venerdì 10 gennaio 2014

Giochi di carte


Il tavolo ha il piano di marmo, bianco screziato, freddo al contatto, pesante da trasportare, fragile a suo modo, ma è un tavolo serio, adatto ad una cucina come si usava negli anni ‘50 o anche prima.
È solo un oggetto di arredamento, neppure molto pregiato per quanto riguarda i 4 piedi di legno ormai quasi stinti ai suoi 4 angoli o il cassetto poco scorrevole e con le guide consumate, neppure troppo pulito, ad essere sincero, anche se contiene posate spaiate e coltelli, cavatappi e apriscatole, elastici e corda da cucina, sbucciapatate e altri oggetti assolutamente comuni, e molto datati.
Il tavolo ha subito due traslochi e ne è uscito quasi indenne, mentre i suoi 4 piedi non si sono salvati dai gatti che in tempi passati hanno vissuto nella casa, e portano i segni che le loro unghie hanno lasciato, come certe scritte di innamorati si trovano a volte incise con un temperino su una corteccia.

L’è sol un tavul, sa vot cal sia, un tavul, un tavul com tanti c'agh né in zir.

Già, solo un tavolo, si fa presto a dirlo. A rivenderlo non varrebbe quasi nulla, roba vecchia, non certo antichità. Con tre colpi il legno diventa un mucchietto da bruciare nel camino, avendo ancora il camino. Il marmo magari si può recuperare, forse in una  cucina moderna col gusto del vintage, se la misura poi si ritiene giusta. A tagliarlo o levigarlo, il marmo, perderebbe quella sua patina vecchia, ottenuta da mille sughi e grassi che col tempo lo hanno sporcato, intriso, macchiato, ma che poi pian piano si sono riassorbiti, nascosti sotto la sua superficie. Ma io so che ci sono, e ricordo come e chi ne è stato responsabile.
 
Ma mi su cal tavul ag zugava con il cart, queli rumagnoli, col castel d’Frara dadrè, e an faseva brisa al sulitari, e a nam piaceva gnanch purasà ad zugar con ch’ialtar, o almen quand aiera picul. A mi am piaseva far un castel coil cart, metril a post, pian pian, e star atenti che il vanzass in piè. 
L'è pasà trop temp ormai da quand a zugava su cal tavul a far dil custruzion chil cascava subit o quasi. 
E al taramot al’niera ancorà gnù.

                                                                            Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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