Noi
esseri umani abbiamo bisogno di sicurezza e di novità, ne sono certo, e
dobbiamo affrontare, come se toccassero solo noi per primi, temi che da sempre
sono ingredienti della vita, elementi fondamentali delle ore che trascorriamo. Superati
i bisogni minimi sufficienti ed elementari rimane tutto il resto. Rimane il
grande mistero della scelta e dell’accettazione di chi siamo e di cosa pensiamo
sia necessario per essere ciò che siamo.
Io
avevo superato molti dei mie bisogni essenziali di ricerca di chi sono
trovandoti, Viz, o facendomi trovare. L’ottica in questo caso può fare la
differenza, forse sarebbe giusto dire che ci siamo trovati, senza che nessuno
dei due possa sentirsi sminuito nel ruolo avuto. E in parte mento, lo sai, perché
sei consapevole di come io sia eternamente critico ed insoddisfatto,
incontentabilmente spinto ad invidiare ciò che penso siano opportunità
riservate solo ad altri.
Ma
ora, a partita finita, abbassate le carte e scoperto chi barava e chi aveva gli
assi, ora che il vedo è stato
pronunciato, e che abbiamo avuto alcune risposte definitive, mi restano
montagne da scalare per capire ancora cosa nasconde l’orizzonte dietro le
catene. Non posso accontentarmi di guardare sempre dal basso, dal fondovalle. E
per scoprire intendo ciò che intendi tu, ora, esattamente quello. Capire una
volta per tutte la strada, perché ancora, quella, non mi è chiara.
Mi
devo affidare al tuo intuito ed al tuo amore messo da parte, che ho sprecato in
quantità ma che ancora conservo in mille ripostigli e luoghi talvolta impensati.
Devo fidarmi di quello che ancora mi dici e diventare un po’ più mite anche con
me stesso e poi con gli altri, con le piccole cose della vita.
Ecco,
una cosa che devo capire una volta per tutte è come usare il tuo setaccio. Tu con
quello non confondevi mai e non ti sbagliavi nel dare il giusto peso ai piccoli
e grandi guai che ci toccavano. Tu sapevi ridere dei contrattempi stupidi che
mi facevano perdere la calma ma affrontavi pragmaticamente quello che non si
poteva ignorare.
Da
mesi e mesi sono alle prese con la burocrazia annidata quasi ovunque, struttura
portante di ogni sistema complesso ma presente anche in piccole realtà
costituite da poche persone. Ed ho capito la funzione catartica di alcune
procedure, mi sono reso conto di come mi siano utili come mezzo per superarmi e capirmi,
di come mi distraggano e, allo stesso tempo, mi obblighino a dialogare con le
persone.
È
ormai evidente che se io mi irrigidisco su una posizione che ritengo corretta
difficilmente, di fronte a chi detiene un potere decisionale e usa la mia stessa
modalità rigida di rapportarsi, avrò qualche possibilità di ottenere la risposta cercata,
e neppure giustizia.
Se
invece uso la semplice cortesia ed una dose di umiltà, perché oggettivamente non
posso conoscere tutte le regole, allora le porte quasi sempre mi si spalancano.
Se poi, di tanto in tanto, chiedo scusa oppure, a cose finite, torno a
ringraziare, semino per il futuro.
La
burocrazia tanto odiata e diffamata rientra così nei suoi spazi, accetta il suo ruolo, diventa meno invasiva ed assume un volto umano, si trasforma in tante diverse
persone ognuna simile a me. E diventa un aiuto per vivere, un
diversivo ed una piccola sfida quotidiana, per certi aspetti un passatempo che
mi fa pensare meno a quanto ho perduto, Viz, e mi spinge a guardare avanti. Tu lo avevi capito, molto prima di me.
Grazie,
anche oggi, per questo e tutto il resto.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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