venerdì 31 gennaio 2014

Il bel Paese


Non è priva di difetti la nostra Italia. Ha un patrimonio di bellezze naturali, storiche ed artistiche praticamente unico al mondo che non valorizziamo e facciamo cadere a pezzi con incosciente determinazione. Abbiamo disoccupazione e crisi generalizzata, una pubblica amministrazione da ricostruire su principi di efficienza e non di clientelismo ed un settore privato che tende all’evasione, alle furbizie ed all’interesse non sempre legittimo. Possediamo poi una malavita organizzata tra le più efficienti al mondo.
E poi siamo in Europa, della quale fummo tra i soci fondatori, ma ridotti ora un po’ ai margini e considerati, a torto o a ragione, un peso e non una risorsa.
Ma, e cambio subito registro, sono felice di essere europeo e anche italiano.
Credo nell’Euro, anche se il discorso sarebbe lungo, e sicuramente la politica BCE deve essere rivista, per ridarci dignità umana, non solo valore commerciale. Ci credo essenzialmente per il fatto che l’Europa, che ha aperto le frontiere, ha realizzato unione tra popoli che prima si combattevano, ha gettato un primo seme per una vera unione politica, che ancora manca, e che non si vuole raggiungere, per egoismi sempre più forti e centrifughi.
Del resto quali sono le alternative all’Italia? Cioè in quale paese sarebbe stato meglio nascere, ammesso fosse stato possibile, invece che nel nostro? Scusandomi con chi, in questi anni, emigra per cercare lavoro e con chi il lavoro lo perde, cosa di gravità assoluta, tento un’operazione fittizia immaginando in quale paese diverso dal nostro potrebbero, oggi, vivere meglio una donna, un anziano, un omosessuale, un non credente o un credente non della religione dominante nello stato in questione, un appartenente alla classe più debole e meno protetta insomma, e come parametri per esprimere un mio ingenuo parere considero la scuola, la sanità, i servizi in genere, i diritti umani (parità tra sessi, anziani, gay e lesbiche, o scelte etiche come l’eutanasia e aborto) e solidarietà sociale.
Detto questo non avrei voluto nascere negli Stati Uniti, dove se non si guadagna si muore, e in ospedale neppure ti curano. La ripresa di cui si parla in questi mesi si fonda su nuovi posto lavoro che sono gli stessi persi alcuni anni fa, solo pagati molto meno. Neppure in Svizzera: vera accoglienza solo per i capitali (e da quanti anni le donne votano in quel civilissimo paese?).
Non in Russia, dove un numero enorme di cittadini non possiede quello che per noi italiani è la normalità, per non parlare dei diritti e della libertà. Neppure in Cina, che ha una società in crescita, dove i ricchi sono più di tutti gli abitanti dell’Italia, ma dove il lavoro nelle fabbriche è sottopagato e i tassi di inquinamento che hanno raggiunto sono tali da impedire, nel prossimo futuro, il mantenimento di quel ritmo di crescita. Senza parlare della libertà personale, ovviamente. Non in Giappone. Altro mondo. Diritti sindacali inesistenti, ed una sindrome nuova, il suicidio da sfruttamento lavorativo che ha creato un neologismo: karoshi Non in India, la patria delle caste, della divisione netta tra cittadini, dove ancora oggi esiste lo stupro autorizzato dagli anziani del villaggio. Non in uno dei tanti Paesi che antepongono la legge coranica al diritto civile. Qui non faccio esempi, ma è chiaro il motivo per il quale li escludo. Neppure in Israele, Palestina, Siria, Sudan, TurchiaNigeria, Congo, Kenya, Libano, Iraq o in tutti quei paesi dove sono in atto conflitti o guerre.
E neppure in Grecia, che malgrado sia la culla della civiltà europea, è in situazioni economiche disastrose, per colpa sua e pure per colpa nostra, cioè di noi europei.

