Vive in un luogo, ma pensa
ad un altro. Si sposta nell’altro, e ripensa al primo. Per lunghi anni ha
mescolato luoghi e persone, ha tentato una sintesi, si è spostato, ha visitato
ed ha intessuto rapporti, facendo incontrare persone tra loro diverse.
Per una brevissima stagione
è pure stato un fulcro, un centro di contatti, prima dell’era internet e prima
ancora dei cellulari, quasi prima dei telefoni fissi a diffusione nazionale. In
quella breve stagione ha maturato ed indagato i meccanismi dell’attrazione e
dell’interesse, in modo non del tutto interessato, o non interessato come tanti
altri almeno.
La sua motivazione ufficiale
era organizzare uscite culturali, pianificare a tavolino la prenotazione di
quel balletto a Rovigo, o di quella recita al Comunale di Ferrara. I luoghi non
erano mai troppo lontani, ma a volte neppure vicinissimi. Così ha portato una,
due o più auto di amici e conoscenti in giro per la provincia di Ferrara o
nelle province vicine. Non era solo nell’organizzazione, ma per quel breve
periodo è stato lui il motore.
In seguito ha voluto unire
mondi lontani ma non troppo, Emilia e Trentino. Non gli costava, il lavoro era
ancora un divertimento, e spostarsi anche con la nebbia non lo spaventava.
Ma gli anni passavano, gli
impegni e le scelte poco a poco hanno iniziato a lasciare il segno, a lasciare
spazi vuoti, a far cadere l’interesse. Non era sicuramente vecchio quando, la
sera, volendo avere ancora una vita sociale e culturale, gli capitava di
addormentarsi in pubblico, in loggione a teatro, oppure ad una conferenza sui
funghi, nell’ilarità di chi se ne accorgeva.
Ha realizzato di essere
diventato un montanaro, ma di città. Un montanaro non da grandi vette o lunghe
traversate, ma un montanaro solitario che non ama la solitudine dei boschi, ed
un cittadino che non ama l’affollamento.
In spiaggia il montanaro ora
non cerca le file ordinate di ombrelloni ed i servizi, ma lo spazio libero, a
non troppa distanza dagli altri.
Quel montanaro, che ama
l’affabulatore buono che lo fa sognare e non lo inganna, ma che si annoia
appena si rende conto di un interesse nascosto sotto quel raccontare, ammira la
pace che scorge in altre persone, anche se ha capito che nessuno è veramente in
pace, e, se anche fosse così, che la pace raggiunta ha dovuto pagare il suo
prezzo.
Forse è l’io diviso il suo
problema, un male di moda, una sindrome diffusa.
E come un vero montanaro ora
parla un po’ meno. Per fortuna non è più tenuto a farlo per motivi di lavoro, e
recupera, in certe momenti, il tempo perduto.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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