mercoledì 2 dicembre 2020

Il nostro pranzo di Natale

 Ciao Viz.

Mentre ti scrivo sembra stiano scendendo timidi fiocchi di neve, ma non credo che continuerà. Sulle montagne attorno immagino che la situazione sia un po' diversa, e che col primo sole le cime saranno imbiancate. Il Natale si avvicina, e sarà diverso da tutti precedenti, per tutti, da molto tempo a questa parte.

I nostri furono sempre, a loro modo, particolari, divisi tra luoghi e persone. Ricordo con nostalgia quello che allora faceva parte delle nostre abitudini e che si adattavano e mescolavano Trentino ed Emilia, famiglie lontane, piatti tipici che diventavano uno dei modi per riconoscerci. Io ricordo anche i preparativi, a volte la fatica dell'organizzazione del viaggio, il desiderio di non muoverci, oppure di fare altro.

I miei cucinavano i cappellacci di zucca alla ferrarese, col ragù. I tuoi preferivano quelli più mantovani, con un sugo di pomodoro che ho imparato ad amare. E poi altri piatti, tanti, simili e diversi allo stesso tempo. La cosa che non potevamo accettare sempre in modo indolore era la scelta di dove avremmo trascorso il giorno di Natale. Su quello dovevamo accettare una situazione irrisolvibile, e arrivavamo a dividerci, per questo.

Ora alcuni di quei pranzi di Natale li cancellerei sia dalla memoria sia dal passato. Non mi spiacerebbe che non fossero mai avvenuti in quelle condizioni.

                                                                          Silvano C.©   


    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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