Non continuo, ma capisci che la scelta del Paradiso in Terra si restringe sempre più, ed ho evitato di aggiungere altri paesi nei quali si vive peggio che nel nostro.
Se poi la tua teoria è che è meglio essere giovani, sani, ricchi e belli e non vecchi, poveri, malati e pure brutti, allora non posso che concordare, ma in questo caso non parli di Euro e di Europa ed Italia, ma di sogni o di rivoluzione e di guerra civile, che, notoriamente, fa molti morti tra chi pensava di trovare invece un mondo migliore e, alla fine, non sempre migliora la situazione.

                                                                     Silvano C.©


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Meglio la ludoteca che la ludopatia, ecchecavolo!

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Il cavolo non fa bene solo per la vitamina C, ma quello rosso può essere anche utilizzato come un buon indicatore chimico. Visto che un indicatore chimico da laboratorio non è una cosa facilissima da trovare per adesso lascia da parte quest’idea e cerca di far divertire tu* figli* o tu* nipote con un’esperienza ai limiti della voglia di mangiar verdure, che i ragazzini non sempre amano, purtroppo, a volte col concorso colpevole di noi adulti.
Occorrente:
·        Cavolo rosso
·        Qualche bicchiere trasparente
·        Aceto, sapone, limone, bicarbonato, acqua…
·        Tagliere, coltello, recipienti a piacere e, insomma, le solite attrezzature presenti in ogni cucina

La cosa da fare per iniziare è la più pericolosa, perché prevede l’uso del coltello e del tagliere da cucina, ma se lavorare in cucina con i bambini è un’abitudine o un’occasione per stare assieme, il pericolo è molto limitato. Dunque. Inizia a tagliare a fettine sottilissime il cavolo rosso, nella quantità che serve per ottenerne ad esempio un’insalata da consumare cruda. Il cavolo lo raccogli in un contenitore e lo copri con acqua, senza esagerare, anzi, pressandolo un poco con le mani. Lo scopo per ora non è lavare il cavolo, ma ottenerne un po’ di succo, quello che fa diventare l’acqua rossa, per capirci. Lasciandolo un po’ in ammollo otterrai più succo, e una decina di minuti sono più che sufficienti. Ora filtra con un colino l’acqua colorata in un altro recipiente, e metti da parte il cavolo.
Ora finalmente la cosa divertente. Versa un po’ di quell’acqua in alcuni bicchieri di vetro trasparente. Più sono sottili, meglio è. Controlla e fai vedere che in tutti il colore del liquido è uguale, più o meno violetto.
A questo punto, se hai recuperato qualche sostanza acida, come aceto o succo di limone, oppure basica, come piccole scaglie di sapone da bucato o bicarbonato di sodio puoi iniziare.
Fai cadere qualche goccia di limone in un bicchiere, e vedrai che l’acqua di cavolo diventerà rossa, e lo stesso capiterà con l’aceto.
Se invece nell’acqua di cavolo farai cadere un pochino di sapone oppure di bicarbonato nel bicchiere vedrai un colore più vicino al blu.
Ecco, tutto qui. È la chimica da cucina, e, cavolo, funziona!

Ovviamente si possono inserire varianti in questa esperienza semplicissima, sino ad ottenere striscioline di carta al cavolo rosso, ad esempio, ma questo lo lascio alla tua fantasia o alle ricerche che da solo puoi fare in rete.
Per approfondire gli indicatori chimici più seri come il tornasole o la fenolftaleina, usati nei laboratori di chimica per stabilire se una sostanza è acida come il limone o basica come il sapone permettono di trovare anche quanto è acida o basica una sostanza, ma qui a me basta il gioco, e la Ludoteca, lo spazio dei giochi dove si impara divertendosi, è ben diversa dalla Ludopatia, dove adulti spesso con problemi economici cercano una quasi impossibile via di uscita dalle difficoltà nelle quali si trovano, risolvendo in realtà solo i problemi dei gestori delle slot o della sale gioco. Fa rabbia che sia lo Stato a permettere tutto questo.     

