giovedì 16 gennaio 2014

Il rovescio della medaglia


Ho avuto per un paio di anni un alunno, che chiamerò Gianni tanto per inventare un nome, arrivato nella scuola con la testa bassa, umile e con un profilo ostentatamente basso. 

Adottato, proveniente da una situazione oggettivamente difficile - non dico se italiana o straniera - è stato messo in condizione di seguire un percorso personalizzano, adattato al suo livello di conoscenze per facilitargli l’inserimento, spostandolo nella classe più adatta, non giudicandolo se non per i progressi, sorvolando sulle sue iniziali difficoltà e resistenze, dedicandogli ore di insegnamento supplementari distolte da altre finalità inizialmente previste per l’intera classe, stanziando cioè risorse umane e finanziarie in tempi nei quali ancora queste largheggiavano, almeno in Trentino.
La cosa che dopo alcuni mesi ha cominciato ad essermi sempre più chiara era che il succitato Gianni aveva perfettamente capito tutti i suoi diritti, quindi era ed è dotato di una intelligenza innegabile, ma ignorava volutamente i suoi doveri, quando questi urtavano con la sua idea personale di successo e di carriera scolastica. Era ed è un creativo egoista, insomma, una persona che sa sfruttare con estro la situazione adattandola esclusivamente al proprio diretto interesse, a prescindere dal bene comune e dalla regole condivisibili di comportamento, quelle, per intenderci, alla base di un qualsiasi rapporto di fiducia tra amici, tra pari, tra figlio e genitori, tra alunni ed insegnanti e tra membri di una qualsiasi società democratica.
L’ho rivisto recentemente, bello, sicuro di sé, patrocinatore del suo pensiero e rappresentante studentesco. Gli ho sorriso, nascondendo spero la profonda repulsione che provo per individui come lui. Ho scambiato due parole di cortesia, ho saputo che gode di un buon successo tra i suoi coetanei, e l’ho visto proiettato in un suo futuro che non sarà mai il mio.
Le sue doti innegabili sul piano umano nascondono un profondo calcolo del quale io sono incapace a freddo e tanto meno a caldo, e rivelano che ha dovuto farsi largo, nei primi anni della sua vita, per non soccombere quando la sua esistenza si svolgeva per strada e che io, più fortunato, neppure posso immaginare in tutta la sua spietatezza.
Ecco, riflessione finita. Quel giovane uomo non è equilibrato, le due facce della stessa medaglia lui le vede preferibilmente da un lato, e neppure io lo sono, equilibrato intendo. Entrambi stiamo sbagliando, e contribuiamo, in questo nostro agire, a non rendere il mondo più giusto. Oppure, se preferisci, tu che mi leggi, a vedere modi diversi per renderlo più giusto.

Da dove viene la foto che uso per illustrare il post? Dal blog di Nicoletta Costa, che ti invito a leggere. Lo trovi qui: http://www.nicolettacosta.it/

                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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