Una sera erano fuori entrambe, ora non ricordo
esattamente dove fossero andate, ma me lo avevano detto, e più o meno sapevo
anche l’ora del loro ritorno. Recuperai candele di ogni genere, alcune le avevo
già in casa, altre forse le comprai per l’occasione. Quando più o meno calcolai
che era il momento giusto, e che avrei avuto una buona probabilità di far
coincidere lo spettacolo col loro rientro, disposi tutti quei punti luce sulle
scale che scendevamo, li accesi con attenzione e poi, dopo aver controllato un’ultima
volta che in ogni caso non si sarebbero verificati incidenti, andai a dormire. Stavo
per prendere sonno quando sentii che la porta d’ingresso si apriva, e che loro avevano
visto le scale illuminate da candele e lumini. Sentii commenti indistinti e un
paio di risate, ma non aprii la porta. Non ne avevo bisogno.
Una primavera vidi una canoa su un lago. Mi informai,
trovai il cantiere che le costruiva, me ne offrirono una usata e molto
economica che dopo una settimana di dubbi mi comprai. Non mi lanciai mai per rapide
o in altre imprese estreme, ma con quella canoa scoprii punti per me nuovi di
laghi e fiumi, e una volta mi azzardai anche sul Po, il mio vecchio e grande
fiume.
Lui non aveva girato il mondo, ma feci in tempo
a fargli scoprire un po’ le montagne. Lo portai in un rifugio, e venne filmato dalla
cinepresa di un amico. Alcuni anni dopo,
lui se ne era già andato, volli rivedere quel film, ma fu la prima e l’ultima
volta che chiesi di farlo. Chi se ne va ha il diritto di essere ricordato com’era,
ma non è giusto rivederlo come se fosse ancora presente. Porta troppo dolore.
Abitavo in periferia, era una serata gelida,
invernale, non volevo stare in casa, e scesi a piedi verso il centro dove
speravo di incontrare qualcuno. Era nuvoloso e l’umidità penetrava il giaccone quasi
non lo indossassi. La strada era bagnata come dopo una pioggia. Le poche luci erano
smorzate dalle ombre degli alberi sempreverdi.
All’improvviso le nubi sparirono, e colsi quel
momento di passaggio con un certo stupore. Le stelle tornarono a riempire il
cielo, numerosissime, bellissime, come solo in certe stagioni ed in certi punti
si possono ammirare. Erano di nuovo le signore della notte.
In pochi secondi, intanto, tutto il bagnato che
prima ricopriva strade e marciapiedi si trasformò in ghiaccio. Camminare diventò
difficile, e poiché io stavo ancora scendendo, e non ero su una superficie
orizzontale, rischiai più volte di scivolare e cadere. E così guardai i
cristalli in basso e meno quelli sopra di me, nel cielo nero. Loro, le stelle,
mi osservarono, ne sono certo, e forse sorrisero.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.