Virtuale, in ottica
geometrica, è l’immagine che si può vedere ma non si può raccogliere su uno
schermo, o su materiale sensibile, a differenza dell’immagine reale.
Virtuale, nel senso limitato
che voglio dare io al termine qui, è ciò che simula il vero senza esserlo, e
questo ovviamente dipende dalla mia età, dalle mie esperienze e dalla mia
formazione.
Che tipo di rapporti sono
quelli virtuali quindi? Solo 10-15 anni fa la domanda non aveva alcun senso per
me, oggi invece ha un senso ed ha pure varie risposte possibili, assolutamente
non cristallizzate, perché potranno variare in futuro.
Ecco quindi una serie
limitata di possibili risposte:
Partendo dal presupposto che
tali rapporti non esistano sul piano delle esperienze dirette, o almeno non
esistano prima contatti tra le persone coinvolte, mi verrebbe facile renderli
simili a rapporti epistolari tra sconosciuti che pian piano si conoscono, e
possono anche decidere di incontrarsi, in seguito (o di non farlo mai, questo è
ininfluente).
Se però l’evoluzione
informatica porta a rapporti in tempo reale, cioè alla chat, o comunque a
scambi veloci di messaggi scritti, la cosa diviene più complessa, e si presta
ad un maggior coinvolgimento personale. In tal modo si scala un gradino, si
sfiora la presenza fisica e in particolare, se si fa uso di sistemi
audio-video, le differenze sono solo il contatto reale delle mani, della pelle,
dei corpi, la percezione dell’odore, del sapore…
In un mondo che si rinchiude
in se stesso mentre si dice sempre più globalizzato, che prevede il lavoro da
casa, che rifiuta il vero per rifugiarsi nella fantasia, che fa piombare nella
solitudine più di un tempo malgrado siamo sempre più “collegati”, il virtuale è
una simulazione pericolosissima della realtà. Rischia di farci entrare in una
spirale di dipendenza come avviene con le sostanze chimiche, con l’alcol, col
gioco.
In quest’ultimo caso è
salutare staccare, prendersi delle pause: ore, giorni, settimane…
Far vedere a tutti il
monumento che si visita senza coglierne la bellezza per quello che è in quel
momento, per noi, che siamo sul posto, è per me incomprensibile. Ma io sono
superato, non sono un uomo 2.0, e se mi leggi è solo perché sono pure
contraddittorio, e quindi il virtuale e l’informatica mi attirano.
PS. Se ti capita leggi “Le ho mai raccontato del vento del
Nord” di Daniel Glattauer, che tratta di questo tema con i due protagonisti che
intrecciano un rapporto epistolare nell’era di internet.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Partendo dal presupposto che tali rapporti non esistano….cit…
RispondiEliminanon è un presupposto, è una verità, come illusorio il pensare che esistano. Il vento del nord, sul serio…non voleva danni.
io eviterei conclusioni simili. le persone sono persone. a volte ci si perde non perchè certi rapporti siano sacrificabili invece altri no. ci si perde perchè è la vita, o si continua perchè è sempre la vita...
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