lunedì 13 ottobre 2025

Mia madre, mio zio e la gatta

Mia madre non l’ho amata abbastanza, le preferivo mia nonna. Mia madre lavorava fuori casa, mia nonna invece mandava avanti la famiglia con la cucina, l'orto, le galline e le faccende. Questo sino ad un certo momento, prima che si rompessero gli equilibri che ricordavo sin da bambino. Se però io non amavo abbastanza mia madre mio padre l’ha amata sino alla fine e anche dopo, lei ha avuto la sua dose di amore, anche se non per merito mio.

Mio zio era, tra i tanti fratelli di mio padre, l’unico laureato, che studiava mentre gli altri cenavano al lume di una candela e poi mangiava da solo, al buio. Ha fatto strada e ha avuto ruoli importanti, a Ferrara. Ho avuto notizia della sua morte un giorno che ho telefonato ai miei durante l’unico viaggio che facemmo assieme a Bergamo, ed era anche la prima uscita che facemmo dopo l’acquisto della nuova fotocamera reflex. Immagino che tu lo ricordi.

La gatta era arrivata non so come a casa dei miei, ma non era la gatta di casa, preferiva restare fuori, approfittando magari del garage. Era un po' selvatica, voleva la sua libertà. Accettava di malavoglia di farsi prendere e tenere in braccio anche se non ricordo mi abbia mai graffiato.

Mia madre si chiamava Pasquina, mio zio si chiamava Pasquino e la gatta si chiamava Pasqui. Mia madre e la gatta li hai conosciuti, Viz, mio zio no, ne hai solo sentito parlare.

                                                                                                    Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

 

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