Ricominciare
da capo non è una follia. La vera follia è abbandonarsi alla depressione e fare
finta di essere felici. (Citazione dal film Mr. Beaver)
E mi chiedo: è necessario fingere di essere
felici? lo si deve fare per non spaventare gli altri? È ammessa l'infelicità
nella vita oppure è un disvalore?
Un luogo comune citatissimo ed inflazionato da
social ripetitivi e pubblicità ruffiana è che la vera forza non sta nel non
cadere ma nel rialzarsi dopo la caduta. Quindi, secondo chi lo pensa,
non bisogna mai lasciarsi andare al cattivo umore e neppure alla finzione della
felicità, ma reagire sempre e tentare di arrivarci sul serio a questa
fantomatica e sfuggente felicità. Ovviamente non è detto che la si raggiunga ma
occorre insistere per arrivarci, quasi ad ogni costo, asfaltando chiunque o
qualunque cosa si interponga tra noi e questo stato.
Trattenere solo il buono ed il bello,
nascondere e superare i problemi, essere duri con sé stessi e mostrarsi vincenti
contro il destino carogna, il vicino invidioso e l’amico falso. E ovviamente
non fingere di essere ciò che non si è.
Come scrivevo poche ora fa il fattore tempo è
essenziale, non va mai preso con leggerezza. In queste considerazioni il tempo
aiuta a riconoscere i limiti di un pensiero positivo spinto all’estremo.
Alcuni esempi per chiarire.
Un ventenne abbandonato da un amico o da un
compagno (o compagna) ha tutti i motivi per rialzarsi e continuare. Sarebbe follia
non farlo, con la vita ancora tutta davanti. Dopo un breve periodo di
depressione fisiologica non deve più fingere di essere felice, ma cercare di
esserlo.
Chi ha raggiunto la mezz’età trova più difficile
curare le ferite. Si è scottato più volte e la scorza protettiva è cresciuta. Si
deve rialzare ma è più faticoso. Per lui ricominciare da capo è impossibile,
non semplice follia. Chi ha raggiunto i quaranta o i cinquanta porta con sé la vita
precedente e non serve che tenti di nasconderla agli altri. Sarà aiutato da un
carattere solare, da circostanze favorevoli, da amici attenti, da un compagno (o
una compagna) sensibile, ma la sua forza sarà sempre costruita sul dolore e
sulle paure che non potrà in alcun modo cancellare. Non sarà depresso,
probabilmente, non lo so, ma certamente un po’ dovrà fingere. E la sua finzione
aiuterà chi gli sta attorno.
Chi è arrivato avanti o molto avanti nell’età vede
il mondo che è diventato ricordo, nostalgia, constatazione di quanto fatto o
non ancora realizzato. Un colpo duro in questa fase diventa difficile da
affrontare, molto più che negli anni precedenti. Restano i progetti di vita (quelli
rimangono quasi sino all’ultimo giorno) ma i fatti oggettivi restituiscono un’immagine
diversa da quella introiettata. Cambiare il proprio status sociale, perdere chi
ci è stato accanto tutta la vita o affrontare problemi economici forti, come
purtroppo la cronaca ci racconta, porta naturalmente alla depressione o a qualche cosa di molto simile. Si deve combattere contro tutto questo? Certo, è
necessario. Si può ricominciare da capo? No, impossibile. Una nuova vita con
una nuova persona accanto non ci farà ricominciare da zero, ammesso che si
trovi la persona giusta, ma darà solo una nuova dimensione a quello che resta
della vita a spese del ricordo di chi abbiamo perso.
Quindi, a questo punto, lo dico chiaramente,
non ho alcuna intenzione di fingere di essere felice e neppure di dimenticare. Non
voglio abbandonarmi alla depressione, ovviamente, trovando vecchi e nuovi
interessi, ma ammetto i momenti di umore nero, di rabbia, di invidia, di
nostalgia e di rimpianto.
Accetto i miei errori e tutto il bello che mi
hai dato, Viz, e mando a quel paese le frasi fatte, i luoghi comuni e le
citazioni di qualsiasi autore.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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