mercoledì 18 giugno 2014

26 aprile 1986


La mattina scorre tranquilla, vado al lavoro, solite cose, non ricordo nulla di particolare ma quando torno a casa attorno a mezzogiorno sento la notizia di un incidente avvenuto nel corso della notte in una centrale atomica, ma cose di poco conto, si parla di fuga di radiazioni nell’atmosfera, di riferisce di scarso pericolo per l’Italia, e si tranquillizza spiegando che noi siamo troppo lontani per essere coinvolti direttamente.
La cosa mi allarma immediatamente, ma le notizie sono scarse. Non c’è internet a raccontare in diretta, ed io posso informarmi solo con i giornali, con un vecchio televisore portatile ancora in bianco e nero senza televideo oppure con la radio, che però occorre stare a sentire a lungo prima di avere informazioni.


So però che le radiazioni sono micidiali, non rispettano i confini politici e poco pure quelli fisici, e so che pure i venti vanno dove sono spinti, a caso, ma che mutano velocemente la loro direzione. Se particelle radioattive sono portate dal vento prima o poi saremo tutti coinvolti. Confesso che sono preso dal panico del topo in trappola, perché non ci si salva se si è colpiti da una dose mortale, ma penso pure che non esiste una dose minima al di sotto della quale non ci sia rischio.
Le ore e i giorni passano, lentamente. La situazione è sempre più chiara, dopo le reticenze iniziali, chiaramente messe in atto per non diffondere eccessivo allarme nella popolazione.
Il vento ora soffia nella nostra direzione. Il Cesio 137 è sicuramente ormai arrivato a toccare il nord-est dell’Italia, cioè esattamente dove vivo. Decade lentamente, e la sua carica radioattiva si dimezza in circa 30 anni. E poi ci sono altre particelle radioattive che sono giunte a terra con le piogge di quelle ore.
In breve si raccomanda alla popolazione di non consumare frutta e verdura raccolta in quei giorni, e di non consumare neppure il latte fresco, che in quel momento proviene da mucche che si nutrono di foraggio fresco, vista la stagione.
Io mi informo, scopro che l’argilla e l’alginato di sodio catturano le radiazioni presenti nel tubo digerente e le eliminano per via naturale. Cerco l’alginato, ma non è facile da trovare. Durante una visita da miei ne approfitto e faccio una puntata a Bologna, dove una ditta lo vende. Ne compro una busta, dovrebbe bastare.
Nel frattempo smetto di mangiare frutta e verdura. Quella che avevo in frigorifero la vorrei centellinare e consumare poco a poco ma finisce semplicemente per marcire, visto che intanto il tempo passa.
Noto che una gelateria, sul retro, ha raccolto tra la sua spazzatura molti cartoni che contenevano latte fresco. Va bene. Basta pure con quei gelati.

Nello stesso tempo leggo notizie sempre più tragiche e vedo il disastro che ha colpito le aree vicine alla centrale, dei morti, delle popolazioni prima tranquillizzate e poi fatte sgomberare, della città fantasma, degli eroi che all’inizio hanno sorvolato la zona oppure hanno aggredito il mostro sacrificandosi, cioè votati a morte sicura.


Passano i mesi, si inizia a parlare di un sarcofago, che dovrebbe chiudere per sempre quell’impianto sotto tonnellate di cemento, e poi, sull’onda emotiva ed ecologista, in Italia si vota ad un referendum per rifiutare l’energia atomica, e chiudere così l’esperienza atomica italiana.

La vita però chiede sempre vita, anche dopo le tragedie, ed è così che non molto dopo nasce mio figlio.

Černobyl' si trovava nella disciolta Unione Sovietica ed ora appartiene a quel martoriato Paese chiamato Ucraina.


                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana