giovedì 26 gennaio 2017

monologo che si spaccia da dialogo




-      Io non so se tu ti sei reso conto…
-      Conto di cosa?
-      Che in realtà non stai parlando con me, e non saprei neppure dirti con chi, ad essere sincera.
-      Però adesso mi rispondi, e come lo spieghi?
-      Non spiego nulla, e se usi la logica ci arrivi. Parli da solo, come certi vecchi un po’ svaniti che vanno in giro a parlare da soli, e che quando li vedi pensi, giustamente, che sono fuori, che non ci stanno con la testa. A volte, non vorrei dirlo, ma ho l’impressione che tu abbia iniziato a farlo. Già parlavi al televisore, se non te lo sei scordato. Mi preoccupi.
-      Ma sei stupida o cosa? Tu mi fai spostare una tazza, ti presenti con quelle righe che non avevo mai letto, mi fai vedere dove tenevo quel libretto, mi stai attorno per molte ore del giorno, quasi più di prima. Prima almeno mi lasciavi libero di fare anche altre cose, come leggere saggi su temi un po’ particolari, scattare foto ovunque, andare in giro con la mente leggera. Ora non faccio che uscire e pensare a te, muovermi per casa e pensare a te, e non ho neppure tanta voglia di vedere altra gente.
-      Sul vedere gente, perdonami, ma è da un po’ che hai preso una strana piega. Quando veniva qualche amica a trovarmi ti arrabbiavi pure, non negarlo. Se sei orso non è colpa mia.
-      Ma se a me faceva piacere uscire con te, e fare progetti con te, cosa ci trovi di sbagliato? Poi pensavo pure a me, sia chiaro, e non mi sono mai fatto mancare ciò che mi interessava. Il guaio è che ora alcune cose mi interessano meno. Che potrei fare, secondo te?
-      È inutile. Non vuoi capirmi. Sei al limite della paranoia. Se la cosa continua ancora per un po’ forse ti dovresti far vedere da qualcuno. Io non ci sono, non ci sono più. Tu parli da solo. Proietti immagini e credi siano vere. Ti dicono che ognuno elabora i fatti che succedono in modo diverso, e questo ti illudi che giustifichi alcuni comportamenti. La realtà è che questo non è un dialogo, è solo un monologo.
-      Io avrei molto da dire per smentirti, ma non mi crederesti. Preferisco infatti non spiegarti nulla e non darti argomenti da distruggere. A me va bene così. Ammetto che in certi momenti, specialmente quando devo discutere di problemi burocratici non proprio piacevoli mantengo un atteggiamento quasi di negazione di quello che dico qui, e potrei sembrare schizofrenico, solo che mi viene perfettamente naturale, subito dopo, il desiderio di tornare a casa per raccontarti quello che è successo. Tu mi capisci. Nessun altro mi capirebbe allo stesso modo.
-      Questo è vero, ma solo in parte. Io ti capivo, questo è il problema. Io ti capivo.

                                                                          Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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