venerdì 25 ottobre 2013

Il commissario triste ed il pusher buono


La premessa con personaggi già noti
Nell’ambiente tutti lo conoscono col soprannome di “Congo”, per la sua carnagione scura, ma lui non ha nessuna origine africana, ed il suo vero nome è Profumo Di Mare.
"Congo" rende meglio la spietatezza del suo carattere e la sete di denaro e di potere inestinguibile che lo possiede. Controlla tutto il nord della città con i suoi immensi sobborghi e i quartieri dormitorio; i suoi interessi si estendono dal traffico di droga al controllo della prostituzione, dai furti di auto alle minacce ai negozianti che devono pagargli la protezione.
Sa mimetizzarsi molto bene, e, incredibile anche solo da pensare, è incensurato. Conduce una vita modesta, vive in un residence che quasi nessuno conosce e osserva orari rigidissimi, da impiegato. Come copertura per la sua attività risulta dipendente di una impresa di pulizie, regolarmente pagato a fine mese con una retribuzione da operaio, ma il suo datore di lavoro, che veramente fa pulizie in molti edifici pubblici e privati, lo lascia tranquillo in un locale sul retro del suo deposito munito di un accesso autonomo che sbuca in un vicolo poco trafficato.
Profumo è fisicamente anonimo e veste in modo che nessuno lo ricordi un minuto dopo averlo visto e averci magari parlato. Anche nel residence cerca di apparire un modesto operaio e ogni tanto, per rendere più credibile la finzione, si scusa e paga con un piccolo ritardo le spese. La sua aria tranquilla fa sì che nessuno si lamenti, e i suoi piccoli  ritardi vengono accettati senza difficoltà.
Mantiene il potere in modo spietato e piramidale, e solitamente sa scegliersi bene i collaboratori che poi eseguono i suoi ordini. Solo una decina di persone conosce la sua vera attività, e i mille e più uomini alle sue dipendenze non sanno neppure che faccia abbia. Sono i suoi luogotenenti a mantenere i contatti ed a passare le direttive, e di come lo facciano a lui interessa poco, a condizione che siano efficienti e gli portino il denaro stabilito per ogni zona o traffico. Si racconta che abbia ucciso diversi uomini, ma nessuno è in grado di provarlo o se ne può dire testimone, e tutto questo lo aiuta a mantenere il controllo. Da qualche tempo ha iniziato ad investire anche in imprese commerciali lecite, come negozi e piccoli servizi, ma sempre mantenendosi nell’ombra, affidando a società di comodo i suoi affari.
La sua ambizione sarebbe quella di acquisire il controllo della città intera, ma la cosa non è ancora matura. Il boss dal quale dipende ha contatti di ferro con il mondo politico locale, con la polizia, con l’economia. Impossibile scalzarlo dal suo posto se non avendo prima il via libera del potere vero, dal quale per ora è escluso. Lui non ha fretta, non vuol fare passi falsi, e ritiene rischioso anche solo far sospettare sue ambizioni del genere. Il profilo basso gli va benissimo, non nasconde nulla del suo giro d’affari al suo capo e svolge la sua parte in modo esemplare. Vuole rendersi quasi indispensabile, e ci riesce benissimo, mentre accumula ricchezze personali che trasferisce in almeno 5 conti bancari oltre confine, in paradisi fiscali e grosse banche di affari.
Non intende invecchiare in quel buco, ma vuole prepararsi un futuro in giro per il mondo, mostrando la sua ricchezza alla luce del sole, svestendo i panni da mezzo morto di fame che mantiene da anni per non essere disturbato.

