Le
ombre non esistono, sono parziale assenza di luce, esiste la superficie
illuminata e quella non illuminata direttamente dai raggi ma che riceve la parte
di visibilità che le spetta dalla diffusione attraverso l’aria. Serve il vuoto
assoluto per avere l’assenza completa di luce e un’ombra totale, senza
incertezze.
Tra
di noi le ombre restano, arrivano quando arriva la luce, si affievoliscono sino
a confondersi col buio quando scende la notte, ma restano.
Ci
precedono e ci seguono. Ognuno di noi ha la sua o le sue ombre, mutevoli ma
fedeli, immancabili.
E
sono legate a noi, indissolubilmente.
Sono parte di noi, senza di noi non
potrebbero esistere, e per noi sono naturali, scontate, amiche spesso all’apparenza
indifferenti.
Noi
siamo già in parte ombra, ci prepariamo al momento nel quale pure noi lo
diventeremo, e ci attaccheremo alla vita di chi cammina ancora per seguirlo,
accompagnarlo, sorvegliarlo, anticiparlo, dare consigli muti e spesso
inascoltati, ma ci saremo, esattamente come le molte ombre che ci stanno
attorno.
La
fisica diventa metafisica perché non basta dare una spiegazione logica per
capire. Ci si accontenta spesso dell’apparenza, è necessaria per non perdersi
nella pazzia, ma da sola questa farebbe più danni della pazzia stessa quindi
deve venir mitigata e corretta.
Ed
allora, da oggi, ho deciso che ogni tanto guarderò meglio le ombre che non mi
lasciano mai, e ti cercherò tra loro.
Immagine: René Magritte - The Empire of Light
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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