I vegetali ”Sono capaci di vedere, ascoltare,
scegliere e ricordare. Dormono, riconoscono i 'parenti', comunicano fra loro e
ciascuna ha il suo carattere: le piante non sono solo intelligenti, ma
addirittura brillanti. A dirlo è la ricerca scientifica, come affermano Stefano
Mancuso e Alessandra Viola in 'Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del
mondo vegetale' (Giunti editore)”.
La neurobiologia vegetale quindi non
ha dubbi in proposito, i viventi, tutti i viventi, sono sensibili, e ogni
essere vivente capace di sensibilità è capace anche di provare sofferenza.
Non soffrono quindi solo il maiale
allevato ed ucciso per nutrire l’uomo, o il piccolo roditore che finisce preda
del falco, o il cane preso a bastonate inutilmente dal ragazzo idiota o tenuto
alla catena giorno e notte dal padrone poco rispettoso dell’animale.
Del resto la natura non è vegana, ma
ha prodotto una rete alimentare nella quale ogni essere vivente è vittima e
carnefice, è nessun uomo può pensare di emanciparsi da questa condizione
ascoltando musiche rilassanti, parlando di pace col mondo o illudendosi di
poter non far soffrire qualche altro essere vivente.
Esiste un solo modo per non far
soffrire più alti esseri nutrendosi dei loro tessuti: morire.
Ed esiste un solo modo umano e
rispettoso per vivere: non provocare sofferenze se sono inutili. Tutto il resto
lo lascio al fanatismo di chi parla di amare più un gatto del fratello, e che
preferisce la violenza contro l’uomo che “sbaglia” piuttosto di quella contro
un animale.
Per concludere quindi rimane
sicuramente importante, come sostengono dietologi, ecologisti ed economisti,
ridurre il consumo di carne, e le considerazioni precedenti servono solo come
stimolo per approfondire sempre di più questo tema, ma non offrono risposte
consolatorie a nessuno. Il vegano non è autorizzato a denigrare chi non lo è e
neppure il cacciatore deve sentirsi a posto con la coscienza.
La consapevolezza dell’uomo è solo
un percorso continuo, e, per ora, la sola cosa che mi sembra appurata è un
livello del dolore legato ai livelli evolutivo e di coscienza. Un essere
ipoteticamente più evoluto e sensibile dell’uomo avrebbe potenzialità di dolore
enormemente maggiori, mentre un insetto, o una pianta di lattuga, molto
inferiori.
A volte poi dobbiamo far soffrire
anche qualche essere umano, non solo qualche animale. Credo sia importante
ridurre al minimo indispensabile queste occasioni, ma senza l’illusione di
poterle eliminare accusando quindi tutti gli altri di insensibilità colpevole
quando questo non avviene.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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