Il bambino, quando si svegliò il mattino,
chiese subito alla mamma un pezzetto di spago, perché pensava di realizzare un
sogno che aveva avuto durante la notte.
La mamma gli diede un po’ dello spago bianco,
per alimenti, che lei teneva in cucina per legare gli arrosti, quando li
faceva.
Il bambino andò in cortile, stese lo spago sull’erba,
e si rese subito conto che era troppo corto e tornò dalla mamma per averne un
altro pezzetto. La mamma sorridendo ne tagliò dal suo gomitolo un altro po’ ma
gli disse che il resto le serviva e non poteva più dargliene.
Tornato in cortile constatò che i due pezzetti
di spago uniti da un bel nodo, anche se ora assieme erano più lunghi di prima,
non bastavano ancora.
Si guardò attorno, e decise di chiedere al
nonno, che di solito aveva di tutto e non buttava mai nulla.
Il nonno, che stava assopito su una sedia godendosi
il sole del mattino, ascoltò la richiesta del bambino e si alzò per andare nel
ripostiglio. Quando tornò aveva in mano una matassa di cordicella sottile e
resistente che era servita sino a pochi mesi prima per stendere la biancheria
ma che ora era stata sostituita da un cavo di acciaio rivestito di plastica. La
matassa quindi era tutta per il bambino, che poteva giocarci come voleva. L’unica
condizione era di non usarla per legare il gatto, che di solito non gradiva
tali attenzioni.
Lui annuì serio e tutto soddisfatto se ne tornò
dove aveva già messo lo spago della mamma. Dopo aver fatto un altro nodo, si
rese conto che ora poteva coprire una bella distanza, ma ancora non bastava.
Nei giorni che seguirono il bambino chiese a
tutti se potevano dargli corde, fili grossi, cavetti e ogni tipo di fune o
funicella che potesse tornargli utile. A chi gli domandava il motivo rispose
sempre che doveva semplicemente giocare, e non diede mai alcuna spiegazione
delle sue intenzioni. Era piccolo, è vero, ma non tanto da non rendersi conto
che nessuno avrebbe potuto capirlo, e se avessero saputo le sue intenzioni lo
avrebbero preso in giro. Lui però sapeva cosa voleva e come ottenerlo. Lo sapeva
in modo confuso, ma lo sapeva. Non avrebbe potuto spiegarlo bene, ma lo sapeva.
A volte pure a lui veniva qualche dubbio, è vero, ma sapeva quello che voleva.
Trascorsero alcuni mesi, mentre lui continuò ad
aggiungere sempre nuovi pezzetti alla sua ormai lunghissima cordicella. E finalmente
venne la sera giusta. Scese il buio. Lui guardò in cielo quella stella,
esattamente quella, solo quella, che si trovava proprio dove doveva stare.
Andò a letto soddisfatto, prima del solito, con
la mamma un po’ stupita del fatto che non insistesse, come al solito, per
restare alzato un po’ di più per vedere la televisione.
Durante la notte fece il sogno che aspettava da
tempo, da molto tempo, e la mattina si svegliò più allegro del solito, sapendo
che aveva raggiunto il suo scopo. Per tutto il giorno pensò ad altre cose e
infastidì un po’ il gatto che non gradiva quasi mai il suo modo di giocare ma
che, misteri felini, si prestava sempre a fargli compagnia, e sapeva il perché.
Quando finalmente arrivò di nuovo la sera e le
stelle iniziarono pian piano ad apparire nel cielo, il bambino uscì in cortile,
andò dietro la piccola casetta di legno degli attrezzi e trovò il grosso chiodo
al quale stava legato un capo della lunga cordicella che aveva tanto pazientemente
annodato pezzo dopo pezzo. L’altro capo della cordicella lui non lo
distingueva, si perdeva nelle ombre della notte che stava scendendo, ma sapeva
benissimo che, adesso, teneva finalmente legata quella stella, esattamente
quella e solo quella.
Ora non poteva più andare via. La stella
sarebbe rimasta sempre con lui.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
Le favole raccontano quello che è parte delle nostra vita, il giorno chiude in se tutti i drammi e le sue tribolazioni, ma la notte ogni cosa si trasforma in sogni.
RispondiEliminaQuesta favola ha in se un mistero, non lasciarla andare, tienila legata.