Miguel Fuentes viene nominato commissario dopo anni di lavoro nei quartieri difficili di quella città non troppo lontana dalla frontiera. Lui non ha mai tenuto alla carriera, ma sono anni che i superiori pensano a quella promozione, frenata solo da un paio di burocrati compromessi con la malavita che lo vedono come un potenziale pericolo per i loro affari nascosti.
In realtà è anche stanco di andare in giro a cercare delinquenti, gli mancano meno di 5 anni alla pensione, e potrebbe andarci anche subito se facesse domanda citando le ferite da arma da fuoco ricevute in servizio, gli encomi, i bonus previsti nel suo caso per i numerosi casi risolti. Non ha bisogno di denaro, ha messo da parte quello che gli servirà in vecchiaia e, vedovo ormai da tempo, non ha grosse spese personali. 
Si può pure permettere senza alcun sacrificio di seguire discretamente l’educazione di Anna, la figlia di una donna alla quale si era affezionato, conosciuta mentre lei faceva la prostituta. E' stata uccisa da un balordo preso quasi subito e mandato in un carcere per il resto dei suoi giorni. Si chiamava Dolores, ma il nome che aveva sul lavoro era Fulgencia. Una donna in gamba, generosa ed umana,  pronta a sacrificarsi per la figlia, che ora lui protegge a distanza perché sente di doverlo alla madre.
Ora Miguel ha un ufficio, dove si annoia, ed è triste, perché la vita non è stata generosa con lui, e non si sente a posto, gli manca qualcosa, sente vagamente di dover finire un lavoro che però non sa neppure cos’è.
Un suo aiutante gli porta carte da firmare ed un rapporto sulla prostituzione nella zona. Firma senza leggere, mentre invece legge il rapporto. È chiaramente incompleto, non parla della prostituzione a certi livelli, come quella che si svolge nella “Casa de Amor” e in diverse altre, perché lì ci vanno personaggi importanti. Pure lui le frequenta, ogni tanto, cede al desiderio, visto che rifiuta di crearsi nuovi rapporti che possano causargli dolore, come in passato. Ma quegli ambienti sono abbastanza controllati, anche se fuorilegge, mentre a lui interessano le donne che lavorano in strada, più esposte ad ogni tipo di violenza. Si è fatto poco a poco l’idea che a gestire tutta la zona dove si trova il suo commissariato sia un’unica organizzazione malavitosa, ben controllata, perché non ci sono mai stati incidenti tra bande rivali, ma solo un traffico che si mantiene sotterraneo e a pagare sono sempre o quasi sempre solo le ultime pedine del gioco: i clienti poco puntuali, i commercianti che non si piegano a pagare o le prostitute che cercano di uscire dal giro.
Si, quello è un punto che deve indagare, cercando tra i suoi poliziotti quelli dei quali ci si possa fidare.

Arriva fuggendo, Gigliolo, e si ferma dopo più di un mese di spostamenti continui attraversando molti confini  per far perdere le proprie tracce. Si è rasato il cranio, ha tagliato i baffi, ha iniziato ad indossare occhiali da vista falsi, con lenti neutre, in pratica semplici vetri, e si veste con abiti eleganti. Ha ancora una piccola riserva di denaro, ma non gli durerà a lungo, e come arma ha salvato solo la Beretta 92, troppo poco per sentirsi al sicuro.
Per alcune sere si apposta in zone che ha individuato a intuito per vedere all’opera spacciatori e prostitute senza farsi notare, e finalmente avvicina una persona che gli sembra possa fare al suo caso. Gli spiega chiaramente che vorrebbe entrare nell’organizzazione, che ha esperienze e capacità, e che desidera incontrare qualcuno per parlarne. Aggiunge che si farà trovare in zona per tre sere di seguito, e poi sparirà dalla circolazione e andrà altrove, se nessuno sarà interessato alla sua offerta.
La terza sera, come si aspettava, dopo aver dato tempo di pedinarlo e di chiedere informazioni su di lui (che spera nessuno sia stato in grado di avere) viene avvicinato da una donna alta, magra, di età indefinibile ma probabilmente giovane, vestita in modo informale con pantaloni e giacca scura. Ai piedi un paio di scarpe basse bianche da tennis o da passeggiata che nella notte sembrano avere vita autonoma. Ha un viso delicato, linee dolci, e occhi penetranti. I capelli sono scuri, cortissimi. Rimane stupito ma nasconde le sue emozioni ed ascolta la voce bassa della donna che lo invita a seguirlo nell’auto che ha parcheggiato a poca distanza. Scambiano poche parole, le indispensabili.
Salgono in auto, lei guida sicura nel traffico per qualche isolato, si fermano davanti ad una tavola calda, lo invita a scendere e ad entrare, e poi riparte senza salutarlo. Lui è quasi convinto di aver fatto perdere le sue tracce; ha rischiato, ne è consapevole, ma lo avrebbero già preso o ucciso se lo avessero inquadrato e sapessero chi è. Se è come pensa, ora deve soltanto reggere i primi momenti, e poi non tradirsi più, sino a quando sarà stato accettato. Sa benissimo che non sarà facile, e che dovrà sostenere qualche prova, ma quello non lo spaventa. Entra.

