martedì 20 ottobre 2015

Finisterre




Arrivai che il giorno stava finendo, momento perfetto, quindi. Non trovai quello che pensavo che avrei trovato, pure questo a suo modo perfetto. Nessuno a darmi indicazioni o risposte o anche solo un consiglio sulla cosa migliore da fare in quella situazione. Davanti l’oceano e dietro la terra; in quel punto si scambiavano le rispettive competenze.

Non è un punto però, è più corretto definirlo linea. Una linea mutevole e indecisa, che solo ad una certa distanza appare più netta. Scambio i tempi verbali dal passato al presente, lo so. È che adesso sono razionale, e tento una descrizione generale. All’inizio no. Finisterre non è un luogo preciso che io possa spiegare esattamente dove si trova. È in Spagna, in Francia o in nessuno di questi due Paesi? Per ora non so rispondere, e credo non sia neppure importante.

Arrivai che il sole doveva ancora calare del tutto ed avevo un po’ di luce a disposizione per decidere dove passare la notte. Tornare sui miei passi non sembrava il caso, visto che avevo camminato da almeno tre ore senza incontrare nessuna costruzione e nessun’anima viva. L’ultimo edificio visto in lontananza era stato una piccola chiesetta spersa nel verde della vegetazione bassa, per il resto solo gabbiani, che mi urlavano non so cosa passandomi sulla testa. La scogliera mi mostrava le onde diverse decine di metri sotto, e tutto quello che potevo vedere alla mia portata era una casupola in pietra, col tetto in lastre di pietra e un piccolo muretto in pietra attorno, basso, con un’apertura senza cancelli. Quando non si ha scelta la decisione da prendere è sempre facile, piacevole o meno che sia, quindi mi diressi verso la casetta.

Man mano che mi avvicinavo avevo l’impressione di trovarmi davanti ad una tipica baita, o meglio, ad un rifugio alpino in quota, di quelli che si trovavano alcuni anni fa, sempre aperti, lasciati alla cura dei rari alpinisti di passaggio, quando la maleducazione ancora non era cresciuta ai livelli attuali, le montagne si rispettavano e non erano invase da elicotteri, moto e fuoristrada. Arrivato davanti al muretto lo superai facilmente, senza neppure passare per l’apertura prevista, e vidi la robusta porta con una semplice maniglia in ferro, scuro ma non arrugginito. Esattamente come avevo immaginato la porta era chiusa ma non a chiave, e potei entrare senza difficoltà nell’unico locale. Un tavolo, tre sedie, quattro pagliericci e due panche utilizzabili come brande, certo più dure dei pagliericci ma sicuramente meno a rischio di ospiti poco graditi. Un intero lato era occupato dal camino, e, accanto, pure qualche ciocco di legna. Niente altro, ma non avevo bisogno d’altro. Per quella sera avevo cibo a sufficienza, acqua, qualche candela, un libro e il sacco a pelo.

Un paio di ore dopo stavo già dormendo, alla fine della terra, in quel luogo che mi aveva evocato chissà quali fantasie o incontri leggendone il nome sulla piantina che portavo con me. Il nome dato alle cose evoca un fine, ha un motivo, in particolare un nome come quello, e un po’ rimasi deluso, lo ammetto.

Più tardi, nel corso della notta, aprii gli occhi nel buio, con la netta sensazione di essere osservato. Accesi a fatica la candela, e lo vidi, seduto, appoggiato alla parete sull’altro lato della piccola stanza.
-        Non ho risposte, se cerchi quelle. -
-        …. –
-        Mi hai capito, qui non troverai quello che cerchi, ma troverai quello che non cerchi. –
-        Non… -
Mi misi seduto, rabbrividendo un po’ per il freddo che si faceva sentire, ma non riuscii a dire nulla di sensato. Lui mi guardava, tranquillo, e non so immaginare la sua età, o descriverlo. Sembrava l’essenza dell’essere umano, un volto comune e senza alcun particolare per essere ricordato. Poteva forse essere una maschera? Ora me ne sorge il dubbio, ma in quel momento pensavo ad altro.
-        Tu credevi che qui finisse la terra? È questo il motivo stupido che ti ha fatto camminare tanto? Volevi il brivido di un posto magico o, magari, speravi di incontrare una donna bellissima e misteriosa che aspettasse solo te? –
Impossibile rispondere, avrei forse dovuto solo annuire. Ma non servì farlo. Lui capì e continuò:
-        La terra non finisce mai, per gli stupidi. Voi camminate, camminate, potreste farlo all’infinito, ripercorrendo sempre le solite vie. Potreste pure fare il giro a piedi di tutta la circonferenza del pianeta, se fosse possibile, vi ritrovereste al punto di partenza e ricomincereste. Hai mai pensato che la fine della terra non è dove comincia il mare? La terra continua pure sotto la sua superficie liquida, magari scende, ma prima o poi riemerge. Ed è la stessa che si era immersa a tanta distanza, sempre quella. Che razza di fine pensavi di trovare, qui? Eppure tu che hai giocato col nastro di Moebius avresti dovuto saperlo, solo che a volte la tua razionalità diventa opzionale, ti fa comodo ignorarla.
-        Ma non è com… -
-        È così invece. Lo sai meglio di me. Sei partito per cercare non sai neppure cosa, non sei arrivato da nessuna parte ma hai viaggiato, questo è evidente. Ti sei spostato nel tempo e nello spazio, ed hai persino ritrovato i tuoi quindici anni, e i sette, un po’ confusi, ma li hai rivisti. Solo che vorresti andare avanti, oltre gli anni che hai adesso, tenendoti strette alcune cose ed abbandonandone altre. Che illuso! Fai tenerezza. La bella donna misteriosa cosa credi che ti avrebbe potuto nascondere a lungo del suo mistero, ammesso che tu l’avessi incontrata qui? Confessalo: da eterno insoddisfatto vorresti l’assoluto che solo gli altri hanno. Eppure anche gli altri non hanno l’assoluto, sei tu che pensi che l’abbiano. I più sfortunati poi continuano a cercare, peggio di quello che fai tu. E tu, da fesso, li ammiri pure. –
-        Ma non è così, io sto… -
-        Tu stai perdendo tempo, ed il tempo è prezioso. La tua via non è segnata ma non è neppure uno spazio libero e senza vincoli. Pure i delinquenti rispettano una legge, quella di gravità, non possono farne a meno, ci stanno immersi pure loro nella realtà, e tu lo stesso, ci stai dentro e devi rispettare la tua legge. –
-        Ma che legge dovrei rispettare? Io no… -
-        Tu hai fatto scelte, le hai fatte liberamente, sei arrivato sin qui, liberamente, ha preso impegni, liberamente. Quale libertà migliore pensi di trovare, oltre a questa? Dormi, ti conviene, e domattina scegli liberamente. Puoi andare verso l’oceano, e trattenere un po’ il respiro. Oppure tornare indietro, dove ti aspetta il resto della tua vita.

Mi alzai che il giorno stava iniziando, momento perfetto, quindi. Non trovai quello che sognavo di trovare, pure questo a suo modo perfetto. Nessuno, appena sveglio, era lì a darmi indicazioni o risposte o anche solo un consiglio sulla cosa migliore da fare nel giorno che mi aspettava. Davanti la strada, quella solita, quella che cerco, quella che voglio percorrere.




                                                                                                        Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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