PS- Quasi dimenticavo. ora, il cavolo, è ottimo a pranzo...                                                                          
                                                                                        Silvano C.©


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mercoledì 29 gennaio 2014

Il seme razzista



Una badante proveniente dall’Ucraina, terra tragica di occupazioni e genocidi in un passato non troppo lontano e sull’orlo di una guerra civile in questi giorni, vede i neri come incivili o furbi, che rovinano le zone e le vie dove vivono.

Una città ha una zona dove gli abitanti di origine non italiana superano di numero gli italiani, gli appartamenti messi in vendita da anni non trovano acquirenti, i residenti nelle zone vicine organizzano spesso serate contro lo spaccio che si diffonde in modo apparentemente inarrestabile.

Una persona intelligente e colta, vedendo che un amico viene superato in un concorso per un posto da medico condotto (alcuni anni fa esistevano) da un laureato del sud Italia non si trattiene dal definirlo “il solito raccomandato meridionale che non ha voglia di lavorare e che viene a rubarci il posto”.

Se metto le calze bianche sono un finocchio, è evidente, non serve neppure spiegare il perché.

Negli anni ‘70 si viene richiamati per il servizio militare obbligatorio, ed in occasione di tale chiamata il giovane che viene dalla cittadina di xxxx si scontra quasi subito con un altro suo compaesano, che sta per finire il suo periodo di ferma. Capisce che è il caso di non interagire troppo con quel personaggio, che piscia nella camerata di fianco al suo letto, che infastidisce chi gli capita a tiro e puzza in modo tale da non poter stargli vicino. Quando si congeda la sua branda e tutto quello che ha usato viene bruciato e quell’angolo disinfettato per giorni con ogni tipo di sostanza. Quel giovane diventa razzista nei confronti dei suoi stessi conterranei.

In una palazzina sfortunata per vari motivi una famiglia con un bambino piccolissimo si ritrova a vivere un paio di anni infernali perché nell’appartamento sotto il loro un imprenditore locale vi alloggia alcuni suoi dipendenti extracomunitari, sulla carta non più di sei. In realtà vi dormono almeno in una dozzina di persone, con un via vai giorno e notte, con musica ad alto volume e discussioni continue che entrano attraverso il pavimento e le pareti non isolate. Talvolta di notte qualcuno di questi, ubriaco, batte contro le ringhiere del balcone, svegliando tutti. Altre volte si accoltellano e l’ascensore ha tracce di sangue umano. Da una vecchia fabbrica usata come dormitorio da altri sfortunati arrivano a decine per usare i servizi dell’appartamento che ha consumi di acqua paragonabili a quelli di una piccola pensione. Tra i residenti di questo appartamento, abusivi e regolari, alcuni compariranno nelle cronache cittadine per liti o fatti di sangue o episodi di piccola criminalità. Altri, invece, sono persone che intendono integrarsi, lavorano sodo, e si faranno una posizione nella loro nuova patria di adozione.

Uno tra i più accesi fautori dell’integrazione interetnica vive in una bella palazzina in un quartiere tranquillo e cerca di far capire a chi vive nelle case popolari che chi sta accanto a loro merita comprensione, che i servizi sociali se ne interessano, che non sono soli, che hanno ragione ma devono anche portare pazienza. La sera torna a riposare nella sua palazzina tranquilla.

I nomadi vivono fuori dal campo-ghetto, desiderano spazi loro, oramai abitano in camper attrezzati e si spostano dove desiderano. Sono nati lì, e ne hanno diritto, non sono estranei o stranieri. Sono nomadi di nome ma non di fatto. Un tempo la terra aveva meno recinzioni, trovavano facilmente dove vivere, erano più accettati. Ora le occasioni di lavoro per loro sono diminuite, la loro cultura non è la nostra, e non intendono accettarla, esattamente come noi non intendiamo trasformarci in nomadi. Un giorno un tale che ha conosciuto questi nomadi, e sa benissimo che alcune delle cose che si dicono di loro non sono solo invenzioni, viene avvicinato perché si vorrebbe la sua firma sotto un documento da presentare in comune contro i nomadi. Quel tale non firma, e non ne ha alcuna intenzione.

