Si parla da anni, troppi
anni, di giustizia, e poi di carceri, e ciclicamente si parla di indulti e
amnistie.
La base della convivenza
civile è una giustizia che funzioni in modo rapido, con leggi umane ed adeguate
ai tempi, e con pene certe. Ogni ostacolo che rallenti o blocchi questa
macchina mina la Società, perché apre pericolosissimi motivi di disaffezione,
ed aumenta il senso di sudditanza invece di quello di cittadinanza, e, in una
parola, di non appartenenza.
Se un processo dura anni ed anni,
arriva alla prescrizione, e i danneggiati o le vittime non hanno alcuna
soddisfazione, la giustizia contraddice il proprio nome.
Se chi si è reso
responsabile di gravi reati ha i mezzi e può ritardare all’infinito che si
arrivi a sentenza per poi uscirne praticamente incensurato alla scadenza dei
termini mentre il colpevole di un reato stupido viene processato e mandato in
carcere perché non ha un avvocato che si impegni o conosca il cavillo giusto il
problema è enorme, e tocca tutti.
Non so se esiste al mondo un
Paese perfetto, da questo punto di vista. Noi sicuramente abitiamo in un Paese
sfortunato, anche se per alcuni è la culla del diritto. Il problema è
strutturale, politico, di volontà di riforma seria dalla parte del cittadino, è
aggravato dalla nostra cultura che cerca un aiuto, una raccomandazione, ed è
mantenuto da un potere che vuole preservare i propri privilegi, sostenuto
tuttavia da una maggioranza di persone che in questa situazione trovano il
senso e danno corpo al concetto di “italiano furbo”. Alcuni oggettivamente ne
traggono vantaggio, ed appartengono solitamente alla folta schiera di chi trova
più convenente pagare il fiscalista piuttosto che il fisco.
Tanti sarebbero i punti da
affrontare subito per superare il problema.
Ridurre le pene detentive
solo ai casi di pericolo per la persona, e per il resto utilizzare altre
modalità di pena, costruire carceri in misura adeguata alle necessità della
popolazione, e confrontabile con altri paesi europei con problemi di
criminalità simili, ridurre il numero di leggi, regolamenti, clausole,
eccezioni, e così via, trovare il modo per trattare veramente allo stesso modo
in tribunale l’immigrato che ha rubato una bicicletta e l’industriale che ha
rubato i risparmi di migliaia di famiglie. Sono tutti sogni, lo so. Eppure
liberare persone in carcere solo perché le carceri sono piene, per un atto di
necessaria umanità, è profondamente sbagliato se reiterato come metodo. Alcuni
di queste non andavano neppure rinchiuse in carcere, eliminando il problema
alla fonte, ed altre devono restarci, perché è giusto che paghino, ma si devono
creare le condizioni perché restino in carcere in modo umano.
Alla fine tuttavia mi è
impossibile non pensare alla vera Giustizia, quella che vorrebbe riconosciute
le persone e non il loro egoismo o la furbizia o semplicemente la loro sorte
favorevole. La vita non è giusta, e se guardo la sua espressione più evidente,
la natura cioè, e le forze che la regolano, non trovo alcun conforto dalle
teorie evoluzioniste che condannano tanti sfortunati ad una fine prematura o
immeritata, e trovo del resto ancor meno tranquillità in chi vede solo in una
futura vita il trionfo di quello che deve essere, il premio per il giusto e la
punizione per chi la merita, sulla basa di non ho ancora ben capito quali
meriti o colpe. E allora cerco di seguire la mia strada, a volte andando dritto
e a volte sbagliando direzione, e non sempre senza mia responsabilità.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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