Arrivai che il giorno stava finendo, momento
perfetto, quindi. Non trovai quello che pensavo che avrei trovato, pure questo
a suo modo perfetto. Nessuno a darmi indicazioni o risposte o anche solo un
consiglio sulla cosa migliore da fare in quella situazione. Davanti l’oceano e
dietro la terra; in quel punto si scambiavano le rispettive competenze.
Non è un punto però, è più corretto definirlo
linea. Una linea mutevole e indecisa, che solo ad una certa distanza appare più
netta. Scambio i tempi verbali dal passato al presente, lo so. È che adesso
sono razionale, e tento una descrizione generale. All’inizio no. Finisterre non
è un luogo preciso che io possa spiegare esattamente dove si trova. È in
Spagna, in Francia o in nessuno di questi due Paesi? Per ora non so rispondere,
e credo non sia neppure importante.
Arrivai che il sole doveva ancora calare del
tutto ed avevo un po’ di luce a disposizione per decidere dove passare la
notte. Tornare sui miei passi non sembrava il caso, visto che avevo camminato
da almeno tre ore senza incontrare nessuna costruzione e nessun’anima viva. L’ultimo
edificio visto in lontananza era stato una piccola chiesetta spersa nel verde
della vegetazione bassa, per il resto solo gabbiani, che mi urlavano non so
cosa passandomi sulla testa. La scogliera mi mostrava le onde diverse decine di
metri sotto, e tutto quello che potevo vedere alla mia portata era una casupola
in pietra, col tetto in lastre di pietra e un piccolo muretto in pietra
attorno, basso, con un’apertura senza cancelli. Quando non si ha scelta la
decisione da prendere è sempre facile, piacevole o meno che sia, quindi mi
diressi verso la casetta.
Man mano che mi avvicinavo avevo l’impressione
di trovarmi davanti ad una tipica baita, o meglio, ad un rifugio alpino in
quota, di quelli che si trovavano alcuni anni fa, sempre aperti, lasciati alla
cura dei rari alpinisti di passaggio, quando la maleducazione ancora non era
cresciuta ai livelli attuali, le montagne si rispettavano e non erano invase da
elicotteri, moto e fuoristrada. Arrivato davanti al muretto lo superai
facilmente, senza neppure passare per l’apertura prevista, e vidi la robusta
porta con una semplice maniglia in ferro, scuro ma non arrugginito. Esattamente
come avevo immaginato la porta era chiusa ma non a chiave, e potei entrare
senza difficoltà nell’unico locale. Un tavolo, tre sedie, quattro pagliericci e
due panche utilizzabili come brande, certo più dure dei pagliericci ma
sicuramente meno a rischio di ospiti poco graditi. Un intero lato era occupato
dal camino, e, accanto, pure qualche ciocco di legna. Niente altro, ma non
avevo bisogno d’altro. Per quella sera avevo cibo a sufficienza, acqua, qualche
candela, un libro e il sacco a pelo.
Un paio di ore dopo stavo già dormendo, alla
fine della terra, in quel luogo che mi aveva evocato chissà quali fantasie o
incontri leggendone il nome sulla piantina che portavo con me. Il nome dato
alle cose evoca un fine, ha un motivo, in particolare un nome come quello, e un
po’ rimasi deluso, lo ammetto.
Più tardi, nel corso della notta, aprii gli
occhi nel buio, con la netta sensazione di essere osservato. Accesi a fatica la
candela, e lo vidi, seduto, appoggiato alla parete sull’altro lato della
piccola stanza.
-
Non ho risposte, se
cerchi quelle. -
-
…. –
-
Mi hai capito, qui non
troverai quello che cerchi, ma troverai quello che non cerchi. –
-
Non… -
Mi misi seduto, rabbrividendo un po’ per il
freddo che si faceva sentire, ma non riuscii a dire nulla di sensato. Lui mi
guardava, tranquillo, e non so immaginare la sua età, o descriverlo. Sembrava
l’essenza dell’essere umano, un volto comune e senza alcun particolare per
essere ricordato. Poteva forse essere una maschera? Ora me ne sorge il dubbio,
ma in quel momento pensavo ad altro.
-
Tu credevi che qui
finisse la terra? È questo il motivo stupido che ti ha fatto camminare tanto?
Volevi il brivido di un posto magico o, magari, speravi di incontrare una donna
bellissima e misteriosa che aspettasse solo te? –
Impossibile rispondere, avrei forse dovuto solo
annuire. Ma non servì farlo. Lui capì e continuò:
-
La terra non finisce
mai, per gli stupidi. Voi camminate, camminate, potreste farlo all’infinito,
ripercorrendo sempre le solite vie. Potreste pure fare il giro a piedi di tutta
la circonferenza del pianeta, se fosse possibile, vi ritrovereste al punto di
partenza e ricomincereste. Hai mai pensato che la fine della terra non è dove
comincia il mare? La terra continua pure sotto la sua superficie liquida,
magari scende, ma prima o poi riemerge. Ed è la stessa che si era immersa a
tanta distanza, sempre quella. Che razza di fine pensavi di trovare, qui?
Eppure tu che hai giocato col nastro di Moebius avresti dovuto saperlo, solo
che a volte la tua razionalità diventa opzionale, ti fa comodo ignorarla.
-
Ma non è com… -
-
È così invece. Lo sai
meglio di me. Sei partito per cercare non sai neppure cosa, non sei arrivato da
nessuna parte ma hai viaggiato, questo è evidente. Ti sei spostato nel tempo e
nello spazio, ed hai persino ritrovato i tuoi quindici anni, e i sette, un po’
confusi, ma li hai rivisti. Solo che vorresti andare avanti, oltre gli anni che
hai adesso, tenendoti strette alcune cose ed abbandonandone altre. Che illuso!
Fai tenerezza. La bella donna misteriosa cosa credi che ti avrebbe potuto
nascondere a lungo del suo mistero, ammesso che tu l’avessi incontrata qui? Confessalo: da eterno insoddisfatto vorresti l’assoluto che solo gli altri
hanno. Eppure anche gli altri non hanno l’assoluto, sei tu che pensi che l’abbiano.
I più sfortunati poi continuano a cercare, peggio di quello che
fai tu. E tu, da fesso, li ammiri pure. –
-
Ma non è così, io sto…
-
-
Tu stai perdendo tempo,
ed il tempo è prezioso. La tua via non è segnata ma non è neppure uno spazio
libero e senza vincoli. Pure i delinquenti rispettano una legge, quella di
gravità, non possono farne a meno, ci stanno immersi pure loro nella realtà, e
tu lo stesso, ci stai dentro e devi rispettare la tua legge. –
-
Ma che legge dovrei
rispettare? Io no… -
-
Tu hai fatto scelte, le
hai fatte liberamente, sei arrivato sin qui, liberamente, ha preso impegni,
liberamente. Quale libertà migliore pensi di trovare, oltre a questa? Dormi, ti
conviene, e domattina scegli liberamente. Puoi andare verso l’oceano, e
trattenere un po’ il respiro. Oppure tornare indietro, dove ti aspetta il resto
della tua vita.
Mi alzai che il giorno stava iniziando, momento
perfetto, quindi. Non trovai quello che sognavo di trovare, pure questo a suo
modo perfetto. Nessuno, appena sveglio, era lì a darmi indicazioni o risposte o
anche solo un consiglio sulla cosa migliore da fare nel giorno che mi aspettava.
Davanti la strada, quella solita, quella che cerco, quella che voglio
percorrere.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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