Una signora offre ospitalità gratuitamente per alcuni giorni in un suo appartamento ad una donna con due o tre figli, perché questa non sa dove andare a dormire. La donna, dopo poco, si fa raggiungere dal compagno e non vuole più lasciare l’appartamento, offrendosi però di pagare l’affitto. Passa qualche mese e neppure l’affitto viene più pagato, ed iniziano le pratiche per lo sfratto. Alla famiglia non italiana che si è insediata non c’è modo di far capire ragioni, viene condannata a pagare danni che però non paga, e non lascia le stanze che occupa. La proprietaria tenta, durante una visita, di convincere gli abusivi ad andarsene, ma la situazione trascende, si spaventa, si chiude in una stanza e chiama la forze dell’ordine. La famiglia abusiva la denuncia per violazione di domicilio e in questi giorni la proprietaria viene condannata in tribunale, con pena sospesa, ma con una forte multa da pagare.

Il razzismo non esiste, perché non esiste la razza e tutti gli uomini appartengono quindi alla stessa razza.
Alcuni tuttavia non accettano che altri godano dei loro stessi diritti.
Certi vogliono difendere se stessi in modo lecito mentre altri vogliono mantenere privilegi.
Taluni sanno come sfruttare a loro vantaggio le opportunità che offre la legge italiana procurando danno e cattiva reputazione a tutti gli onesti che invece si attengono alle regole.
Poi ci sono quelli che, non essendosi mai spostati dal luogo dove sono nati, sono impauriti da ciò che non conoscono, oppure vivono in una cultura ristretta, che è tutto il loro mondo.
Ma, sopra ogni cosa, quando si attraversano momenti di crisi economica è facile assistere ad una guerra tra poveri.

                                                                     Silvano C.©


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Se il gatto morde


Se il gatto soffia, ti graffia o ti morde in realtà ha solo paura. Magari ti lascerà i segni sulla pelle, ma anche l’amore ne lascia, e se tu lo accetti per la sua natura, senza pensare di trasformarlo in essere umano, lui smetterà quasi subito di morderti, ed inizierà a leccarti.
Se un uomo ti grugnisce frasi di rabbia, o ti assale e ti ferisce, non è detto che abbia solo paura, e che quindi basti calmarlo perché poi smetta di farti male. La sua volontà talvolta è diversa, e tu non sei in grado di far nulla per fermare quel suo comportamento premeditato. Se vuole ucciderti per rubare le tue cose, se ti usa come motivazione alla sua lucida follia, se magari la sua violenza si manifesta in modi apparentemente distaccati ed eleganti tu sei finito, perderai anche la tua dignità, prima della vita, ma lui non cambierà.
Poi, come un bambino, se verrà catturato, dirà che ha eseguito solo ordini, che ora è malato, che tutti lo facevano, che era giusto farlo perché te lo meritavi, che eri tu quello che sbagliava e che creava danni ad altri.
Un animale uccide per vivere, per potersi nutrire, e quasi mai esemplari della propria specie. L’uomo uccide i propri simili inventandosi le razze (trovando questa motivazione che non ha alcuna base scientifica) oppure per fanatismo religioso fingendo che un dio inesistente voglia tutto questo, o per raggiungere e mantenere un potere dittatoriale.
Noi siamo animali evoluti.

