Nella casa popolare si ritrovarono famiglie provenienti da
zone rurali, abituate a vivere in ampi spazi aperti, senza servizi igienici in
casa, a parlare a voce alta perché in campagna serve farsi sentire anche da
lontano. Persone abituate a portare le scarpe pesanti, a muoversi in casa come
se attorno a loro i primi esseri umani vivessero a centinaia di metri, se non
a chilometri.

Un popolo di barbari iniziò a civilizzarsi, a pensare al
motorino e poi all’auto, e l’educazione civile subì una mutazione genetica,
costretta a fare i conti con le nuove regole condominiali di convivenza, rese
più difficili da osservare e prima ancora da capire a causa delle costruzioni,
a quei tempi, sicuramente meno rispettose di alcuni parametri abitativi
moderni, primo tra tutti, per far capire la portata delle modifiche alle quali
erano costretti i contadini di allora, l’isolamento acustico. In altre parole
chi camminava in casa con scarponi o scarpe coi tacchi disturbava i vicini, chi
parlava a voce alta in casa disturbava i vicini, chi teneva radio o televisore
ad alto volume disturbava i vicini, chi occupava il cortile con la sua auto e
accendeva il motore per scaldarlo la mattina presto disturbava i vicini, chi
chiamava dalla strada urlando o fischiando quelli dei piani alti disturbava i
vicini, e lascio continuare a piacere, perché chi ha provato o prova le gioie del
condominio non ha bisogno di altri esempi.
Da alcuni anni i barbari ci stanno invadendo ancora, i
partiti xenofobi trattano i nuovi arrivati esattamente come nelle grandi città
del nord un tempo si trattavano i nostri connazionali del sud, e tutti ci
rendiamo conto, se viviamo a contatto con queste persone, di quante analogie ci
siano tra loro adesso e noi allora. Dovranno passare almeno un paio di
generazioni prima che questa ondata di uomini e donne provenienti da altri
Paesi si possa integrare, si civilizzi secondo i nostri parametri, capisca
esattamente dove è arrivata, e nel frattempo le forze dell’egoismo ottuso o
dell’accoglienza incondizionata si scontreranno, troveranno terreno fertile per
le loro contrapposizioni nelle aree degradate del nostro Paese, sfrutteranno
contro i più poveri la tragedia della crisi, mettendo gli ultimi contro i
penultimi, dando a qualcuno colpe che non ha, perché, da sempre, noi abbiamo
bisogno di un colpevole, di un capro espiatorio. Una riflessione non dico
filosofica o antropologica, ma soltanto sulle mutazioni avvenute in noi stessi
e nei nostri conoscenti negli ultimi 50 anni è troppo difficile da fare,
studiando storia non ci si arriva mai, ed è più facile fare un po’ di sano
razzismo.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.