Incipit
Io - Ho
visto un vecchio seduto su una panchina.
La
panchina si trova sul viale di accesso al cimitero.
Ho
chiesto, non so per quale motivo, cosa stava facendo.
Aspetto, mi ha risposto
semplicemente.
Tu - Ma
allora sei stupido…
Dialogo mai avvenuto, evocato in un
sogno
Ma
non è possibile che questa sia la diagnosi, non è accettabile.
E
invece è così, dobbiamo accettarlo, devo accettarlo.
Ma
tu non te ne devi andare, devi restare con me. Io cosa farò?
Tu
vivrai. Io piuttosto non ci sarò più. E non vorrei che avvenisse, ma tra poco
non ci sarò più.
Ma
tu ha mille cose da fare che ti aspettano da anni. Che desideravi fare da tanto
tempo ed hai rimandato sino alla pensione. Ed ora? Abbiamo viaggi ancora da
progettare.
Li
farai da solo, Silvano. Li farai senza di me.
Non
li farò invece.
Vorrei
che tu li facessi. E mi piacerebbe dire un’altra cosa che vorrei: lasciare
qualche cosa di me, messaggi nel tempo per il tempo nel quale non ci sarò
Non
ti azzardare a farmi questo.
Ma
se spesso litighiamo su tutto. A volte mi ignori.
Sai
che non è come dici. Quello che faccio me lo posso permettere solo grazie a te.
Senza non sarei lo stesso.
Eppure
dovrai accettarlo.
Non
credo…
Ipotesi
Agire
e non pensare. Usare le mani e occupare la mente. Uscire e, quando tu mi torni
presente, non sapere come reagire se non in quell’unico modo possibile. Distrarsi
con piccole cose inutili. Occupare momenti discutendo con persone su temi che
un tempo mi occupavano la mente ma che ora non mi sento spinto a seguire
seriamente.
Trovare
i vecchi amici superati dal tempo, e non desiderare di rivederli. Forse tornerà
il loro tempo prima che il mio sia finito, o forse è il loro ad essere finito,
mentre io guardo altrove. E altrove arriverò. In qualche modo. Con te.
Momenti
Nella
successione di momenti che vivo continuo a tracciare parallele che non si
toccano se non all’infinito. Leggo un romanzo maturo, e ne sono felice. Dialogo
al telefono, e mi fa piacere. Predispongo spazi, che non so come userò. O chi
userà. La vita regala e poi toglie. E ciò che regala cambia aspetto, o
destinazione. E ciò che toglie è ingiusto. Non ho ancora capito se sarebbe
stato meglio non avere avuto, per non perdere nulla, o avere avuto e poi perso,
per sempre.
In
alcuni momenti penso al per sempre. Ma
il per sempre è su dimensione umana,
solo in questa modalità mi è concesso. Io vivo in questa dimensione.
In direzione ostinata, giusta o
sbagliata non mi interessa
Quello
che ho vissuto prima di te lo trovo insoddisfacente. Mi sentivo limitato,
frenato, non capito.
Poi
sei arrivata tu.
Ora
devo parlare di te al passato, e non mi va per nulla. Tu sei presente.
La canzone del sole
Questa
la conoscevo da prima, prima di te. Potrei tranquillamente superarla se non
fosse che ti piaceva e l’ascoltavamo viaggiando (ho ancora le audiocassette C60
e C90), e poi tu l’ascoltavi stirando. Ora è tua, e quindi resta completamente mia,
per sempre.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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