                                                                     Silvano C.©


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martedì 28 gennaio 2014

Ferrara 500 anni fa era New York


Non è vero, ovviamente, perché Ferrara 500 anni fa non era sicuramente una delle città più importanti del mondo né la più importante nella nostra penisola, tuttavia in quel periodo ha goduto di un momento di splendore che poi non si è più ripetuto, diventando in seguito una bella città provinciale ma nulla di più, ai margini della politica e dell’economia. Non sono uno storico e quindi mi limito a ricordare che la sua addizione erculea, iniziata nel 1492, su progetto di Biagio Rossetti e per volontà di Ercole I d’Este la fece diventare una delle prime città moderne d’Europa. Il figlio Alfonso I, famoso per le sue artiglierie all’avanguardia per quegli anni, ebbe, come seconda moglie, Lucrezia Borgia, e questo legò la città a Roma e la rese un epicentro degli intrighi e della politica, facendo arrivare alla corte estense letterati ed artisti. Ludovico Ariosto, Dosso Dossi, Tiziano, Torquato Tasso, Pietro Bembo, Ercole Strozzi e molti altri. Significativo, per molti aspetti, il fatto che fratello di Lucrezia Borgia e quindi figlio di papa Alessandro VI fosse Cesare Borgia, detto il Valentino, figura che ispirò il Machiavelli per il suo Principe, l’uomo che per alcuni avrebbe forse potuto unificare i popoli italici entro gli stessi confini. Il secolo di splendore finì nel 1598, quando con la devoluzione diventò parte dello Stato Pontificio, e da allora il suo declino, con alti e bassi, è stato inarrestabile.
Anche nei decenni recenti la città ha subito modifiche e mutamenti. Ha perso industrie e quella che nel periodo della mia infanzia era una provincia agricola di eccellenza con una grande produzione ortofrutticola ora ha ceduto all’agricoltura intensiva, e sono sparite quelle distese enormi di meli, peschi, peri. Ricordo ancora il sapore ed il profumo di quei frutti.

Quella scritta sul muro a due passi dalla cattedrale che io ho fotografato nell’ottobre del 2012 ha colpito anche altri, che poi l’hanno citata in rete. 
Ecco dove puoi leggere cosa ne hanno detto o come l’hanno inserita nel loro discorso 4 diversi articoli:
                                                                     Silvano C.©

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lunedì 27 gennaio 2014

Meglio bere acqua, quando si ha sete


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Vuoi far capire ad un ragazzino che bere aranciata o cola o limonata industriale gasata e zuccherata oppure un succo di frutta zuccherato, magari sempre industriale,  non è esattamente come bere semplice acqua ma è molto più simile al mangiare qualcosa di solido, cioè è mangiare, non bere?
Stavolta, anche se solitamente non compri lattine, lo devi fare. E mi spiego meglio.
Occorrente:

1.    Una lattina da 33 cc di una bevanda a piacere normalmente zuccherata, possibilmente nel formato tradizionale, non in quello recente dalla forma più alta e stretta.
2.    Una lattina da 33 cc di una bevanda dello stesso tipo, magari anche della stessa marca, se la trovi, ma ligth, cioè senza zucchero.
3.    Un secchio o un lavello abbastanza profondo da poter contenere abbondantemente in altezza la lattina in posizione verticale.
4.    Acqua
5.    Quattro o cinque cucchiai di zucchero, o molte bustine di quelle da bar, che in ogni caso alla fine non si consumano.

Ora devi spiegare a chi ti ascolta che nelle normali lattine da 33 cc di tutte queste bevande c’è tantissimo zucchero, una quantità mostruosa, oltre il 10% del contenuto, cioè circa 38 grammi per lattina. Sette o otto cucchiaini oppure dieci o quindici bustine da bar, che se si vedono separatamente fanno impressione. Lo zucchero pesa molto più dell’acqua, mentre il succo d'arancia (nel caso dell’aranciata) e gli altri ingredienti o pesano praticamente lo stesso o sono in quantità molto limitati.
Fai vedere bene le lattine, fai leggere gli ingredienti, fai curiosare e far supposizioni, poi immergi le due lattine nell’acqua e sarà molto istruttivo vedere che la lattina normale affonda mentre l’altra galleggia.
Ed ora la parte più difficile, perché a questo punto devi far capire che è meglio bere acqua se si ha sete, anche se gli amici devono la bevanda di moda, e che è bene non bere neppure le bevande light, perché le sostanze dolcificanti usate possono andar bene per malati se li consiglia il medico, non per giovani sani, e che possono provocare danni alla salute se si inizia ad usarle sin da piccoli. L’acqua non fa ingrassare, l’aranciata sì.
(Ed ora ti lascio indovinare se una lattina di birra, immersa in acqua, galleggia o no. Ricorda che la birra contiene alcol, quindi...)
                                                                               Silvano C.©


