domenica 20 ottobre 2013

Perché scrivo


Ma perché improvvisamente scrivo tanto? E perché su questo blog, anziché su di un diario o su un quaderno di appunti?
Non ho una risposta chiara e sicura, nemmeno per me stesso, e uno dei motivi che mi spingono a scrivere è esattamente questo, e cioè vedere come suonano le mie parole, o che effetto mi fanno, per dirla meglio, vedendole scritte, e magari giudicate anche da altri.
Quanto ho scritto in passato solo per chiarirmi, senza poi spedire o comunicare o comunque far conoscere. Riguardava ciò che pensavo (e magari non pensavo più già poche ore dopo). Mi serviva solo per mettere a punto i miei pensieri, come filtro, prima di dirlo ad altri.
Conti mai sino a 10 prima di parlare? Io, a volte si, e dopo aver contato non ritengo più tanto importante parlare. Ecco, scrivere mi serve a questo, e non tutto quanto scrivo arriva qui, ovviamente.
Ma poi i motivi sono tanti altri.
Ad esempio se leggo qualcosa mi viene naturale rispondere idealmente all’autore del libro o dell’articolo che ho letto. A volte rispondo a chi è vissuto secoli fa, o soltanto lo cito, o prendo spunto dalle sue frasi. Cerco di non copiare, lo trovo squallido, ma ispirarmi si. E se mi rendo conto di farlo, perché non sempre si individua la fonte certa di una propria idea, cerco di scriverlo, in qualche modo.
Io non posso essere originale, non potrei dopo millenni di letteratura, neppure se fossi un genio. Ma leggendo più che in passato ora forse ho più cose da dire.
Scrivere poi è anche la ricerca di fuga, in un mondo più a mia misura, adattato, soffice, accogliente, gemütlich.
E poi amo gli affabulatori, vorrei tanto avere la capacità di raccontare di alcuni che sanno rapire, far sognare, tenere desta la curiosità, e questo solo parlando. Io non sono bravo a parlare in pubblico, e spesso, quando mi capita di essere in gruppi di persone, amo ascoltare, ed intervengo molto poco, solo per dire una cosa che ritengo importante, ma poi mi fermo. Non sono in grado di sostenere un contraddittorio, specialmente con persone inutilmente aggressive, e ancor di più quando subisco attacchi inaspettati, che mi lasciano senza argomenti, che mi vengono poi qualche ora dopo, con mia grande rabbia. Quindi scrivo per usare la parola scritta e cercare di raccontare con le parole visibili, non con quelle sonore.
Ma scrivo anche perché durante la vita, per lavoro, ho parlato tanto, ed ora mi pesa sempre di più. Oppure perché vedo meno gente di un tempo, molto meno, e cose da dire ne ho.
Ma, e concludo, scrivo anche perché una seduta da un bravo psicologo in fondo non mi porta molti più benefici (o forse non ne ho ancora trovato uno bravo).

                                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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