domenica 27 ottobre 2013

Granturco

Molti anni fa un laureando in scienze biologiche girava per tutta la provincia di Ferrara con l’obiettivo di raccogliere erbe infestanti nelle colture, specialmente di frumento e mais, da portare poi in laboratorio, dove le avrebbe classificate in modo sicuro, magari con l’aiuto di un professore assistente dell’Istituto Botanico. 
Dopo averle ordinate come da istruzioni e averne tabulato su enormi fogli dattiloscritti ogni dato utile alla ricerca curava anche la loro conservazione in un erbario che cresceva di giorno in giorno. 
Ogni rilievo veniva segnato in modo preciso per data e località, e riportava una stima percentuale della presenza di ogni singola specie infestante.
La tesi in preparazione era sperimentale, non semplicemente una ricerca bibliografica, e prevedeva moltissime uscite “sul campo”.

Durante quel vagabondare dentro quei confini solo relativamente ristretti scoprì luoghi sino ad allora per lui poco conosciuti, come ad esempio un paesino, nella bassa, rimasto inalterato dai tempi del ventennio fascista. 
La cosa strana è che in seguito, malgrado gli sforzi fatti in alcune occasioni, non riuscì più a ritrovare quel luogo, che rimase quindi mitico nella sua  memoria tanto da fargli venire il dubbio di averlo veramente visto o che piuttosto non fosse stato frutto di allucinazioni dovute al gran caldo estivo che pesava sulla pianura in quei giorni di campionature.

Quando si spingeva verso est, cioè verso il mare, non mancava mai di fare una puntata a qualche spiaggia, dove si metteva un po’ al sole e consumava il pasto della giornata, un paio di panini e poco altro, beandosi della vista e degli odori di quei luoghi, guardando ovviamente le poche bagnanti che gli capitava di incontrare, ma riprendendo quasi subito il suo peregrinare e prevedendo sempre, sulla cartina, un itinerario di ritorno diverso da quello di andata, per ampliare l’area osservata.

L’episodio più comico che gli capitò durante questo suo lavoro fu quando, uscendo tranquillamente dal folto di un campo di granturco quasi pronto per il raccolto con un grosso sacchetto di plastica gonfio più del solito fu sorpreso da un paio di contadini con un trattore che lo bloccarono e gli chiesero in modo abbastanza brusco cosa stesse portando via dal campo, pensando ovviamente alle loro preziose pannocchie.
Lo studente aprì un po' stupito il sacchetto pieno di erbacce infestanti e, ovviamente, nessuna pannocchia. Loro restarono immobili, lo guardarono senza dir nulla e quasi non ascoltarono le sue spiegazioni sulla ricerca che stava portando avanti, o le assicurazioni che non aveva fatto danni.
Lo lasciarono andare con un'espressione che non riusciva a nascondere la commiserazione.

                                                                                Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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