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domenica 26 gennaio 2014

Crisi e diritti


Sento un argomento che riaffiora come un cadavere dopo un incidente in acqua, o un delitto. E che, come quel cadavere, è da rimuovere, col dovuto rispetto, e con, in questo caso, qualche motivazione.
Da chi non vuole una certa cosa, solitamente un diritto che riguarda altri, sento dire o leggo che oggi, con i guai che abbiamo, questa non è una priorità. Ma è falso, è esattamente l’opposto.
Chi dice che le unioni o i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono un’emergenza, con i milioni in cerca di lavoro, vuole solo rimuovere un tema che non desidera affrontare, poiché un provvedimento di civiltà in questo caso sarebbe a costo zero, e quindi si potrebbe approvare senza lungaggini o variazioni di bilancio.
Chi non vuole dare parità di diritti in ogni campo alla donna vuole mantenere lo status quo dimenticando che, in una famiglia, se un componente guadagna un po’ di più, magari raggiungendo la retribuzione dell’altro, entrambi ci guadagnano, o sicuramente non ci rimettono. Ma questo tema, oggi, con problemi apparentemente più grossi, non si vuole affrontare.
Si vuole tagliare, e si taglia, sulla cultura o sulla scuola, perché dobbiamo tutti risparmiare, e viviamo momenti difficili. Ovvio ed evidente che in questo caso si vuole mantenere nell’ignoranza chi appartiene al popolo, alle classi meno fortunate, trasmettendo piuttosto spettacoli televisivi avvilenti e qualunquisti, indottrinando al basso una classe di potenziali elettori succubi di ricchi che comunque all’estero hanno salvato i loro capitali, se qualcosa andasse male in Italia.
Abbiamo problemi più urgenti di provvedimenti che liberalizzino e controllino le droghe leggere? No, perché queste droghe (che sarebbero da evitare esattamente come l’uso in eccesso dell'alcol, del fumo, del gioco d’azzardo) sono fonte di guadagno in nero per la malavita, motivo di violenza e mancato reddito per il nostro fisco.
Legiferare in merito alla prostituzione per liberalizzarla in modo da rendere più sicuro questo lavoro per le donne o chi lo pratica, rivedendo la legge Merlin, e riducendo così la tratta delle donne trattate da schiave non sembra una priorità, ma, tra le altre cose, permetterebbe a queste lavoratrici, che si definiscono sex workers, di pagare le tasse. Quindi è certo una cosa da fare, se permette di ridurre il nostro debito.
Devo continuare? Non ne ho voglia. Il concetto mi sembra chiaro se vuoi capirlo e mi hai letto sin qua. 
La libertà personale, i diritti umani e il rispetto della persona sono valori che fanno girare l’economia. E questa è una priorità, mi pare.

                                                                     Silvano C.©


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sabato 25 gennaio 2014

Il mio sangue per la tua bellezza


Ammiriamo tesori artistici immortali, monumenti che hanno sfidato i millenni, le meraviglie del mondo insomma, quelle che ci distinguono, in parte, dalle altre bestie, o se preferisci, dagli altri animali, perché così suona più elegante. Sono la bellezza assoluta, quella destinata a non finire in poche stagioni nel nostro corpo che invecchia più velocemente di quanto tu ed io possiamo neppure immaginare. Ma sai o puoi intuire quanto sangue è costato erigere le grandi piramidi, la muraglia cinese, il partenone o il colosseo. Io a volte mi chiedo se alcune di queste opere erano necessarie al popolo che le ha erette, ai figli di chi è morto nella loro costruzione, o se sono state solo un monumento alla nostra inestinguibile sete di eternità e di affermazione del nostro potere, nel senso di chi il potere lo ha, ovviamente.
Uomini che si spacciavano per dei e quindi o erano profondamente malati o mentivano, e alcuni esemplari ancora oggi vivono tra noi, non si sono estinti.

