Quale occasione migliore per poter seguire certi istinti e certe ambizioni di isolamento e solitudine di questa? In fondo l’ho sempre cercata e, anche nei miei momenti di maggior socialità, ho vissuto in parte come un dovere il divertimento a comando legato alla data sul calendario, alle ricorrenze che sembrano generare felicità e serenità. In certi momenti solo gli sfigati stanno da soli, oppure chi ha un motivo serio per farlo, come un ordine di servizio sotto le armi come militare di leva. Molto è legato alla mia psicologia malata che vede dietro ogni finestra illuminata di notte una famiglia felice, un gruppo di persone che stanno bene e non hanno problemi o come una coppia che festeggia qualche situazione bella. Poche le persone che a parole e coi fatti hanno dato importanza nulla a questo modo di vedere alcune feste; le ho incontrate ma sono poche. Se non si può uscire di casa e se le disposizioni del governo vietano alcune riunioni e, di fatto, dicono che è meglio non incontrarsi al chiuso con nessuno, allora sono giustificano e coperto. Non è una mia debolezza o un mio limite, è così per tutti. Qualcuno che per lavoro entra in crisi profonda e comincia con l’odiare e il negare quanto avviene lo posso capire, certo, ma nel mio piccolo mondo se non vedo nessuno non è più per mia scelta. La giornata si può concludere senza che mi senta in colpa o in stato di inferiorità. Il confinamento finirà, lo so, e tu per certi versi sei fortunata a non doverlo vivere, eppure la mia mente bacata mi fa pensare a questo. Ciao, Viz
Silvano C.©
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