Gli  sviluppi e l'entrata in scena di un nuovo protagonista
Profumo ha trovato un killer spietato dal passato sconosciuto. Non si fida di quello che gli raccontano di lui, ma sino ad oggi ha eseguito tutti i lavori sporchi che gli sono stati affidati senza una sbavatura e senza lasciare tracce. Per lui ha ormai ucciso almeno dieci persone, compresa una giovane, che rifiutava di prostituirsi, con la sua bambina di soli 4 mesi. Non sembra avere alcun problema di coscienza. È pericoloso ma utilissimo. Ogni assassinio è un esempio per chi pensa di sfuggire alle sue regole, e da quando Gigliolo ha iniziato a giustiziare chi si ribella, cioè ormai da otto mesi, gli affari hanno avuto un incremento. Un possibile contrattempo è sorto quando Profumo si è reso conto che il killer ha preso alloggio nel suo stesso residence, ma solo lui conosce l’identità dell’assassino, l’altro non ha idea di chi sia quel coinquilino un po’ pezzente che incontra di tanto in tanto lungo i corridoi, e non lo saluta neppure. Se sapesse che è Congo” sorgerebbero problemi seri, ma per ora meglio non fare mosse avventate.

La notizia del barbaro omicidio di quella ragazza madre con la sua bambina tiene le prime pagine dei giornali locali per alcuni giorni, la polizia è bersagliata di richieste da parte di tutti, per alcuni giorni alcune auto di pattuglia vengono prese di mira da lanci di bottiglie ed altri oggetti. Miguel riceve telefonate dai superiori e dai politici che vogliono la testa dell’omicida, e il centralino del commissariato per molti giorni è intasato da denunce di mitomani e da offese e vaghe minacce, ovviamente anonime. Lo stesso avviene con la posta ordinaria e via mail.
Il commissario però sa bene che non sarà facile trovare quel killer. Prima deve arrivare a scoprire l’organizzazione che lo protegge, e solo dopo, forse, se non sarà già fuggito all’estero, potrà fermare quell’assassino.
Non si fida ancora dei suoi uomini, perché da quando è stato promosso è stato spostato lontano dalle zone dove ha prestato servizio per tanti anni, sa che in polizia il tasso di corruzione è molto alto, e che sicuramente alcuni poliziotti sono spie che controllano le sue mosse o per conto dei politici o in busta paga della malavita.
Un’occasione insperata gli viene offerta dal trasferimento casuale di un giovane agente dalla sua vecchia zona al suo attuale commissariato. Conosce di fama quel giovane, sa che non si è piegato ad alcuni superiori corrotti anche se non ha fatto scoppiare nessuno scandalo. È onesto e diplomatico, la persona giusta. Il giorno che prende servizio Miguel lo intercetta quando è appena entrato e, imponendogli una virata di 180°, lo fa uscire subito per un primo incontro informale in cafeteria.
Qui gli espone la situazione e le sue idee, che diventano una proposta operativa molto rischiosa ma, allo stato attuale, una delle poche con una certa probabilità di successo.
Francisco Cardoso da Piras Ferreiro capisce perfettamente quello che gli propone il suo nuovo capo, e si rende chiaramente conto di quanto pericolosa sia la missione che poco a poco questi gli tratteggia, ancora da definire in molti particolari, ma assolutamente chiara nelle sue linee essenziali.
Parlano seduti a lungo, uno di fronte all’altro, e convengono che per dieci giorni Francisco sparirà dalla circolazione, ufficialmente in malattia, e che intanto si farà crescere la barba, dimenticherà la divisa e si sottoporrà a varie sedute di lampada abbronzante per assumere l’aria da chi passa le sue giornate al sole a non far nulla. Poi si incontreranno in un locale aperto tutta la notte, fingendo di trovarsi per caso a bere, e vedranno assieme le prime mosse da fare.