Ma poi la mia pazzia sarebbe tanto diversa se fossi nato erede del potere o imperatore per diritto divino? No, non credo. Come fa dire Woody Allen ad un suo personaggio sia Cristo che Marx hanno sbagliato pensando che l’uomo sia fondamentalmente buono. Quando percorro la superstrada traspolesana e vedo le sue piazzole di sosta ridotte a discariche a cielo aperto non posso dire che la colpa di questo sia del governo. E neppure quando sento un barista sostenere che senza le slot dovrebbe chiudere e non potrebbe pagare l’affitto o mantenere i suoi figli. Il barista usa la stessa logica dello spacciatore quando dice che lo fa solo per poter vivere. Ovviamente i casi sono molto diversi, ma il ragionamento no, e non regge.

In realtà ammiro chi svolge il proprio dovere in silenzio, chi da madre o padre fa quello che può per i figli, chi non fa volontariato dopo essere diventato un baby pensionato ma continua sino al limite a lavorare. Ammiro chi paga le tasse pur naturalmente lamentandosi, perché è ingiusto che le paghi al posto di chi non lo fa. Ammiro chi non fa carriera e non ci tiene, anche perché ha capito i propri limiti e non intende raccontar storie a nessuno. Ammiro, insomma, chi alla Storia ha dato solo il suo sangue, mai il suo nome, mentre altri hanno legato il proprio, in certi casi, alla bellezza pagata col sangue non loro.
                                                                     Silvano C.©


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venerdì 24 gennaio 2014

Archimede


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Hai una/un figlia/o o una/un nipotina/o tra i 5 e i 10 -12 anni e hai pure qualche minuto da dedicare alla lettura di questo suggerimento per un esperimento facile, economico e non pericoloso? Allora leggimi e non te ne pentirai.
Prima di tutto l’occorrente:
1.    un paio di bicchieri
2.    un po’ di acqua
3.    qualche cucchiaio di sale da cucina
4.    un piccolo contenitore di plastica (ideali sono quelli per le sorpresine di certi ovetti famosi)
5.    monetine, o fermacarte, o piccole viti (servono per il loro peso)
Se hai tutto ora puoi iniziare a riempire di acqua entrambi i bicchieri, e poi, in uno solo dei due, sciogliere la maggior quantità di sale possibile senza che non ne rimanga depositato e visibile in fondo al bicchiere. Chiaro sin qui? Alla fine di questo primo passaggio i due bicchieri devono apparire del tutto identici, ma tu sai che in uno c’è acqua dolce e nell’altro acqua salata, che, ovviamente, è più pesante.


Ora la parte più delicata, ma è solo un fatto di pazienza. Nel piccolo contenitore ermetico da sorpresine comincia a mettere alcune monetine, poche per iniziare. La prima immagine dovrebbe aiutarti a capire di quante monetine stiamo parlando. Richiudilo e immergilo nell’acqua salata. Galleggia ancora per oltre metà del suo volume? Aggiungi senza esagerare altre monetine, oppure mettine una più grossa al posto di due piccole. Galleggia ancora, ma stavolta di meno? Perfetto, lo scopo è ottenere un piccolo oggetto che galleggi di poco, non che affondi nell’acqua salata. In sei o sette tentativi dovresti riuscire nell’intento.
Ora il tuo contenitore dovrebbe risultare simile a questo nella seconda immagine.
Bene. A questo punto prendi il tuo contenitore e invece di immergerlo nell’acqua salata immergilo in quella dolce. Affonda? Ottimo.

