La mattina
scorre tranquilla, vado al lavoro, solite cose, non ricordo nulla di
particolare ma quando torno a casa attorno a mezzogiorno sento la notizia di un
incidente avvenuto nel corso della notte in una centrale atomica, ma cose di
poco conto, si parla di fuga di radiazioni nell’atmosfera, di riferisce di scarso
pericolo per l’Italia, e si tranquillizza spiegando che noi siamo troppo
lontani per essere coinvolti direttamente.
La cosa mi
allarma immediatamente, ma le notizie sono scarse. Non c’è internet a
raccontare in diretta, ed io posso informarmi solo con i giornali, con un
vecchio televisore portatile ancora in bianco e nero senza televideo oppure con
la radio, che però occorre stare a sentire a lungo prima di avere informazioni.
So però
che le radiazioni sono micidiali, non rispettano i confini politici e poco pure
quelli fisici, e so che pure i venti vanno dove sono spinti, a caso, ma che
mutano velocemente la loro direzione. Se particelle radioattive sono portate
dal vento prima o poi saremo tutti coinvolti. Confesso che sono preso dal
panico del topo in trappola, perché non ci si salva se si è colpiti da una dose
mortale, ma penso pure che non esiste una dose minima al di sotto della quale
non ci sia rischio.
Le ore e i
giorni passano, lentamente. La situazione è sempre più chiara, dopo le
reticenze iniziali, chiaramente messe in atto per non diffondere eccessivo
allarme nella popolazione.
Il vento
ora soffia nella nostra direzione. Il Cesio 137 è sicuramente ormai arrivato a
toccare il nord-est dell’Italia, cioè esattamente dove vivo. Decade lentamente,
e la sua carica radioattiva si dimezza in circa 30 anni. E poi ci sono altre
particelle radioattive che sono giunte a terra con le piogge di quelle ore.
In breve
si raccomanda alla popolazione di non consumare frutta e verdura raccolta in quei
giorni, e di non consumare neppure il latte fresco, che in quel momento proviene
da mucche che si nutrono di foraggio fresco, vista la stagione.
Io mi
informo, scopro che l’argilla e l’alginato di sodio catturano le radiazioni
presenti nel tubo digerente e le eliminano per via naturale. Cerco l’alginato,
ma non è facile da trovare. Durante una visita da miei ne approfitto e faccio
una puntata a Bologna, dove una ditta lo vende. Ne compro una busta, dovrebbe
bastare.
Nel frattempo
smetto di mangiare frutta e verdura. Quella che avevo in frigorifero la vorrei
centellinare e consumare poco a poco ma finisce semplicemente per marcire,
visto che intanto il tempo passa.
Noto che
una gelateria, sul retro, ha raccolto tra la sua spazzatura molti cartoni che
contenevano latte fresco. Va bene. Basta pure con quei gelati.
Nello stesso
tempo leggo notizie sempre più tragiche e vedo il disastro che ha colpito le
aree vicine alla centrale, dei morti, delle popolazioni prima tranquillizzate e
poi fatte sgomberare, della città fantasma, degli eroi che all’inizio hanno
sorvolato la zona oppure hanno aggredito il mostro sacrificandosi, cioè votati
a morte sicura.
Passano i
mesi, si inizia a parlare di un sarcofago, che dovrebbe chiudere per sempre
quell’impianto sotto tonnellate di cemento, e poi, sull’onda emotiva ed
ecologista, in Italia si vota ad un referendum per rifiutare l’energia atomica,
e chiudere così l’esperienza atomica italiana.
La vita
però chiede sempre vita, anche dopo le tragedie, ed è così che non molto dopo
nasce mio figlio.
Černobyl' si trovava nella disciolta Unione
Sovietica ed ora appartiene a quel martoriato Paese chiamato Ucraina.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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