provo. Se poi non ci riuscirò
datemi atto del fatto che non vi voglio vendere alcun saggio sull’amore e che
non ho alcuna ambizione da pennivendolo accademico. Qui parlo per me, per
capirmi, e non sempre condivido sino in fondo ogni parola che scrivo.
Io non so nulla dell’amore, e so tutto. Ho capito
che può nascere dal bisogno di colmare una solitudine profonda, ingestibile e
cattiva. Ho capito anche, a mie spese, che se precipitare in un: << aiuto,
sono solo >> è un primo passo per accettare il problema ed iniziare la
lenta risalita per tentare di risolverlo, però non basta. E, cosa che è
peggiore, non suggerisce alcuna via di fuga. L’unico insegnamento che se ne
ricava è che quanto si è fatto prima era sbagliato, o sfortunato.
Neppure una puttana triste può venire in aiuto
ad un giovane uomo solo che si trovi in una situazione simile. Se quell’uomo
pensa di nascondere la solitudine sotto il nudo denso di eccitazione ed odori
del sesso è destinato ad una delusione fortissima. L’amore non sa che farsene
del sesso a pagamento. Magari paga e non ottiene neppure il sesso. Ironia contemplata
in uno dei misteri gloriosi della vita, terzo capitolo, sesto paragrafo
(neppure uno dei fondamentali).
Le due solitudini possono poi venire a
contatto, cercare una consolazione reciproca, ma se non scatta qualche altra
alchimia imprevedibile queste si possono trasformare, come massima espressione
possibile, in un’amicizia complice e importante, ma si fermano a quello stadio.
Ed allora come se ne esce? Esattamente come la
vita lo permette, senza alcuna scorciatoia. Si può incontrare la passione, che
dura un tempo limitato. Si incontra talvolta l’interesse pratico, che dimentica
del tutto l’amore, e pensa solo a far quadrare conti e immagine sociale. Possono
arrivare progetti comuni come una casa o un figlio. È un nuovo passo, che
inizia a rendere meno presenti le due solitudini, che le assopisce, le fa
dimenticare.
Arrivano poi solitamente difficoltà di ogni
genere (che sono parte essenziale della vita stessa, caso mai fosse sfuggito il
particolare) a cementare o disgregare quello che si era costruito. Arrivano distrazioni
dall’esterno, e dall’interno insoddisfazioni che sperano di trovare altre vie
(che, anche questo va detto, sono sempre vicoli ciechi), e se si continua a
fare di due solitudini una cosa sola si potrebbe iniziare a pensare che forse
non si è più soli.
Quando poi il gioco diventa veramente duro, e
ci si deve misurare con una malattia, ogni cosa perde valore. Si entra in una
specie di bolla d’aria sotto la superficie dell’acqua. La realtà ne esce
deformata. Si vive alla giornata e le giornate sembrano normali ma non lo sono
più. La bellezza e la spensieratezza sono il passato, che a ricordarle fanno
male, e quindi si ignorano.
Le due solitudini, arrivate a quel momento, getteranno
la maschera. Sapranno di aver bisogno una dell’altra. Le loro personalità
emergeranno e si vedrà di che pasta sono fatte. Chi si nasconderà, chi
proteggerà gli altri dalle proprie paure, chi cercherà appigli per non cedere,
chi si butterà nel fare, nel servire, nel negare la realtà per non morire, chi
si confiderà con amici, chi scriverà su un’agenda le proprie paure, chi andrà
incontro alla conclusione della sua vita con un coraggio da leone senza far
capire l’uragano di dolore e paure che vive.
Solo alla fine, e intendo la vera fine, quella
della formula: finché morte non vi separi,
si potrà dire se quelle due solitudini in realtà non erano più tali da molto,
molto tempo. E se, dopo, chi resterà, potrà mai più provare quel tipo di
solitudine, quella di tanti anni prima.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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