Ora puoi fare le magie, e chiedere a tuo figlia/o o nipotina/o:  l'ovettino in acqua galleggia o affonda? e a seconda della risposta, uscirne sempre vincente. Puoi usare questa esperienza minima per spiegare perché al mare si galleggia meglio che in piscina, e, se vuoi proprio esagerare, puoi spiegare il:

Principio di Archimede:
Un  corpo, immerso in un fluido (ad esempio acqua) riceve una spinta verso l’alto pari al peso del fluido spostato. 

Visto che l’acqua salata è più pesante, la sua spinta verso l’alto è maggiore. E se non conoscevi questo semplice gioco sono felice che tu lo abbia scoperto.          
  
                                                                                      Silvano C.©


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Integrazione


Nella casa popolare si ritrovarono famiglie provenienti da zone rurali, abituate a vivere in ampi spazi aperti, senza servizi igienici in casa, a parlare a voce alta perché in campagna serve farsi sentire anche da lontano. Persone abituate a portare le scarpe pesanti, a muoversi in casa come se attorno a loro i primi esseri umani vivessero a centinaia di metri, se non a chilometri.
Fu la prima urbanizzazione del dopoguerra, quella che trasformò un popolo di contadini in uno di operai che allora servivano per le industrie che avrebbero dovuto rendere l’Italia uno dei Paesi più industrializzati al mondo. Una rivoluzione ed un’occasione di miglioramento economico per milioni di italiani che dalle campagne andarono a vivere nelle periferie delle città oppure dal sud, ancora prevalentemente agricolo, migrarono verso il nord dove c’erano le grandi fabbriche.
Un popolo di barbari iniziò a civilizzarsi, a pensare al motorino e poi all’auto, e l’educazione civile subì una mutazione genetica, costretta a fare i conti con le nuove regole condominiali di convivenza, rese più difficili da osservare e prima ancora da capire a causa delle costruzioni, a quei tempi, sicuramente meno rispettose di alcuni parametri abitativi moderni, primo tra tutti, per far capire la portata delle modifiche alle quali erano costretti i contadini di allora, l’isolamento acustico. In altre parole chi camminava in casa con scarponi o scarpe coi tacchi disturbava i vicini, chi parlava a voce alta in casa disturbava i vicini, chi teneva radio o televisore ad alto volume disturbava i vicini, chi occupava il cortile con la sua auto e accendeva il motore per scaldarlo la mattina presto disturbava i vicini, chi chiamava dalla strada urlando o fischiando quelli dei piani alti disturbava i vicini, e lascio continuare a piacere, perché chi ha provato o prova le gioie del condominio non ha bisogno di altri esempi.

Da alcuni anni i barbari ci stanno invadendo ancora, i partiti xenofobi trattano i nuovi arrivati esattamente come nelle grandi città del nord un tempo si trattavano i nostri connazionali del sud, e tutti ci rendiamo conto, se viviamo a contatto con queste persone, di quante analogie ci siano tra loro adesso e noi allora. Dovranno passare almeno un paio di generazioni prima che questa ondata di uomini e donne provenienti da altri Paesi si possa integrare, si civilizzi secondo i nostri parametri, capisca esattamente dove è arrivata, e nel frattempo le forze dell’egoismo ottuso o dell’accoglienza incondizionata si scontreranno, troveranno terreno fertile per le loro contrapposizioni nelle aree degradate del nostro Paese, sfrutteranno contro i più poveri la tragedia della crisi, mettendo gli ultimi contro i penultimi, dando a qualcuno colpe che non ha, perché, da sempre, noi abbiamo bisogno di un colpevole, di un capro espiatorio. Una riflessione non dico filosofica o antropologica, ma soltanto sulle mutazioni avvenute in noi stessi e nei nostri conoscenti negli ultimi 50 anni è troppo difficile da fare, studiando storia non ci si arriva mai, ed è più facile fare un po’ di sano razzismo.

                                                                     Silvano C.©


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