Sì, sono guerre, senza nessuna
croce rossa d’emergenza per i feriti, ed i morti restano sul campo, insepolti,
sino a quando qualche mano pietosa o interessata li copre.
I punti vendita di medie
dimensioni o sono specializzati in merce a basso costo e non di marca oppure
riducono gli spazi espositivi, per non far apparire le scaffalature vuote,
riducono il personale o assumono un maggior numero di precari. Poi cercano di
fidelizzare la clientela con tessere, buoni sconto, offerte speciali e piccoli
premi come peluches per bambini. Quelli più piccoli semplicemente scompaiono, se
non sono in zone meno competitive o non gestiti da stranieri che tengono aperto
quasi 24 ore al giorno senza differenze tra feriali e festivi. Resistono quelli
che si sono sempre rivolti ad una clientela con buone possibilità economiche
offrendo merce scelta, raffinata e DOC o tipica.
I grandi centri commerciali invece
accusano il colpo, pur resistendo, e vedendo molti negozi delle loro gallerie
dibattersi in difficoltà a volte insuperabili.
Una nuova necessità spinge ad
evitare le spese non indispensabili, a rinunciare a molto superfluo, e questo è
un bene, ma pure a guardare meno alla salute e di più al prezzo, e questo è un
male.
Il guaio è che vorremmo tutti
apparire, avere, essere. In realtà la maggioranza di noi può al massimo
apparire, indossando magari capi sintetici che sembrano alla moda ma che se li
porti solo un’ora in questa stagione poi diventi inavvicinabile, per l’aura che
ti circonda.
Spero che i nuovi che si affacciano
sul mercato possano dar vita ad una svolta epocale, che sappiano combinare
l’essenza con un minimo di etica, in senso lato, e che la crisi sia portatrice
di grande dolore, certo, come ognuno può vedere, ma anche di nuove speranze. Pure le peggiori guerre alla fine finiscono.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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