Sono salito sopra il fico, forse per cercare di
raggiungere qualche frutto, o forse solo per dimostrare che sapevo salire sopra
il fico.
Quando però mi ci sono trovato avevo perso le
motivazioni iniziali perché non dovevo più dimostrare nulla e non potevo
neppure raggiungere i frutti, troppo lontani per le mie mani e su rami troppo
sottili e fragili per potermi fidare ad appoggiarmi su di loro.
“Ho voluto
fare una cosa che, alla prova dei fatti, si è rivelata inutile”, ho
iniziato a pensare. Una delle tante, né la prima e neppure l’ultima,
considerando quello che è successo subito dopo, qualche tempo dopo ed anni
dopo.
Intanto però stavo sopra il fico. Scendere subito
mi è sembrato stupido, ed avrebbe reso ancor più inutile la mia salita. Quindi mi
sono trovato una posizione più comoda, con la schiena protetta dal fusto principale,
ben seduto e con i piedi appoggiati ad un robusto ramo. Ed ho aspettato,
distraendomi nel guardare attorno.
Non è successo assolutamente nulla, tranne il
passare di qualche insetto volante un po’ fastidioso. Non ho avuto alcun
diverso e migliore punto di vista sulla realtà, perché stare a due metri dal
suolo non mi ha permesso di notare nulla che già non conoscessi. Non ho neppure
visto, nascosto tra le foglie, qualche cosa di interessante o “proibito”. Nulla
di nulla. Spazio e tempo vuoti, adatti a meditare, riempiti di pensieri.
Uno spazio libero completamente, per quanto io
ora possa ricordare, senza urgenze o bisogni immediati, senza fretta o doveri
da rispettare. Forse cercavo questo, salendo sul fico? Non credo. Non ero e non
sono tanto filosofo.
In seguito, molti anni dopo, mi è successo di
andare a teatro e di assistere ad uno spettacolo assolutamente impreparato,
senza immaginare cosa avrei visto (ebbene sì, ho fatto pure questo) e quindi di
trovarmi spiazzato, senza termini di giudizio, nella situazione di dovermi
adattare ad un imprevisto e di dover cercare di uscirne in qualche modo, senza ammettere
pubblicamente un mio errore iniziale.
La cosa che mi bruciava e mi brucia, in questi
momenti, è dover fare i conti con il mio amor proprio, che ne esce sempre un po’
ammaccato.
Poi, non ricordo quanto tempo dopo, sono sceso dal fico.
Poi, non ricordo quanto tempo dopo, sono sceso dal fico.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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