Dopo averle ordinate come da istruzioni e averne tabulato su enormi fogli dattiloscritti ogni dato utile alla ricerca curava anche la loro conservazione in un erbario che cresceva di giorno in giorno.
Ogni rilievo veniva segnato in modo preciso per data e località, e riportava una stima percentuale della presenza di ogni singola specie infestante.
La tesi in preparazione era
sperimentale, non semplicemente una ricerca bibliografica, e prevedeva
moltissime uscite “sul campo”.

La cosa strana è che in seguito, malgrado gli sforzi fatti in alcune occasioni, non riuscì più a ritrovare quel luogo, che rimase quindi mitico nella sua memoria tanto da fargli venire il dubbio di averlo veramente visto o che piuttosto non fosse stato frutto di allucinazioni dovute al gran caldo estivo che pesava sulla pianura in quei giorni di campionature.
Quando si spingeva verso est, cioè verso il mare, non mancava mai di fare una
puntata a qualche spiaggia, dove si metteva un po’ al sole e consumava il pasto
della giornata, un paio di panini e poco altro, beandosi della vista e degli
odori di quei luoghi, guardando ovviamente le poche bagnanti che gli capitava
di incontrare, ma riprendendo quasi subito il suo peregrinare e prevedendo
sempre, sulla cartina, un itinerario di ritorno diverso da quello di andata,
per ampliare l’area osservata.

Lo studente aprì un po' stupito il sacchetto pieno di erbacce infestanti e, ovviamente, nessuna pannocchia. Loro restarono immobili, lo guardarono senza dir nulla e quasi non ascoltarono le sue spiegazioni sulla ricerca che
stava portando avanti, o le assicurazioni che non aveva fatto danni.
Lo lasciarono andare con un'espressione che non riusciva a nascondere la commiserazione.
Lo lasciarono andare con un'espressione che non riusciva a nascondere la commiserazione.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Pure a me, a ripensarci ora, fa questo effetto.
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