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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento e sterminio più tristemente famoso di tutto il secolo breve situato nei pressi della cittadina polacca di Auschwitz. Quello che sino a quel giorno si conosceva solo parzialmente venne rivelato a tutto il mondo, i pochi che ancora vi erano rinchiusi vennero finalmente liberati, ma non tutti sopravvissero. Quel campo era entrato in funzione nel 1940, e nei quasi 5 anni di attività portò alla morte oltre un milione di persone, e tra queste ebrei, dissidenti, zingari, prigionieri di guerra, omosessuali e portatori di handicap.
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento e sterminio più tristemente famoso di tutto il secolo breve situato nei pressi della cittadina polacca di Auschwitz. Quello che sino a quel giorno si conosceva solo parzialmente venne rivelato a tutto il mondo, i pochi che ancora vi erano rinchiusi vennero finalmente liberati, ma non tutti sopravvissero. Quel campo era entrato in funzione nel 1940, e nei quasi 5 anni di attività portò alla morte oltre un milione di persone, e tra queste ebrei, dissidenti, zingari, prigionieri di guerra, omosessuali e portatori di handicap.
Io colpevolmente non ho mai visitato questo campo, quello
che ne resta oggi, e che è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco
nel 1970.
La giornata della memoria invece è stata istituita dall’ONU
soltanto il primo novembre 2005, e tutti gli stati membri la ricordano, nei
modi possibili, perché e nuove generazioni sappiano dove conduce la pazzia
distruttiva umana se l’umanità viene dimenticata.
Oggi in troppi luoghi del mondo si vivono situazioni di
oppressione e di sterminio, e quel monito non è stato ascoltato.
Ho visitato il campo di Dachau in compenso, il primo campo
di concentramento aperto già nel 1933, quello che è servito da modello per
tutti quelli che lo avrebbero seguito. Tutta la cittadina di Dachau fu
coinvolta con questa struttura enorme, diffusa sul territorio con i suoi
numerosi sottocampi, e, malgrado non fosse inizialmente pensata come campo di
sterminio, vi trovarono la morte oltre quarantamila deportati e internati.
La frase che è stata scritta in varie lingue su un muro di
Dachau, è un invito ed una speranza:
MAI PIU’
Le immagini non di grande qualità che uso in questo post sono state scattate da me nel corso di quella visita.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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