martedì 10 giugno 2014

España ‘80 (seconda ed ultima parte)


(Parte Prima)
Lui continua a parlare e dice che capisce lo spagnolo, io ne dubito ma in ogni caso mi diverte. Madrid è grande, bella, piena di vita, di sole, un po’ rumorosa, nei bar ci colpisce lo sporco per terra, ma pare sia tradizionale, come i platos combinados che lo attirano nei posti alla buona dove ci capita di andare.
La città ci affascina, dopo tanto viaggiare in luoghi semideserti. Al Museo de America troviamo parte del bottino portato in Europa dagli invasori spagnoli appartenente alle civiltà precolombiane. Visita troppo veloce al Prado dove ammiriamo in particolare Bosch, Goya e  Dürer. Il Parque del retiro offre ombra e fontanelle per bagnarci un po', mangiare qualcosa di veloce e riposarci. 
Io sono stanchissima.

El Corte Inglés, con l’offerta di mille piccole cose da riportare in Italia come ricordi o regali è nostro, per diverse ore. Ne usciamo con sapone in caratteristiche scatole e profumi per turisti, oltre a oggetti che ci ricordano quanto abbiamo visto (e spediamo un piccolo capitale).  Visita a El Escorial, poi di nuovo in viaggio.

Destinazione Valencia, lui vuol vedere il mare. Le distanze sono sempre infinite e l’acqua fresca finisce presto. Le ombre lungo la strada sono poche ed i tori ci sorvegliano sempre, dall’alto delle colline che troviamo sul percorso.

Paella, ovviamente alla valenciana.  Sono un po’ delusa. Del resto non siamo andati in un posto sicuro o consigliato dalla nostra guida, ma in quello che ci è sembrato adatto alle nostre misere finanze. Spendiamo molto di benzina, e un po’ di riserve è bene conservarle.

È ora di cominciare a pensare al ritorno, in viaggio verso Barcellona, che stavolta decidiamo di non visitare. Ci hanno consigliato la zona prima della Francia come piena di bellissime spiagge. Siamo alla fine di luglio, saranno tutte vuote, immagino. Lui però vuole vederle, non ammette rifiuti.

Nulla da fare. Le spiagge non ci piacciono. Lui sogna distese deserte e invece sembra di stare in riviera romagnola, o forse siamo solo incontentabili. Torniamo in Francia. Ritroviamo luoghi visti quasi un mese prima. Anche stessi campeggi, solo un po’ più pieni. Puntata in Camargue, prima di rientrare definitivamente. Troviamo immense distese di lavanda, cavalieri ed amazzoni in spiaggia, profumo di libertà e qualche zingaro. Io mi sento attirata ed esclusa. Mi piacerebbe vivere qui. Anche a lui, ne sono sicura.

Salutiamo le rosse rocce dell’Esterel, siamo quasi al confine, è quasi agosto, è quasi finito. Ciao, Francia.

L’autostrada ligure non mi piace, troppo pericolosa, troppo traffico, troppi autocarri e troppi turisti. Le soste sono ridotte al minimo. A Genova saliamo verso l’interno, verso Piacenza e siamo sull’A1. Le tre corsie lo fanno sfogare e corre troppo. Ogni tanto ci sono rallentamenti e piccole colonne. Vediamo un’auto semidistrutta, sulla corsia di emergenza. I curiosi rallentano. A me sembra di essere un avvoltoio a farlo, e lo prego di non rallentare.

Arriviamo a casa dei suoi che è quasi mezzogiorno del due agosto. 
Il due agosto 1980. 
Alla televisione scorrono le immagini di un tremendo attentato alla stazione di Bologna. Si parla di cento morti e tantissimi feriti e dispersi. Siamo tornati.


                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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