Gigliolo ora è temuto e rispettato dall’organizzazione, guadagna quanto vuole, si concede un appartamento di lusso in un residence non troppo in vista, poiché la prudenza non è mai sbagliata, ha libero accesso nei locali che gli interessano, e può avere quasi tutte le donne dell’ambiente che frequenta, pagandole o anche gratis. Non è tenuto segretamente sotto controllo solo da Profumo, come è perfettamente naturale, ma anche dal suo boss, perché le sue imprese non sono passate inosservate.
Il capo, che nessuno ha mai visto e che pare sia un industriale molto in vista, vive nella paranoia di essere tradito dagli uomini della sua organizzazione. Un killer come Gigliolo può essere utile nella sua ottica, e anche sacrificabile, in casi di emergenza. La sua rete di informatori gli suggerisce di diffidare un po’ di Profumo, anche se fino ad ora non gli ha dato motivo di lamentarsi. Ha preso quindi contatto discretamente col killer, e gli ha comunicato chi è il vero capo dell’organizzazione, ovviamente senza dargli informazioni utili a smascherarlo. Ha iniziato a metterlo anche sul suo libro paga, scavalcando “Congo”, giustificando la decisione con l’ovvia considerazione che le sue prestazioni sono utili anche in altre zone della città. Resta così inteso che potrà disporre di Gigliolo ogni volta che ne avrà necessità.

Le cose sono in evoluzione, ancora nessuno fa mosse troppo scoperte per eliminare altri o tentare spostamenti importanti di potere, ma Profumo sente che i tempi sono maturi per iniziare a muoversi, prima che lo facciano altri. Lui è al massimo delle sue possibilità e indiscusso amministratore del suo pur circoscritto potere, e ha compiuto da poco 38 anni. Il boss invece dovrebbe essere vicino alla settantina, anche se non ha informazioni sicure in tal senso. Sa che non deve rischiare troppo, ma inizia una prima manovra, e tenta un avvicinamento con un collaboratore del sindaco che sa essere legato all’organizzazione. Non si sono mai visti prima, ma un pomeriggio chiede udienza e si presenta direttamente nel suo ufficio con la scusa della richiesta di varie autorizzazioni per l’impresa di pulizie dove figura essere impiegato. Fa capire senza dirlo esplicitamente che è disposto a pagare per accelerare le pratiche o avere facilitazioni particolari. È chiaramente una scusa, ma l’amministratore non mostra segni di capire le sue allusioni, infatti lo congeda cordialmente promettendo di fare tutto il possibile per il suo caso, in modo formale come farebbe con tutti e senza dargli nessun motivo per fargli pensare di essere disposto a farsi corrompere.

Francisco, trascorsi i dieci giorni, rivede Miguel, prima dentro un locale, e poi in giro per la città, entrambi camuffati con abiti per loro insoliti, occhiali e parrucche finte. Sembrano due perditempo che si raccontano storie, ma mettono a punto una strategia. Il giovane poliziotto, sotto copertura, cercherà di entrare nell’organizzazione facendosi conoscere come consumatore di coca che intende spacciare per potersi pagare il consumo. Dirà che è in città da poco, e non ha un lavoro stabile. Dovrà procurarsi un locale infimo da affittare per poco e anche un posto come lavapiatti o cose simili. Appena la barba sarà cresciuta ancora un po’ inizierà a frequentare i posti dello spaccio, per ora inizierà a pensare al luogo per dormire e ad un posto per lavorare.

La mossa di “Congo” non passa inosservata. La sera stessa il boss viene informato di quel maldestro approccio, e da quel momento l’irrequieto ed oscuro “uomo comune”, apparentemente tanto fedele ed efficiente, viene messo sotto sorveglianza speciale e l’incarico di riferire ogni possibile novità su quel fronte è affidato a Gigliolo. All’apparenza tuttavia per molti mesi nulla è destinato a mutare, perché il destino, o come lo si desidera chiamare, procede con i suoi tempi, ed un movimento inizialmente lento procede seguendo una sua forza di gravità inarrestabile, incontrollabile. L’acqua che penetra nel suolo attraversa strati diversi, si insinua tra gli spazi lasciati vuoti, impregna la terra sino a giungere ad una barriera impermeabile. E sopra di questa si accumula, crea un deposito, inizia a cercare nuove vie, a volte rispunta in superficie, lontanissima talvolta, portando disciolti in soluzione i minerali incontrati nel suo lungo viaggio.
Qui occorre fare una breve parentesi per parlare di un protagonista ancora poco conosciuto della storia:  Francisco Cardoso da Piras Ferreiro.

