(Parte Prima)
Lui continua a parlare e dice che capisce lo spagnolo, io ne dubito ma in ogni caso mi diverte. Madrid è grande, bella, piena di vita, di sole, un po’ rumorosa, nei bar ci colpisce lo sporco per terra, ma pare sia tradizionale, come i platos combinados che lo attirano nei posti alla buona dove ci capita di andare.
Lui continua a parlare e dice che capisce lo spagnolo, io ne dubito ma in ogni caso mi diverte. Madrid è grande, bella, piena di vita, di sole, un po’ rumorosa, nei bar ci colpisce lo sporco per terra, ma pare sia tradizionale, come i platos combinados che lo attirano nei posti alla buona dove ci capita di andare.
La città ci affascina,
dopo tanto viaggiare in luoghi semideserti. Al Museo de America troviamo parte
del bottino portato in Europa dagli invasori spagnoli appartenente alle civiltà
precolombiane. Visita troppo veloce al Prado dove ammiriamo in particolare Bosch,
Goya e Dürer. Il Parque del retiro offre ombra e fontanelle per
bagnarci un po', mangiare qualcosa di veloce e riposarci.
Io sono stanchissima.
Io sono stanchissima.
El Corte Inglés, con l’offerta di mille piccole cose
da riportare in Italia come ricordi o regali è nostro, per diverse ore. Ne usciamo
con sapone in caratteristiche scatole e profumi per turisti, oltre a oggetti
che ci ricordano quanto abbiamo visto (e spediamo un piccolo capitale). Visita a
El Escorial, poi di nuovo in viaggio.
Destinazione Valencia, lui vuol vedere il mare. Le distanze
sono sempre infinite e l’acqua fresca finisce presto. Le ombre lungo la strada
sono poche ed i tori ci sorvegliano sempre, dall’alto delle colline che
troviamo sul percorso.
Paella, ovviamente alla valenciana. Sono un po’ delusa. Del
resto non siamo andati in un posto sicuro o consigliato dalla nostra guida, ma
in quello che ci è sembrato adatto alle nostre misere finanze. Spendiamo molto
di benzina, e un po’ di riserve è bene conservarle.
È ora di cominciare a pensare al ritorno, in viaggio verso Barcellona,
che stavolta decidiamo di non visitare. Ci hanno consigliato la zona prima
della Francia come piena di bellissime spiagge. Siamo alla fine di luglio,
saranno tutte vuote, immagino. Lui però vuole vederle, non ammette rifiuti.
Nulla da fare. Le spiagge non ci piacciono. Lui sogna
distese deserte e invece sembra di stare in riviera romagnola, o forse siamo
solo incontentabili. Torniamo in Francia. Ritroviamo luoghi visti quasi un mese
prima. Anche stessi campeggi, solo un po’ più pieni. Puntata in Camargue, prima
di rientrare definitivamente. Troviamo immense distese di lavanda, cavalieri ed
amazzoni in spiaggia, profumo di libertà e qualche zingaro. Io mi sento
attirata ed esclusa. Mi piacerebbe vivere qui. Anche a lui, ne sono sicura.
Salutiamo le rosse rocce dell’Esterel, siamo quasi al
confine, è quasi agosto, è quasi finito. Ciao, Francia.
L’autostrada ligure non mi piace, troppo pericolosa, troppo
traffico, troppi autocarri e troppi turisti. Le soste sono ridotte al minimo. A
Genova saliamo verso l’interno, verso Piacenza e siamo sull’A1. Le tre corsie lo
fanno sfogare e corre troppo. Ogni tanto ci sono rallentamenti e piccole
colonne. Vediamo un’auto semidistrutta, sulla corsia di emergenza. I curiosi
rallentano. A me sembra di essere un avvoltoio a farlo, e lo prego di non
rallentare.
Alla televisione scorrono le immagini di un
tremendo attentato alla stazione di Bologna. Si parla di cento morti e
tantissimi feriti e dispersi. Siamo tornati.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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