Capelli biondo chiaro, occhi azzurri, carnagione pallida,
pelle delicata, 19 anni da pochi giorni e un lavoro da poche ore. Studi
abbandonati, forse dopo aver capito che in realtà a Rosenheim le possibilità di impiego ci sono, ma solo se ci si
accontenta di lavori non troppo specializzati, e quindi ora è commessa,
ovviamente in prova, in un minimarket alimentare e di generi diversi in pieno
centro, a dieci minuti di bicicletta dalla casa di famiglia.
Non intende andare via dalla cittadina natale dove vede abbastanza
frequentemente quattro amiche con le quali si trova bene. Loro però non hanno
capito la sua scelta, hanno tentato di dissuaderla, le hanno ripetuto che suo
padre non ha bisogno di tutti i soldi che possiede, e che può benissimo
mantenerla all’università a Monaco e farla laureare in economia, perché lei è
portata per quel tipo di studi.
La ragazza però non sembra sentirle quando le fanno quel
discorso, e neppure spiega che il motivo che la trattiene è stare vicino al
padre vedovo; non sarebbe vero, o sarebbe vero solo in parte. Del resto Lotte
ha un carattere un po’ strano, chiuso, e sembra pochissimo interessata ai
ragazzi che ruotano attorno al loro gruppo, quando sono assieme.
Lotte dopo un paio di mesi, quando inizia la stagione estiva
ed il negozio comincia ad essere frequentato anche da turisti, viene assunta in
modo stabile. La coppia di proprietari l’ha presa in simpatia ed è soddisfatta
della sua meticolosità nel lavoro e di come sa trattare i clienti. Le amiche
vanno in vacanza, chi con il ragazzo e chi con la famiglia, e lei rimane senza i
contatti frequenti ai quali era abituata, ma non sembra cercare alcuna
alternativa, e sta bene da sola.
La mattina presto arriva al minimarket, sistema la merce
prima dell’apertura, controlla il magazzino, e poi rimane sino alla pausa
pranzo al servizio dei clienti, oppure in cassa. Per mangiare torna sempre a
casa, dove è lei che cucina per il padre, e solitamente lo fa la sera, così a
mezzogiorno deve solo scaldare in fretta, mangiare con lui, rassettare e poi
tornare al lavoro. La sera invece porta qualche cosa dal negozio, solitamente
verdura e formaggi o salumi, quindi la preparazione è più veloce.
Sono una famiglia felice, malgrado la perdita della moglie. Il
padre ha da poco compiuto cinquantacinque anni e lavora nel suo studio di
architetto, nella villetta in periferia, e riceve poca gente, quasi solo i
clienti. E la figlia non vuole domestici, vuole essere lei a curare la casa ed
a seguire il padre. È una donna, ormai, e sa come organizzarsi.
Tutto sembra perfetto quando, una notte, il padre andando in
bagno inciampa e cade, fratturandosi un polso, quello della mano destra,
indispensabile nel suo lavoro. La corsa al pronto soccorso della Heckscher-Klinik
risolve tutto in poche ore con una radiografia e poi un’ingessatura che dovrà
tenere per circa 25 giorni.
Ora Lotte ottiene una piccola riduzione di orario sul lavoro,
per stare più vicina al padre, ma la cosa sarà temporanea, quindi non ci sono
difficoltà.
Pochi mesi dopo, quando l’incidente è ormai dimenticato, il
padre, mentre rientra in casa dal giardino perché in autunno il freddo si fa
sentire e rimanere fuori non è più piacevole come poco tempo prima, perde l’equilibrio
e batte la testa contro lo stipite della porta-finestra. È solo in casa, ma il
colpo non è forte, e quindi semplicemente si siede sul divano e aspetta che la
testa smetta di girargli per poi andare in cucina e cercare del ghiaccio da
mettere sulla fronte dove sente un inizio di bernoccolo crescere. Spesso gli
capita di perdere l’equilibrio, negli ultimi tempi, e deve decidersi a farsi
vedere da uno specialista. Quando la figlia torna a casa lui racconta la cosa
ma non drammatizza, e tutto finisce con l’invito di lei a stare più attento.
La prima neve arriva presto, alla fine di novembre, e intanto
il padre di Lotte si sente sempre peggio, ha quasi smesso di lavorare, ha fatto
un controllo in clinica ma non hanno trovato nulla di particolare, quindi
rimane spesso a guardare la televisione, e ad aspettare che la figlia torni dal
lavoro per mangiare o scambiare due parole con lei.
La ragazza intanto ha quasi abbandonato le amiche, e
praticamente vive frequentando solo la casa e il negozio. Raramente, e sempre da
sola, va a vedere qualche film al Citydome, e poi torna a casa
presto.
Verso la fine dell’inverno il padre peggiora
visibilmente e velocemente, non è quasi più capace di muoversi da solo e viene
ricoverato in clinica per controlli più approfonditi. La figlia lo accompagna, gli
sta vicina quanto può, e gli dedica tutto il suo tempo libero.
Dopo circa un mese di ricovero, mentre la primavera
sembra voler arrivare ma è ancora incerta, Lotte viene convocata dal direttore
della clinica. Lei si presenta nel suo studio all’orario indicato nel
bigliettino avuto da un’infermiera. A riceverla non è solo il medico, ma una
donna magra, alta, viso affilato e duro, che si qualifica come ispettrice della
polizia.
Dopo un breve colloquio la ragazza viene presa in
custodia da due agenti e portata nel carcere di Stadelheim,
a Monaco.
Una criminologa scrive, nella cartella di Iselotte Schull, che
le donne solitamente non torturano le vittime prima di ucciderle e non provano
piacere ad assistere alle loro sofferenze. Nel caso specifico tuttavia il lento
avvelenamento della vittima (il padre), morta dopo una lunga agonia, può essere
sicuramente considerato una forma di tortura.
L’odio profondo dell’assassina, tanto a lungo dissimulato,
tale da farle progettare e poi mettere in pratica il suo lento omicidio, è
dovuto al bisogno di vendetta causato dalle violenze sessuali subite dalla
ragazza ad opera del padre durante la sua infanzia e, unitamente a questo e
forse ancor prima di questo, alla perdita della madre suicidatasi con
barbiturici una volta capito cosa stava facendo il marito alla figlia. La ragazza
ha fatto uso per la sua azione criminale di prodotti a base di veleno ai quali
ha avuto libero accesso durante i suoi mesi di lavoro nel minimarket.
(I fatti sono di pura fantasia, solo le fotografie si riferiscono veramente a Rosenheim e sono mie. L'ultima è la fontana con le età della donna)
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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