Sono ben lontano dalla conclusione del mio
percorso, iniziato meno di un mese fa, ma che prevedevo, dentro di me, da
troppi mesi. A lungo ho ignorato l’evidenza, anche se i segnali c’erano tutti. Mi
sono aggrappato egoisticamente a quello che allora possedevo, e sembrava mio
per sempre.
Ho fantasticato soluzioni possibili al limite
del buon senso, mi sono lasciato andare a comportamenti irrazionali tra il
superstizioso e l’illusione del controllo totale e possibile della mente. Ho mantenuto
una vita piena, mi sono dedicato a ciò che mi veniva chiesto, e non l’ho mai
considerato un peso, anzi, mi piaceva sentirmi utile.
Ho mancato su alcune cose, lo so, ora me ne
vergogno, ma ero presente.
Se ora tu da qualche parte mi osservi, e non lo
so, forse saprai, come sempre, molto più della vita e delle sue regole. Io le
ho sempre viste in modo superficiale, mi bastava che tu, ogni tanto, mi facessi
capire la strada giusta da scegliere, o mi aiutassi a non farlo da solo.
Ora non è più così. Ora la decisione è solo mia
e tu non ci sei più con la tua voce, il tuo sguardo che sapevo capire, anche
con i tuoi silenzi.
Il percorso non è neppure iniziato, forse. Alcuni mi hanno detto che è duro, difficile, e
che devo farmene una ragione. Altri mi danno consigli, come ad esempio trovarmi
interessi. Il guaio, però, è che io gli interessi li avrei già, e tanti, solo
che mi interessano poco, in questo periodo.
Non devo aver fretta, ogni cosa maturerà col
tempo, sembra. Va bene. Se non si può fare altro devo accettare questa
situazione di tua assenza che non vuole ancora accettare di non esserci. Io ti
immagino rientrare in casa e chiedere: c’è nessuno? L’immaginazione però non aiuta molto a vedere
la realtà, e la realtà mi racconta altre cose.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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