Cosa hai detto Martina?
Ho detto che voglio anche io la mia foto su feisbuc.
Su Facebook? Ma se non sai neppure cos’è.
Invece sì, lo so, sei tu che non sai niente.
Qui devo trattenermi perché lei non sa che io invece su
Facebook ci sono da almeno 5 anni, da quando lei doveva ancora fare il suo
secondo compleanno.
Lo sai che la mamma insegna a ragazzi più grandi te, vero
Martina, e che sa benissimo cos’è Facebook. A scuola spiega cosa si può fare e
cosa è meglio non fare.
Ecco, niente. Non si può fare niente. Tu e il papà non mi
fate fare niente. Thomas dice che il papà ha messo su feisbuc le foto del suo
compleanno e di tutti gli amici che c’erano alla festa. E anche zia Lorenza
mostra le foto delle sue vacanze fatte al mare con i suoi amici, me lo ha fatto
vedere un giorno che sono stata a casa sua, mentre tu eri impegnata.
Al padre di Thomas con l’acca e a mia sorella
l’irresponsabile devo fare un certo discorso, appena ne ho l’occasione. E
stasera voglio proprio vedere cos’ha pubblicato questo pirla di padre di Thomas
con l’acca. Se vedo foto di Martina o le toglie o lo denuncio o gli foro le
gomme dell’auto.
Martina, tu non lo sai, ma su Facebook non sono veramente
amici quelli che chiamano così, è solo un modo di dire, i tuoi amici veri sono
quelli che conosci, i tuoi compagni di scuola, ma solo quelli che ti sono
simpatici, neanche tutti quindi.
Ma perché non posso mettere la mia foto e farmi nuovi amici?
Magari poi li posso conoscere, basta sapere dove abitiamo, e ci possiamo
trovare.
Qui la cosa si complica, devo trovare il modo di farle
capire che NON si possono mettere indirizzi o numeri di telefono o proprie
fotografie, in rete si trova di tutto. Ed i delinquenti non aspettano altro,
sono sempre pronti con questi ragazzi convinti che sia tutto facile e normale.
Anzi, convinti che si debbano mettere le proprie foto.
Martina, se tu al buio senti una voce che non conosci e ti
chiede di avvicinarti perché ti vuole fare un regalo, che fai?
Ma io al buio non incontro mai nessuno, mamma.
Lo so, ma fai finta che capiti. Tu non sai chi è che sta
parlando, e dice che ti conosce, che fai Martina?
Se mi conosce allora mi avvicino, magari nel buio mi aiuta,
ed io ho paura del buio.
Invece no, non devi farlo. Se non sei sicura di chi è, non
devi avvicinarti, e devi chiedere aiuto, magari urlare forte. Se urli vedi che
si spaventa e se ne va, e comunque tu scappa, se lui non se ne va via. Devi
fidarti solo di quelli che conosciamo anche io e papà, capito? Me lo prometti che
farai così?
Ma perché mamma?
Perché quando anche tu navigherai in rete, si dice così, lo
sai già questo, e magari tra un po’ ti farò vedere cosa si può fare assieme a
me, non sai mai chi c’è dall’altra parte. Potrebbe essere anche un ladro che
vuole sapere dove abitiamo e quando usciamo di casa per poi venire e portarci
via tutto. Ad esempio prendere le cose che piacciono a te, o far confusione per cercare chissà che cosa. Hai capito adesso?
Si mamma, ho capito.
Ora vai a giocare un po’ in camera tua mentre mamma prepara
la cena, oppure vieni con me in cucina, cosa preferisci fare?
Vado a disegnare, mamma.
Io devo parlare della cosa con Guido. Abbiamo aspettato
troppo, Marina vuole il cellulare, e sino ad ora abbiamo resistito, ma ha solo
sette anni, accidenti, come si fa? I genitori dei sui compagni sono stupidi. Li
abituano ad avere tutto e subito, e magari non sanno neppure che rischi fanno
correre ai figli. Sino a quando sono piccolissimi vabbè, una foto appena nati
non credo susciti chissà quali desideri assurdi, anche se io non lo farei mai.
Ma già con bambini e bambine più grandi i pedofili sono un rischio reale. Ho
visto su Facebook una madre che si è fotografata accanto al figlio di 12 anni. Ma
se nessun giornalista si può azzardare a fare una cosa simile ci sarà pure una
ragione, che non è solo la legge, ma il
buonsenso. Se io come insegnante mi azzardo a fotografare la classe qualche
genitore mi denuncia, e se non lo fa il genitore lo fa il mio preside. E poi,
anche i mie alunni, mica lo capiscono che iniziando a mettere tutto di loro in
rete, non solo foto, ma dati di ogni genere, poi questo non appartiene
più solo a loro, ma a chiunque arrivi a quelle informazioni. In altre parole,
secondo me, lasciare che proprio figlio metta le sue foto in rete, o metterle
direttamente magari, non è altro che iniziare con una pessima abitudine, come
consumare solo merendine invece di frutta o bere coca invece di una spremuta o
semplice acqua. Tutti lo fanno? Giusto, infatti vedo quanti bambini a scuola
sono già obesi o con enormi problemi di aggressività. Mah, speriamo bene…
Se sei curioso qui si parla di VOLTI PIXELLATI, SEMPRE, qui si parla di foto e Facebook e ovunque, se si vuole, si trovano RACCOMANDAZIONI PER LA
SICUREZZA DEI MINORI IN RETE AD USO DEI GENITORI.
E poi mi chiedo. Se la legge tutela tanto i minori, con quale tranquillità un genitore mette in rete foto personali di un proprio figlio senza avere la certezza che tra 10 o 15 anni al figlio farà piacere di ritrovare le proprie immagini in mani altrui. Ogni foto, una volta in rete, diventa patrimonio di tutti, legalmente o illegalmente, con la possibilità di manipolare la foto stessa, il suo indirizzo e il suo nome.
Grazie della lettura.
E poi mi chiedo. Se la legge tutela tanto i minori, con quale tranquillità un genitore mette in rete foto personali di un proprio figlio senza avere la certezza che tra 10 o 15 anni al figlio farà piacere di ritrovare le proprie immagini in mani altrui. Ogni foto, una volta in rete, diventa patrimonio di tutti, legalmente o illegalmente, con la possibilità di manipolare la foto stessa, il suo indirizzo e il suo nome.
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