sabato 11 novembre 2017

Sono felice




Mentivo sapendolo, consapevolmente, quando dicevo solo ieri che non ho ancora capito se sarebbe stato meglio non avere avuto, per non perdere nulla, o avere avuto e poi averlo perso, per sempre. Mentivo e giocavo contro me stesso per trovare soluzioni impossibili ad un problema che tormenta il genere umano da quando ha iniziato a prendere consapevolezza di essere. E mi conosco. Da animo eternamente insoddisfatto non sarebbe certo stato meglio per me il non averti mai incontrata. Tu mi hai dato la libertà tanto sperata che prima avevo ma non sapevo e dopo, ora, ho recuperato ma non mi serve a nulla.
Non averti conosciuta mi avrebbe reso più povero e lasciato il debole che ero, capace di far la voce grossa a sproposito ma molto poco più di questo.

Non posso lamentarmi oltre un certo limite. Verrei a noia a me stesso, figuriamoci agli altri. Ripetermi serve a nulla, io ho ormai capito e chi ha un minimo di intuito o di attenzione ha capito ben prima di me.

Quindi devo dire che sono felice, e malgrado questo posso anche piangere. Entrambe le affermazioni sono valide, non si contraddicono. A volte si ride sino alle lacrime, e del resto il sorriso non necessita di felicità o di altra condizione simile. Si può sorridere anche per reazione ad una situazione insostenibile. Ma non è questo il mio caso. Nel senza tempo di una vita racchiusa tra inizio e fine, condizione alla quale siamo tutti destinati, vorrei riassumere in un solo modo il mio essere stato, il mio essere ora e la mia proiezione nei domani che verranno. E sono felice.
Non lo sono stato in ogni momento, è chiaro, e sommando da pignolo tutti questi attimi non so che somma risulterebbe. Positiva o negativa? Non conta però fare il calcolo. Non serve accusare qualcuno. Non è utile rivangare. Le vicende si scorderanno, le foto spariranno, anche ciò che ora conta sarà ridimensionato.

Sono felice solo perché ho avuto, perché sono stato onorato dalla tua fiducia, e perché ora vivo ancora di quella luce riflessa che dopo innumerevoli passaggi tra una superficie e l’altra mi torna restituita. 
Tuttavia non è lo stesso di allora, mentirei.
Allora poi neppure lo capivo come ora, da perfetto stupido. 
Sono felice e talvolta piango o mi arrabbio. Ma è giusto così. La sola felicità che mi tocca è questa, l’enorme felicità che mi spetta senza averne sufficiente merito è questa.

Si avvicina la conclusione dell’anno, la scadenza del ricordo, l’acuirsi della ferita. È stato meglio averti persa che non averti mai conosciuta.
Meglio sarebbe, tuttavia, che tu ora fossi viva e felice altrove, con non so chi, indipendentemente da quello che potrei essere o fare io. Questa scelta non mi è concessa, quindi sono felice così. Ciao, Viz, e grazie.

                                                                                               Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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