Parentesi
Era nato venticinque anni prima da una famiglia di origini portoghesi di antica nobiltà ma caduta in disgrazia ai tempi della dittatura di Salazar ed emigrata all’estero per sfuggire alle persecuzioni del regime. I genitori avevano avuto nella loro nuova patria di adozione due figli: Pilar, la primogenita, e lo stesso Francisco, di tre anni più giovane. Il padre, malgrado i figli che portavano una ventata di speranza nella vita della famiglia, non si era mai risollevato dal trauma dell’esilio. Aveva continuato per breve tempo ad esercitare la professione di avvocato, ma poi aveva iniziato a bere, sempre di più, sino ad una memorabile ubriacatura che aveva fatto scoppiare uno scandalo e lo aveva costretto a ritirarsi. La moglie dava lezioni private di portoghese, francese e spagnolo, ma questo non bastava a salvare la situazione economica, che precipitava sempre di più. Il padre si era lasciato cadere dal balcone di casa, al quinto piano, quando lui aveva solo 6 anni. La madre subito dopo aveva iniziato a fare uso di fortissimi psicofarmaci, e, qualche anno dopo, Pilar, prima di compiere sedici anni, già tossicodipendente da almeno un triennio, era morta per una overdose. Roba tagliata male, perché lei non poteva permettersi di cercare spacciatori più affidabili.
Quando era ancora un ragazzino Francisco si ritrovò sbattuto in un istituto per orfani, anche se tale in effetti ancora non era, mentre la madre veniva ricoverata in una clinica che nella realtà era solo un ospedale psichiatrico di infimo ordine e dal quale non sarebbe più uscita. Lui non ebbe più modo di vederla né di sapere esattamente dove si trovasse e in quali condizioni di salute versasse.
I quattro anni seguenti, per il ragazzo, furono tragici e formativi allo stesso tempo. Dove altri si sarebbero lasciati andare alla deriva lui trovò la forza e le motivazioni per andare avanti, e riscattarsi, cercando di portare il suo contributo all'idea di giustizia che coltivava da sempre.
Un insegnante in pensione che veniva a dare una mano a chi tra i ragazzi voleva studiare lo notò ed iniziò a seguirlo. Gli fece consolidare le basi di cultura generale, e lo iniziò agli studi di legge e diritto. Quando finalmente uscì dall’istituto, grazie all’insegnante, trovò un posto di lavoro presso una stazione di servizio e, in contemporanea, iniziò a prepararsi in ogni momento libero per il concorso in polizia.
A 20 anni era un giovane agente in giro per le strade, spesso con turni massacranti di notte e nei quartieri più pericolosi. Vedeva che molti colleghi, giovani e anziani, accettavano bustarelle e favori in giro, alcuni proteggevno anche gli spacciatori, ma lui non voleva piegarsi a tutto questo, ricordando come era morta Pilar, che ancora ricordava ridere, nei suoi sogni. Rifiutava ma stava al gioco. All’inizio i colleghi diffidavano di lui, ma poi si erano resi conto che a lui non importava quello che loro facevano se lo lasciavano in pace. In uno scontro a fuoco durante una rapina salvò la vita ad un anziano della sua squadra, uno che le bustarelle le prendeva, e che aveva pure una famiglia numerosa. Da quel momento nessuno si azzardò più a infastidirlo o a sospettare di lui, nè che avrebbe potuto tradire i colleghi che si vendevano. Un gruppo di anziani iniziò a prenderne le difese, quando capitavano discussioni, e tutto proseguì tranquillo sino al giorno in cui Francisco pestò i piedi al figlio di un capitano. Questo giovinastro stava picchiando con una mazza da baseball una prostituta mentre lui stava passando, da solo, per fare due passi nel quartiere, fuori servizio ed in borghese. L’avrebbe uccisa se lui non fosse intervenuto. Prima si avvicinò e urlò al ragazzo di smettere, quando questo gli si rivolse contro spiegò che era un poliziotto, gli ripeté che gli conveniva abbassare la mazza e che tutto si sarebbe risolto se l’avesse piantata.
Per nulla intimorito l’altro gli disse di farsi i fatti propri, che la polizia a lui non faceva nulla e che era protetto. Così dicendo gli si avventò contro e tentò di colpirlo. In meno di un minuto il bullo era steso dolorante a terra, e dopo meno di un quarto d’ora una pattuglia arrivava, arrestava il picchiatore e faceva ricoverare la ragazza in ospedale. Se la sarebbe cavata in un mese, aveva solo un paio di costole rotte e tanti lividi, ma nulla di grave.
In pochi giorni Francisco ricevette un encomio ufficiale, diverse minacce ufficiose ed un trasferimento-premio nel quartiere più difficile della città.

L'azione prosegue
L’acqua che si sprofonda nelle viscere della terra riemerge, prima o poi, e così un pusher inizia a spacciare in zone periferiche, per non infastidire il commercio di quelli arrivati prima, ma autorizzato da chi può farlo e quindi non infastidito a sua volta. Fa affari solo con persone ormai perse, che nessuno potrebbe più salvare, oppure con i pochi dei quartieri alti che momentaneamente non trovano il loro fornitore sicuro e discreto e vengono sin lì per non farsi riconoscere nel loro ambiente. Evita di passare roba a ragazzini o a persone che vogliono solo fare un viaggio, per provare. Sa far parlare e non dire mai nulla di sé, gira come un barbone ma è gentile, specialmente con le prostitute, che condividono la strada con lui e sono, come lui, l’ultimo gradino dell’organizzazione. Da loro, di tanto in tanto, ricava minuscoli tasselli di una verità ancora troppo confusa. 
Messi vicini sono ancora troppo pochi, lontani uno dall’altro, e anche fissandoli ad una certa distanza socchiudendo gli occhi non se ne ottiene nessuna immagine sensata.
Per un tempo interminabile ha contatti solo con queste donne, con chi lo rifornisce direttamente ed al quale passa i soldi, e con i clienti, alcuni ormai abituali. Non riesce a risalire ai livelli un po’ più alti della struttura. Una sera però ha un colpo di fortuna, assiste all’omicidio di un suo cliente che da tempo non pagava. Un povero ragazzo destinato comunque ad una fine squallida entro pochi mesi ma non per questo meno degno di un minimo di pietà umana. Il pusher riesce a prendere il numero di targa dell’auto del Killer, perché si trova a poca distanza, anche se fuori dalla vista, e il volto di quell’uomo che non ha mai visto in giro prima si stampa indelebile nella sua mente.

... e poco a poco si avvia a conclusione
Miguel, nel suo ufficio, ha davanti il fascicolo personale di Francisco che gli è arrivato solo oggi dopo oltre un anno dal suo trasferimento in quel commissariato. È sempre stupito dell’inefficienza della polizia, e si chiede come possa funzionare quella struttura in parte corrotta ed in parte soffocata dalla burocrazia. Ma funziona, in qualche modo, anche se molti si pagano la loro polizia privata, con la conseguenza di non rare invasioni di campo.
Ma lasciando questi pensieri che aumentano la sua tristezza di fondo legge solo quelle poche pagine che portano tutte il timbro “Riservato”.
Alla fine della lettura chiude la cartelletta, chiude gli occhi, appoggia i gomiti sulla scrivania, appoggia la testa tra le mani e riflette. Ora capisce la forza di quel ragazzo, che prima aveva solo intuito. Aveva quindi giocato d’azzardo quando gli aveva dato fiducia proponendogli quella missione rischiosissima, ma il suo fiuto non lo aveva tradito.
Ora ha la conferma ufficiale che è la persona giusta, che si muove in modo intelligente e determinato, che può sacrificare alcuni principi per puntare a qualcosa che genericamente lui chiama “giustizia”, ma che non saprebbe definire, se non arrivando a motivazioni profonde, irrazionali, in sostanza inspiegabili. L’informativa finale che riguarda la sua azione in difesa di quella prostituta, che altrimenti sarebbe stata un’altra donna uccisa tra le tante, lo turba, gli fa riaffiorare ricordi dolorosi, e gli fa prendere la decisione di prolungare ancora per poco la missione sotto copertura del ragazzo, che potrebbe essere suo figlio, e del quale ora improvvisamente e pesantemente si sente responsabile, esattamente come avviene con Anna.
L’ultima informazione che lui gli ha mandato, quella targa, e quella descrizione molto meticolosa, gli ha fornito il nome di uno straniero che vive da tempo in città, un personaggio ambiguo che potrebbe essere una chiave per entrare nella stanza, o nelle stanze, dei segreti. Dopo un anno sotto copertura è il primo passo avanti concreto. Miguel mette la cartelletta nella sua borsa, non intende lasciarla in ufficio tra le altre, ed esce per farsi due passi, diretto al laboratorio di un altro suo collaboratore segreto.

Pedro Alimendaz riceve la spiata di un nuovo tentativo di corruzione operato da “Congo” nei confronti di un responsabile della ditta di import-export che è la sua principale fornitrice di coca ed armi. Stavolta non ci sono dubbi, il suo uomo ha idee che non gli piacciono, ed ordina di telefonare a Gigliolo perché sistemi in via definitiva la faccenda. Un nuovo capozona per la parte nord della città è pronto a prendere il posto di Profumo, già dal giorno dopo. L’operazione di pulizia è da realizzarsi stanotte, nello stesso residence dove vittima e carnefice alloggiano. Poi anche Gigliolo dovrà sparire perché inizia ad essere troppo rischioso farlo agire ancora senza attirare sospetti e curiosità.
Un tir pronto con un carico per l’imbarco porterà via entrambi dalla città per sempre, in modo pulito e senza tracce.

Il pusher viene informato che il suo lavoro sotto copertura finirà anticipatamente, che le notizie raccolte sono sufficienti, che ora può fare domande in modo più esplicito a chi contatta nel giro, se vuole, ma sempre senza mettersi troppo in mostra né in pericolo inutilmente. Tutto deve finire tra 7 giorni, trascorsi i quali sparirà per godersi un periodo di ferie maturate nel frattempo in una località di villeggiatura, al mare, che ancora non gli viene comunicata per precauzione.
Il commissario, al tecnico che già a suo tempo gli ha bonificato da cimici ed altri sistemi elettronici di controllo l’ufficio e messo in sicurezza il computer di lavoro al suo arrivo nell'attuale sede, ha alcuni incarichi da commissionare. Prima di tutto vuole verificare come procede il prelievo mimetizzato di fondi da alcuni conti segreti di trafficanti che operano ancora nella sua vecchia zona di competenza. L’idea è stata del tecnico, che sa come introdursi in una rete protetta, a condizione di avere alcune informazioni su chi la controlla. In tal modo, dividendo esattamente a metà i guadagni, hanno messo da parte entrambi una discreta somma, che però per prudenza nessuno dei due ancora ha usato.
Poi vuole affidargli il compito di raggiungere in qualche modo quel Gigliolo, sapere quali sono i suoi contatti, scoprire quante più cose possibili su di lui, anche se non sa ancora cosa. 
L’ultimo incarico che ha in mente è quello di indagare su un certo capitano e sul suo violento figlio, tutt’ora incensurato e sconosciuto al casellario della polizia.

Ed ecco la conclusione  (provvisoria?) in poche righe
Un giorno i giornali cittadini escono con la notizia che un noto capitano della polizia è stato arrestato dai colleghi perché coinvolto in un traffico di ragazze destinate alla prostituzione, e con lui, con le stesse imputazioni, vengono arrestati il figlio e vari insospettabili.

Gigliolo prima uccide il suo capo diretto, Profumo, poi ne nasconde il corpo in un baule ed infine si allontana per sempre dal residence dopo aver regolarmente saldato i conti, adducendo come motivazione un trasferimento ad altra sede delle sue attività. Quello che non sa ancora mentre sbriga le formalità nell’ufficio del gestore, il signor Cuisiner, è che la sua vera destinazione è il fondale dell’oceano Pacifico, che raggiungerà assieme al corpo di Profumo.

Il consigliere finanziario di Pedro Alimendaz informa terrorizzato il suo capo che alcuni conti sono letteralmente stati svuotati con bonifici apparentemente autorizzati dallo stesso Alimendaz ed i beneficiari sono alcuni perfetti sconosciuti. Inoltre un ufficiale del servizio tributario ha richiesto la sua presenza presso il Dipartimento.

Francisco Cardoso da Piras Ferreiro fa la sua comparsa sotto falso nome in una nota località balneare d'oltreoceano in piena stagione turistica. Ora si fa chiamare Alfonso Driga, alloggia in un albergo di buon livello e suscita l’interesse della popolazione femminile del luogo. In una banca locale possiede un conto di tutto rispetto recentemente aperto a suo nome.

Una serie di retate nei quartieri a nord della città mette in crisi per qualche mese il traffico di stupefacenti e fa uscire dal gioco per molti anni alcuni protettori noti nell’ambiente per la loro brutalità nel trattare le donne.

Miguel Fuentes scrive un rapporto nel quale dichiara che un suo poliziotto, trasferito poco più di un anno prima nel commissariato che dirige, ha rassegnato le dimissioni dal servizio. Poi compila con calma la domanda di pre-pensionamento che sino a quel momento neppure voleva prendere in considerazione. Non è ancora certo di volerla consegnare, ed infatti lascia in bianco data e firma, ma intanto la completa in ogni sua parte, e la mette nel cassetto con un’aria un po’ meno triste del solito.
                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana