mercoledì 21 ottobre 2015

Il progetto





Lasciatemi la libertà, la fantasia, la possibilità di sbagliare ma anche di trovare soluzioni nuove. Fatemi entrare dall’uscita, permettetemi di stare dentro un partito e di criticarlo in modo feroce, perché è il solo modo che conosco per partecipare attivamente ad un progetto, ed è esattamente la modalità di approccio tanto gradita al sistema che mi sempre premiato con un’inesistente carriera. Alcune formiche, tra le migliaia che appartengono ad una società organizzata e ferrea come la loro, fanno esattamente l’opposto di quello che fanno le altre. Non si è mai capito esattamente perché lo facciano, ma loro lo fanno, e portano indietro quello che altre, a fatica, hanno appena portato nel nido.

Non amo però creare fastidi, non per il gusto di crearli almeno, io cerco solo di correggere il tiro, di evitare piccoli o grossi errori, magari a volte sbagliando, ovviamente, perché se difendo un’idea non che per questo unico motivo questa debba essere corretta per definizione.

Mi è difficilissimo adeguarmi ad un progetto o seguire alla lettera specifiche istruzioni, qualsiasi tipo di istruzioni. Questo supera ogni mia possibilità, ed è uno dei miei peggiori limiti. Una ricetta di cucina non riuscirò mai a realizzarla esattamente com’è scritta, mentre invece seguirò senza alcuna fatica quello che vedo fare, e lo ripeterò, se alla mia portata. L’empatia con le persone, o il desiderio di far rivivere un momento o un’emozione valgono più di ogni altra cosa, sicuramente di quanto pensano cuochi blasonati che, talvolta, mi fanno venire l’orticaria quando parlano di sé stessi in terza persona, oppure quando, invece di dire come preparano uno stufato, sembra che stiano spiegando perché noi siamo qui ora, sulla Terra.

Sono nato in un momento magico nel quale i mattoncini di plastica più famosi al mondo venivano venduti in scatole senza istruzioni, oppure con talmente tante istruzioni e modelli realizzabili possibili che questo non poteva che aprire nuovi mondi di possibilità. Praticamente potevo pensare di costruire una gru, un castello, un’auto, un ponte, cioè ogni cosa, non solo quanto suggerito. Provaci ora, se riesci, con le confezioni che attirano i bambini e che permettono di ottenere solo quella nave spaziale, o quel camion dei pompieri, e niente altro.

Io provo una nostalgia fortissima per quello che esisteva poco più di venti anni fa e che ora è del tutto scomparso. Parlo dei piccoli negozi di giocattoli, a volte minuscoli empori o addirittura ferramenta di paese dove, entrando a curiosare, si potevano trovare giochi quasi unici, prodotti in pochi esemplari da qualche ditta locale e introvabili nella regione accanto, a soli 50 chilometri di distanza. Lo stesso poi mi capitava andando all’estero perché, con la scusa di accompagnare mio figlio, non mi perdevo uno sola di queste botteghe di magie, e a volte spendevo di più per un gioco che per cose più serie.

Poi ad un certo punto è tutto finito. Ovunque si è cominciato a trovare soltanto la stessa identica offerta, ed entrare per curiosare tra scaffali ed espositori a Berlino, Ravenna o Annecy non ha più fatto alcuna differenza; cambiava solo la lingua, o il prezzo, ma il gioco era lo stesso.

Ora capisco che la bellezza stia anche nell'opportunità che tutti abbiano accesso ad ogni cosa, ma quello che mi sfugge è perché dobbiamo uniformarci ed avere lo stesso identico progetto anche per i nostri sogni.



                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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