lunedì 7 ottobre 2013

La catastrofe



Pierre il pasticciere, attuale titolare della pasticceria “Pierre”, nipote di quel Pierre Maritoux che aveva aperto la prima, ed unica, pasticceria a Bessamorel, si accinge come ogni martedì ad alzare la serranda della sua vetrina dopo il tradizionale giorno di chiusura del lunedì. Lo fa ormai da 34 anni, da quando ha preso il posto del padre, Michael, che a sua volta aveva sostituito suo nonno, Pierre, nel 1957.

Già suo nonno, sin dall’inizio, aveva abbinato all’attività di pasticcere quella di fornaio, senza la quale non avrebbe avuto alcuna possibilità di mantenere aperto ininterrottamente tanto a lungo, per oltre 60 anni. Ma fare il fornaio, a Pierre, non è mai piaciuto, come a suo nonno del resto. Lui ormai ha lasciato il compito di preparare e sfornare il pane ad Andrè e preferisce preparare dolci: infinite varietà di biscotti, piccole torte dolci e anche salate, confetti e magnifici cioccolatini. Poco a poco si è fatto un nome nelle zone vicine della regione, e la domenica sono in molti che vengono da Yssingeaux e addirittura da Le Puy-en-Velay o ancor da più lontano per acquistare una confezione dei suoi biscotti o dei suoi cioccolatini con la scusa di fare una piccola gita in auto e vedere la campagna.
Da quando è rimasto vedovo, del resto, e con l’unica figlia sposata che vive a Lione, fare il pasticcere è una delle poche cose che lo interessa e ancora lo diverte.

Ha i suoi fornitori di fiducia, in particolare per i prodotti deperibili, come burro, latte, uova e frutta. Come ogni mattina dei giorni feriali, circa mezz’oretta dopo l’apertura, Renè Arpignon gli porta le uova dalla sua fattoria, percorrendo il tragitto di un paio di chilometri con la sua vecchia Clio ormai più che maggiorenne. Si salutano con poche parole, Renè prende il contenitore vuoto e poi riparte mentre Pierre porta nel retro il contenitore pieno di uova fresche appena ricevuto.
Dietro il banco a servire i clienti rimane lui, sino alle nove, e poi arriva Amandine, che resterà per il resto della giornata, sino alla chiusura, verso le cinque del pomeriggio. Dalle nove lui si ritira nel suo laboratorio, sul retro, da solo, perché Andrè è già andato a casa da diverse ore. E allora finalmente si sente bene, ritorna il ragazzino che si divertiva a preparare ghiottonerie ed a stupire gli amici con le sue invenzioni, e comincia ad impastare, tagliare, decorare, cuocere e fondere, dare forme e colori e sapori alle sue idee.

Quando viene l’ora, come d’abitudine, prepara qualcosa di veloce direttamente in laboratorio e invita poi a mangiare con lui Amandine. Se arriva qualcuno non ha problemi ad alzarsi lui per andare a servire, perché non vuole che lei interrompa il suo pasto. La conosce da una vita, sono quasi coetanei, lei ha solo due anni di più, lavorava lì già ai tempi di suo padre e la considera una sorella maggiore più che una dipendente.
Dopo continua ad infornare, a disporre su ampi vassoi e poi a confezionare i dolci già pronti, e solo quando le scatole piccole e grandi con il marchio della pasticceria sono impilate ed ordinate finalmente si sente appagato, saluta la donna che resta dietro il bancone e se ne va a fare due passi, se il tempo lo permette, magari con una piccola sosta al cimitero, oppure se ne torna a casa, a leggere o libri di cucina o romanzi gialli, dei quali è un divoratore accanito.

Quando viene il fine settimana i clienti sono più numerosi del solito, e le confezioni che lui ha preparato per 4 giorni sembrano andare via come portate dal vento del nord. La domenica, al momento della chiusura, le scorte sono quasi esaurite. È soddisfatto, Pierre, almeno sino alla sera del  martedì successivo, quando, dopo diversi ricoveri per nausea, vomito e dolori intestinali, si scopre che la causa di tanto trambusto, per fortuna senza conseguenze gravi per nessuno, sono stati i biscotti della pasticceria “Pierre”. Tutti quelli che hanno avuto malesseri hanno infatti consumato quei biscotti.

È una catastrofe. La pasticceria viene prima invasa dagli specialisti della gendarmerie e poi chiusa dalle autorità, per un minimo di tre mesi. Pierre si ritrova incriminato per grave negligenza e attentato alla salute pubblica. Rischia il carcere, e sicuramente una grossa multa. La sua vita è rovinata, finita. Il piccolo paese di Bessamorel resta senza il suo unico forno-pasticceria e nessuno può dire se potrà riaprire.

                                                         ---------------------------------
Ecco, qui finisce la storia drammatica per quello che ci è dato sapere oggi, e finisce con un disastro, una catastrofe. Tuttavia, poiché la storia in realtà è destinata in qualche modo ad andare avanti, ed i suoi protagonisti, l’interprete principale e tutti i personaggi di contorno, continuano a vivere in quella regione della Francia, io mi sposto avanti nel tempo, arrivo al 2015 e vi racconto cosa è successo in questi due anni.
                                                       ------------------------------------
Etienne Grazac il mattino di lunedì avverte una fortissima nausea, sudori freddi e un tale senso di malessere da indurlo a chiamare il soccorso medico. Nel giro di poche ore è trasportato nell’ospedale di Le Puy-en-Velay, sottoposto a lavanda gastrica e poi tenuto in osservazione per tre giorni. Il suo previsto viaggio a Grenoble sull’auto con autista della ditta per affari legati alla sua casa editrice non può aver luogo. Al suo posto deve andare il suo vice, che è l’unico in grado di sostituirlo in quel compito delicato. A 10 chilometri dall’arrivo un camion, in una curva, invade per l’eccessiva velocità la corsia opposta e l’auto si schianta contro il mezzo pesante quasi senza segni di frenata. Entrambi gli occupanti muoiono sul colpo.

Pierre viene condannato a pagare una multa altissima ed un risarcimento a tutti i suoi clienti colpiti dal malessere dopo aver consumato i suoi dolci: 16 in tutto. Si salva per poco dal carcere, ma deve vendere ogni cosa per saldare i suoi debiti, e praticamente è ridotto sul lastrico. Viene accolto in casa dalla figlia, e deve lasciare il paese dove è nato e dove ha vissuto tutta la vita.

Il padre di Etienne, il vecchio Grazac, vede come un segno del destino il malessere che ha colpito il figlio, e che gli ha salvato la vita impedendogli di salire sull’auto quel giorno. Convince Etienne a rifiutare il risarcimento che gli viene offerto dal tribunale e a non presentarsi neppure come parte lesa. Solo un anno dopo viene a conoscenza della situazione nella quale si trova il vecchio pasticcere dopo la vicenda giudiziaria, e, prese informazioni dirette grazie ad un suo poliziotto privato, scopre che la causa di quei malori non è stata la condotta di Pierre, ma il comportamento scorretto del suo fornitore di uova, del quale il pasticcere si fidava, e che nel processo non è stato praticamente ed assurdamente mai citato.

Grazac prende contatti col pasticcere, a Lione, prima con una telefonata e poi con un appuntamento in un caffè cittadino. La sua proposta è strana e sulle prime lascia Pierre stupito. Gli suggerisce di scrivere un libro, magari sotto pseudonimo, per raccontare la sua vita trascorsa a preparare dolci,  gli dice che può scrivere ricette e piccoli segreti, gli offre insomma la possibilità di fare qualcosa di utile, e di non pesare più sulle spalle della figlia, se il progetto avrà successo. Una volta pronto il lavoro, avrebbe pensato a tutto la casa editrice, senza alcuna spesa a carico dell’autore, ma con un’ottima percentuale di guadagno sugli incassi dopo la vendita.
Pierre non ha nulla da perdere, accetta e prova a scrivere. Si rende conto che gli viene facile, riuscendo finalmente a dire le cose che teneva dentro di se da troppi mesi, a sfogarsi, ad essere se stesso insomma, e in un modo diverso da prima, ma ugualmente gratificante.
Il manoscritto che il pasticcere scrive quasi di getto, anche se non propriamente perfetto per essere pubblicato, passa ad un correttore di bozze in gamba che lo aggiusta senza però snaturare quello stile istintivo e primitivo di comunicazione, e nel giro di 7 mesi un nuovo e particolare libro di cucina e di filosofia di vita, nascosta sotto le riflessioni di un pasticcere ignoto al pubblico, Auguste Pertinel ,viene pubblicato, dopo una discreta ma efficace pubblicità locale.
Una televisione locale lo presenta, ed è Etienne Grazac che va negli studi per la registrazione della trasmissione, rimanendo assolutamente misterioso sull’identità reale dell’autore, descrivendolo semplicemente come uomo poco avvezzo ai contatti con i media e geloso della sua privacy. Racconta però che è una vera scoperta nel campo specifico e che tuttavia difficilmente il suo lavoro si può ridurre ad un genere lettarario, prova ne è che quel libro risulta assolutamente unico nel panorama editoriale.
                                                  ---------------------------------
Inutile proseguire, ora, perché il libro alla fine raggiungerà una diffusione a livello nazionale, permetterà a Pierre di recuperare sia la fiducia in se stesso che l’indipendenza economica che aveva perso. Rimane aperta solo la questione se scriverà altri libri, dopo questo successo, se saranno magari sullo stesso genere, e se lui tornerà a Bessamorel o rimarrà a Lione, magari non più in casa della figlia, ma in una casetta in periferia con un piccolo giardino. Io penso che alla fine preferirà il suo paesino di poche anime, dove, passeggiando come ai vecchi tempi, potrà recarsi ogni giorno a trovare chi lo sta aspettando, senza fretta.

                                                                         Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

2 commenti:

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana